Economia - 21 agosto 2025, 11:55

L’autismo è veramente in aumento nelle regioni italiane nel 2025?

Negli ultimi vent’anni le diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) sembrano crescere in molti Paesi, Italia inclusa.

L’autismo è veramente in aumento nelle regioni italiane nel 2025?

Ma “aumento delle diagnosi” non equivale automaticamente a “aumento reale della condizione”. Per rispondere con rigore servono tre lenti: epidemiologica (come si misura), clinica (come si definisce l’ASD) e di sistema (come funziona l’accesso ai servizi nelle regioni).

Osserveremo i fattori che spiegano l’apparente incremento, con uno sguardo specifico al Piemonte, e illustreremo come differenti realtà dedicate stiano diventando una componente strutturale dell’assistenza, soprattutto per l’autismo ad alto funzionamento.

Ma cosa significa davvero “aumento” dell’autismo?

In epidemiologia distinguiamo incidenza (nuovi casi in un periodo) e prevalenza (casi presenti in un dato momento). La narrativa pubblica si concentra quasi sempre sulla prevalenza rilevata nelle scuole o nei registri sanitari. Tuttavia, questa metrica è estremamente sensibile a:

•   Cambiamenti diagnostici: nel tempo i criteri hanno integrato il concetto di “spettro”, includendo presentazioni cliniche più sfumate (funzionamento intellettivo nella norma, profili femminili meno stereotipati, comorbilità internalizzanti).

•   Età e modalità di screening: l’introduzione sistematica di questionari precoci (nei bilanci di salute pediatrici) o di osservazioni strutturate in età scolare fa emergere casi prima invisibili.

•   Sostituzione diagnostica: parte delle diagnosi che un tempo ricadevano in altre categorie (disturbi linguistici, disabilità intellettiva non specificata, “disturbo misto”) viene oggi classificata come ASD.

•   Consapevolezza e accesso ai servizi: la maggiore informazione di famiglie, pediatri e scuole aumenta l’invio a valutazione, quindi le identificazioni formali.

•   Incentivi e policy educative: quando l’etichetta diagnostica facilita il diritto a sostegni scolastici o misure lavorative, l’identificazione diventa più probabile (non per opportunismo, ma per tutelare i diritti).

Questi fattori, presi insieme, spiegano gran parte del “salto” nelle percentuali osservate senza postulare un’impennata biologica dell’incidenza. Ciò non esclude tendenze reali, ma impone cautela nell’interpretazione di serie storiche eterogenee.

Il quadro italiano: molte Italie, pochi registri unici

A differenza di altri Paesi con registri nazionali consolidati, in Italia i dati sono spesso frammentati per regione, fonte e fascia d’età. Le stime derivano da:

•   flussi sanitari regionali (Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza — NPIA, centri adulti),

•   rilevazioni scolastiche (alunni con diagnosi e sostegno),

•   progetti epidemiologici locali o multicentrici.

Risultato: nelle diverse aree del Paese la prevalenza osservata può variare per ragioni metodologiche e organizzative prima ancora che per differenze “reali”. Un territorio con rete NPIA capillare, PDTA (Percorsi Diagnostico-Terapeutico-Assistenziali) chiari e formazione continua alla scuola intercetta più casi; un territorio con ostacoli di accesso o liste d’attesa “ritarda” o riduce l’identificazione.

Focus Autismo Piemonte: punti di forza e nodi critici

Il Piemonte, con una combinazione di aree urbane e rurali, ha sviluppato negli anni:

•   servizi NPIA e centri per l’autismo con competenze in diagnosi e presa in carico,

•   protocolli di collaborazione scuola-sanità (osservazioni in classe, PEI personalizzati),

•   una crescente offerta per adolescenti e adulti (transizione NPIA-servizi adulti, supporto universitario e al lavoro).

I punti di forza includono la presenza di équipe specializzate e l’adozione di modelli blended (in presenza + online). Tra i nodi critici ricorrenti: disomogeneità di accesso tra ASL, tempi per valutazioni complesse, passaggio ai servizi adulti non sempre lineare, specializzazioni ancora scarse in aree periferiche (ad esempio profili femminili, autismo ad alto funzionamento con co-occorrenza di ansia/depressione).

L’aumento in Piemonte è reale?

La risposta breve è: aumentano le diagnosi osservate, soprattutto nelle forme a maggiore competenza linguistica e cognitiva (cosiddetto alto funzionamento), nelle ragazze/ragazze e negli adulti che accedono a una valutazione per la prima volta. È plausibile che una quota fosse sommersa in passato e che oggi venga intercettata grazie a formazione, screening e percorsi più chiari. Per stabilire se esista anche un aumento biologico dell’incidenza servirebbero serie storiche robuste con criteri costanti, cosa non semplice in un sistema decentrato come il nostro.

Telemedicina ed autismo ad alto funzionamento: cosa cambia nel 2025

La telemedicina non sostituisce la valutazione in presenza per tutti i passaggi, ma amplia e stabilizza il percorso, soprattutto per persone con buone abilità verbali e cognitive.

Le componenti principali:

•   Triage e anamnesi strutturata online: raccolta documenti, questionari digitali (funzionamento adattivo, ansia, sensibilità sensoriale), colloqui con genitori/insegnanti.

•   Osservazioni ecologiche a distanza: compiti sociali e comunicativi in videochiamata, videoreport domiciliari per routine (pasti, compiti, interessi speciali) — preziosi per cogliere pattern meno “visibili” in ambulatorio.

•   Psicoeducazione e parent/patient training sincroni: moduli su regolazione emotiva, gestione dell’ansia sociale, pianificazione e funzioni esecutive (organizzazione scolastica, tempi di studio/lavoro).

•   Interventi mirati per alto funzionamento: training di abilità sociali in piccolo gruppo online, protocolli CBT-oriented per ansia comorbida, coaching esecutivo (agenda, task management, problem solving).

•   Monitoraggio degli esiti: scale brevi ripetute, schede obiettivi SMART condivise, grafici di andamento per famiglia e scuola.

Link utile: tra le realtà che trattano l’autismo e hanno integrato stabilmente la componente digitale, per Vercelli e su tutto il territorio nazionale segnaliamo la Clinica per Autismo GAM, con percorsi di valutazione e intervento in presenza e da remoto orientati all’autismo ad alto funzionamento.

Vantaggi e limiti del modello a distanza

Vantaggi

•   Accessibilità territoriale: riduce viaggi e assenze scuola/lavoro, utile per aree extraurbane della provincia di Vercelli e della regione.

•   Maggiore “ecologia”: osservare comportamenti a casa/scuola dà informazioni che l’ambulatorio non sempre coglie.

•   Continuità e aderenza: meno sedute saltate, possibilità di booster brevi.

•   Co-progettazione con scuola e famiglia: riunioni online più facili da calendarizzare.

Limiti

•   Valutazioni neuropsicologiche complesse: alcune richiedono setting standardizzati in presenza.

•   Profili clinici con rischio elevato (comportamenti autolesivi, crisi) necessitano di piani di sicurezza e maggiore prossimità territoriale.

•   Digital divide: serve supporto tecnico e materiali ad accessibilità cognitiva.

Come scegliere un servizio (in Vercelli/Piemonte o online)

•   Equipe multidisciplinare: neuropsichiatra infantile/psicologo, logopedista, terapista occupazionale, educatore.

•   Percorso dichiarato: PDTA chiaro (invio → assessment → restituzione → piano), indicatori di esito, revisione trimestrale.

•   Integrazione scuola-sanità: disponibilità a osservazioni, schede condivise, PEI.

•   Tutela dati: piattaforme conformi GDPR, consenso informato digitale, ambienti criptati.

•   Formazione su profili meno tipici: femmine, adulti, doppia eccezionalità (alto potenziale + ASD), comorbilità ansioso-depressive.

•   Opzione blended: combinazione sensata di presenza (per test e momenti chiave) e remoto (per training e follow-up).

Implicazioni per le politiche regionali

Se la prevalenza osservata cresce perché vediamo meglio (e prima), il compito delle regioni non è “contenere i numeri”, ma dimensionare l’offerta: rafforzare i NPIA, consolidare i centri per l’autismo con funzioni hub-and-spoke, finanziare programmi di supporto alla transizione (adolescenza → età adulta), e standardizzare i flussi informativi per leggere i dati in modo comparabile. La telemedicina va trattata come infrastruttura: piattaforme sicure, linee guida operative, rimborsabilità chiara, formazione continua del personale.

Chiedersi se “l’autismo stia aumentando” rischia di distrarre dal punto cruciale: individuare precocemente e offrire interventi efficaci e accessibili lungo tutto l’arco di vita. In Italia, e in Piemonte in particolare, l’aumento delle diagnosi riflette per larga parte migliore identificazione e maggiore accesso ai servizi. La telemedicina — soprattutto per l’autismo ad alto funzionamento — consente di completare l’“ecosistema” di cura: più vicino alle famiglie, più coerente con scuola e lavoro, più capace di misurare ciò che conta.

Per le persone nello spettro e per chi le affianca ogni giorno, questa è la metrica che realmente deve crescere: l’efficacia dei percorsi, non solo i numeri nei registri.

Nota: questo articolo ha finalità informative e non sostituisce una valutazione clinica. In presenza di dubbi o di bisogni specifici, rivolgersi ai servizi territoriali e a équipe specializzate.

  











Informazioni fornite in modo indipendente da un nostro partner nell’ambito di un accordo commerciale tra le parti. Contenuti riservati a un pubblico maggiorenne.

SU