Attualità - 06 ottobre 2024, 07:00

L'Italia del Nord contro l'Impero: la ribellione dei comuni di Piemonte, Lombardia e Liguria contro Federico Barbarossa

Vercelli, Mantova, Genova e tante altre città che hanno lottato per l'indipendenza sono oggi testimoni della presenza del nostro giornale, che ne raccoglie l'eredità.

Federico Barbarossa tra i suoi figli. Miniatura tratta dalla Historia Welforum (1179-91), Fulda, Landesbibliothek.

Federico Barbarossa tra i suoi figli. Miniatura tratta dalla Historia Welforum (1179-91), Fulda, Landesbibliothek.

Nel cuore del XII secolo, l'Italia del Nord si trovò sotto il potere schiacciante del Sacro Romano Impero, ma le città del Piemonte, della Lombardia e della Liguria, desiderose di una propria autonomia, decisero di opporsi con tutte le loro forze, formando quella che sarebbe diventata una delle alleanze più iconiche della storia: la Lega Lombarda. Così Federico Barbarossa, l'imperatore che sognava di riaffermare il controllo sul frammentato panorama politico italiano, si vide di fronte a una resistenza inaspettata e feroce. 

Vercelli: la città ribelle del Piemonte

In questi anni, il regime feudale vescovile della città di Vercelli iniziò a sgretolarsi per lasciare spazio all’emancipazione politica, allontanandosi dal controllo del vescovo Uguccione, fedele al Barbarossa, e consolidò la propria autonomia comunale, unendosi alla Lega Lombarda nel 1168.

L’appartenenza alla Lega rappresentò un cambiamento strategico significativo, poiché consentì a Vercelli di rafforzare il proprio autogoverno e le relazioni politiche con altre città. Le truppe vercellesi presero parte attiva alle battaglie della Lega, tra cui la leggendaria battaglia di Legnano del 1176, dove l'imperatore fu costretto a una storica ritirata.

La partecipazione di Vercelli fu significativa non solo militarmente, ma anche politicamente: la città dimostrò l’importanza del contributo dei comuni minori alla grande causa dell’indipendenza, solidificando il suo posto nella storia della resistenza contro l’Impero, mostrandosi parte attiva nelle battaglie contro l’Impero e nelle negoziazioni di pace.

Mantova: il baluardo lombardo

Fino a quel momento, Mantova era stata sotto il dominio feudale della famiglia Canossa, la cui ultima esponente era stata la contessa Matilde. Alla sua morte, non avendo lasciato eredi, Mantova si dichiarò libero Comune, difendendo la propria libertà dal dominio imperiale.

Mantova, pur non essendo una delle più grandi potenze della Lombardia, svolse un ruolo cruciale nella resistenza contro Barbarossa, unendosi anch’essa alla Lega Lombarda e contribuendo alla causa con soldati e risorse. Mantova sapeva che la sconfitta dell'Impero non sarebbe stata solo una vittoria militare, ma avrebbe sancito l'indipendenza di tutti i comuni lombardi. La battaglia di Legnano fu una vittoria di tutti, e Mantova, con la sua partecipazione, rafforzò la convinzione che le città potevano affrontare e sconfiggere il più potente esercito dell'epoca.

Dopo la pace di Costanza nel 1183, Mantova, come Vercelli, ottenne il riconoscimento dell'autonomia comunale, con Federico Barbarossa costretto a concedere maggiori libertà ai comuni italiani. La ribellione contro l’Impero divenne così una storia di emancipazione, di orgoglio e di resistenza per la città lombarda.

Genova: la potenza marittima che sfidò l’Impero

Se Vercelli e Mantova si trovavano nel cuore della pianura padana, la situazione di Genova, regina dei mari, era diversa. Mentre le città dell’entroterra si preoccupavano della minaccia diretta delle truppe imperiali, Genova doveva fare i conti con un delicato equilibrio tra i suoi interessi commerciali e la politica imperiale. Genova, una delle più grandi potenze marittime del Mediterraneo, non poteva permettersi di compromettere i suoi traffici con l'Oriente e le sue alleanze con le altre repubbliche marinare.

All’inizio, Genova mantenne una certa neutralità, cercando di non inimicarsi troppo Federico Barbarossa, ma quando vide che la Lega Lombarda stava ottenendo successi e che il dominio imperiale minacciava la stabilità del Nord Italia, la città prese una decisione cruciale. Nel 1167, Genova aderì formalmente alla Lega, unendosi al coro di ribellione che si stava espandendo da Milano a Venezia. Pur mantenendo un basso profilo militare rispetto ad altre città, Genova fornì risorse vitali alla causa, contribuendo a sostenere la Lega anche dal punto di vista economico.

Dopo la vittoria di Legnano e la pace di Costanza, Genova, come Vercelli e Mantova, ottenne ciò che desiderava: l'autonomia e la libertà di commerciare senza ingerenze imperiali. La sua adesione alla Lega fu una mossa pragmatica e intelligente, che le permise di preservare la sua influenza senza sacrificare i propri interessi commerciali.

I comuni verso l’autonomia e le loro leggende

L’unione delle città italiane contro l’Impero fu una dimostrazione di forza, orgoglio e unità. Vercelli, Mantova e Genova, ciascuna con le proprie caratteristiche e interessi, capirono che la loro sopravvivenza come città libere dipendeva dalla capacità di opporsi al potere centrale.

La vittoria della Lega Lombarda fu una vittoria per tutte le città che avevano combattuto per mantenere la propria indipendenza, creando un precedente storico per il diritto dei comuni italiani di governarsi da soli, un tema che avrebbe continuato a modellare la storia d’Italia per secoli.

Nei secoli successivi nacquero numerose leggende sulle vicende dei comuni insorti contro l’Impero. Una di queste riguarda la vittoria della città di Alessandria, assediata dall’imperatore e ormai vicina a cedere. Secondo la credenza popolare, fu Gagliaudo Aulari, un astuto pastore, a comvincere Federico Barbarossa a rinunciare all’assedio: quando la città era ormai senza cibo, Gagliaudo nutrì la sua ultima vacca con le granaglie rimaste e, quando i soldati imperiali lo catturarono e uccisero la mucca, mentì affermando che Alessandria fosse piena di viveri. L’imperatore, alla vista dello stomaco dell’animale pieno di cibo, si convinse che la città fosse ben lontana dal capitolare e decise di rinunciare all’assedio. Questa leggenda, è ripresa da Umberto Eco nel suo romanzo Baudolino, dove l’assedio e i suoi eventi costituiscono lo sfondo della narrazione.

Vercelli, Mantova, Genova e tante altre città che hanno lottato per l'indipendenza sono oggi testimoni della presenza del nostro giornale, che ne raccoglie l'eredità.

Valeria Toscano

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