Economia - 24 aprile 2024, 15:09

Amianto ad alta quota: causa pilota di condanna di ATITECH per risarcimento danni

Amianto ad alta quota: causa pilota di condanna di ATITECH per risarcimento danni

Amianto negli aeromobili e condanna per i danni dei lavoratori della manutenzione meccanica degli aeromobili, ex Alitalia. La Corte di appello di Napoli, dopo la pronuncia della Cassazione, ha condannato la società Atitech Spa a risarcire la famiglia di Aldo Converso deceduto per un mesotelioma pleurico per l’uso di amianto nei componenti degli aeromobili. È ancora in corso ora la causa per il risarcimento del danno iure proprio e cioè quello dei singoli componenti della famiglia. Si tratta del primo giudizio incardinato già dal 2006 per risarcimento danni per l’amianto negli aeromobili, che fu promosso dall’Avv. Ezio Bonanni, quando questo rischio degli operatori aeronautici non era ancora così conosciuto. L’amianto ha ucciso e continua ad uccidere tra i meccanici e/o operatori tecnici del settore aeronautico, tra cui l’ATITECH, che era una delle società satelliti dell’Alitalia, già ATI. Infatti, tra coloro che hanno svolto le proprie mansioni presso l’aeroporto di Capodichino, in Napoli, sono molti coloro che, purtroppo, si sono ammalati di malattie asbesto correlate. 

L’asbesto, così è chiamato anche l’amianto, provoca danni alla salute umana, ed in modo particolare, mesotelioma pleurico e altri mesoteliomi, cancro del polmone, della laringe, delle ovaie, con unanime consenso scientifico. Inoltre, ci sono tante altre neoplasie per le quali l’eziologia asbesto correlata è già emersa. Lo stesso INAIL ha integrato le tabelle e nella Lista II è riportato il cancro della faringe, dello stomaco e del colon. Nella Lista III è riportato il cancro dell’esofago. Rientra nella Lista I anche l’asbestosi e le complicazioni cardiache e cardiovascolari, sempre in grado di uccidere. L’ONA ha censito una vera e propria epidemia di casi di malattie asbesto correlate tra coloro che hanno svolto queste mansioni, anche in Aeronautica Miliare. 

Una vicenda giudiziaria durata 18 anni, quella relativa alla morte di Aldo Converso, ex dipendente dell’azienda di aerotrasporti Atitech Spa, deceduto a 59 anni nel 2006 per un mesotelioma pleurico da esposizione all’amianto. Converso, nato a Napoli e residente a Casalnuovo (NA), aveva iniziato a lavorare all’età di 18 anni nello stabilimento ATI di Capodichino, diventata, poi, nel 2004, Atitech. Dopo aver ricoperto diverse mansioni, incluso il lavoro come assistente tecnico di bordo e magazziniere, si era trovato esposto alle pericolose fibre di amianto presenti negli impianti, nei macchinari dell’azienda, all’interno degli hangar e nell’ambiente in generale, senza essere messo a conoscenza dei rischi. L’uomo, tra l’altro, indossava anche presidi antinfortunistici a base di amianto (ad esempio i guanti). Nel 2005 era andato in pensione, ma lo stesso anno arrivava la diagnosi di mesotelioma pleurico, una terribile malattia causata dall’esposizione all’asbesto che lo ha condotto alla morte dopo un anno di sofferenze, lasciando moglie e tre figli. 

L’azienda era già stata già condannata nel 2010 dal Tribunale di Napoli a risarcire con 180 mila euro la famiglia, ma aveva contestato la decisione in Appello e, dopo vari annulli e rinvii, la vicenda si è conclusa con ulteriore condanna e aggravamento del risarcimento. «18 anni di cause giudiziarie per risarcire i familiari di un lavoratore esposto ad amianto sono veramente troppi», dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) e legale della famiglia. «Una lunga controversia giudiziaria, quella relativa alla morte di Aldo Converso, ennesima vittima di mesotelioma pleurico deceduto nel 2006, a un anno esatto dalla diagnosi, a causa dell’esposizione professionale ad amianto in ATITECH, che ha portato alla prima condanna innanzi al Tribunale di Napoli nel 2010 e poi in appello e, infine, a seguito del ricorso in Cassazione è stata annullata la decisione di secondo grado nella parte in cui non sono state riconosciute alcune voci di danno subite dal lavoratore deceduto. Ora finalmente si è pronunciata la Corte di Appello di Napoli, che sulla base della sentenza della Corte di Cassazione, ha riconosciuto ulteriori danni al defunto lavoratore, così da aumentare l’importo a titolo risarcitorio», conclude Bonanni. 

Oggi i familiari, difesi dal Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) otterranno un ulteriore importo a titolo risarcitorio, in aggiunta agli interessi legali e rivalutazione monetaria a partire dal 2006. Questo verdetto rivela l’importanza di una gestione rigorosa dei rischi ambientali e la necessità di tutelare la salute dei lavoratori in tutti i contesti. Per poter accedere al servizio ONA di assistenza legale è sufficiente chiamare il numero verde 800 034 294, oppure scrivere attraverso il sito https://www.osservatorioamianto.it

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