Attualità - 30 maggio 2024, 16:14

“La Merenda della nostra infanzia”, goloso amarcord dell'Accademia della Cucina

Storia e degustazione di un'usanza gastronomica tutta italiana.

“La Merenda della nostra infanzia”, goloso amarcord dell'Accademia della Cucina

Dalla teoria alla pratica. Così la Delegazione di Vercelli dell’Accademia Italiana della Cucina che, dopo aver messo nero su bianco in tempo di pandemia i ricordi dell’infanzia dei suoi accademici con il progetto “La Merenda della nostra infanzia”, nello scorso fine settimana a Vinzaglio ha dato vita all’evento “Merenda al castello”.

«L’Accademia Italiana della Cucina, tra le sue finalità, ha lo scopo di tutelare le tradizioni della cucina italiana - ha raccontato la delegata vercellese Paola Bernascone Cappi -. Costretti a casa con l’attività conviviale bloccata dal coronavirus, nel periodo di isolamento avevo invitato gli accademici ad aprire i cassetti della memoria dando vita ad un simpatico e interessante opuscolo sulla merenda».

A distanza di qualche anno l’idea di far merenda tutti insieme, in un luogo suggestivo come il Castello di Vinzaglio. «La merenda è una tradizione tutta italiana. Questo vocabolo deriva dal verbo meritare. È un extra rispetto alla colazione, pranzo e cena. È un premio – sottolinea la delegata Paola Bernascone Cappi -. Una tipica usanza piemontese era la merenda sinoira: era diffusa nelle campagne, poi prende vita anche tra le classi borghesi. Nel secondo dopoguerra, con le condizioni economiche mutate, viene solitamente preparata dalle mamme e dalle nonne, con prodotti del territorio, legati alla stagionalità. Il nostro opuscolo rispecchia in un microcosmo quella che è stata l’evoluzione della merenda in Italia. Ciascuno dei nostri accademici ha sperimentato, secondo i propri gusti e le direttive di mamme e nonne, dolce e salato, fette di pane spalmate con vari ingredienti o fragranti fette di torta. I più giovani hanno incontrato la dolce tentazione delle prime merendine preconfezionate. Ciascuno di noi ha testimoniato la sua merenda».

Il pomeriggio a Vinzaglio, dove ad ogni accademico è stato consegnato “il cestino della merenda” contente dalla fetta di formaggio con il tarallo alle mandorle al panino con il salam d’la duja, a quello con bagnetto e acciughe, e poi ancora un trancio di focaccia farcito, una fetta di torta alla mele e altre golosità, è stato un momento di “cultura culinaria”. Ma c’è stato anche il momento dedicato all’arte.

Gli accademici hanno infatti visitato il Castello di Vinzaglio, a pochi chilometri da Vercelli, sapientemente illustrato dalla sua proprietaria: castello che sorge su un dosso alluvionale del fiume Sesia. «Ora dell’antico fortilizio del XII secolo rimangono soltanto i resti delle tre torri e parte di murature – ha spiegato la proprietaria - Nel XIX secolo l’edificio divenne proprietà della famiglia Sella che lo restaurò e modificò secondo i canoni e la funzionalità di una residenza aristocratica di campagna».

redaz

SU