Arte e Cultura - 24 aprile 2024, 06:54

Sedici opere che raccontano ll primo '900: al Museo Borgogna la collezione di Paola Cerruti Mainardi

Presentato il lascito disposto dalla primaria di Pediatria, studiosa e ricercatrice

Sedici opere che raccontano ll primo '900: al Museo Borgogna la collezione di Paola Cerruti Mainardi

Sedici opere che raccontano l'arte italiana tra il primo '900 e la seconda guerra mondiale. Un nucleo di opere che, da un lato, arricchisce il corpus di autori come Ambrogio Alciati, già compiutamente raccontati nelle collezioni del museo Borgogna e, dall'altro offre spazio a nomi nuovi e prestigiosi.

E' stata presentata martedì la collezione di opere donata alla Pinacoteca da Paola Cerruti Mainardi, indimenticata primaria di Pediatria per 40 anni, studiosa e ricercatrice di malattie genetiche rare, donna di cultura e dalla profonda sensibilità artistica e umana. Al museo vercellese la professoressa e il fratello Leonida si erano già dimostrati particolarmente legati con la decisione di donare, in memoria del padre, una delle più ammirate opere di Alciati. 

«Ora questo percorso prosegue con l'affidamento al Borgogna di un gruppo di quadri e sculture, alcuni acquistati direttamente dalla professoressa e dal marito, altri provenienti dalla collezione del padre, il senatore Carlo Cerruti», ha spiegato il presidente del museo, Francesco Ferraris.

Coordinato dalla conservatrice Cinzia Lacchia, lo staff del museo è riuscito, in soli sei mesi, ad acquisire, catalogare, restaurare ove necessario e allestire le opere che saranno visibili come corpus unico fino al prossimo agosto, quando poi verranno integrate nelle collezioni del museo.,

Quattro i dipinti di Ambrogio Alciati, noto ritrattista vercellese. Oltre ai ritratti di donne e bambini di cui è sensibile indagatore, è presente anche una "Leda col cigno" testimone di un filone mitologico ed allegorico, in cui il pittore poteva dimostrare una maggior libertà stilistica e tecnica. Un grande paesaggio del pittore Carlo Follini richiama le ambientazioni della campagna piemontese a cui il pittore amava dedicarsi; e poi ancora: un ritratto dell’attrice Eleonora Duse firmato dal napoletano Giuseppe De Sanctis, già allievo di Domenico Morelli e docente al Reale Istituto di Belle Arti di Napoli porta la musa e amante di Gabriele D’Annunzio a trovare un posto nelle collezioni del museo.

Due luminosissime opere sono di Giulio Aristide Sartorio, artista che fonde echi preraffaelliti con temi simbolisti. Viaggiatore e appassionato di fotografia, ritrae nelle figure la moglie e attrice italo-spagnola Marga Servilla con i figli Lucio e Lidia. Il piccolo «Ritratto di Mitì» e il busto femminile di un’altra modella si devono a Giuseppe Amisani, che aveva studiato a Brera con il maestro Cesare Tallone. Il pittore divideva con Alciati la fama di elegante ritrattista fra le attrici e per gli esponenti dell’alta società milanese, tanto da essere ricordato per il ritratto di Lyda Borelli, attrice del cinema muto. Un altro ritratto di Carlo Stragliati documenta nel volto femminile esposto uno dei generi a cui il pittore si dedicò maggiormente. La posa disinvolta e lo sguardo sfidante della signora in abito rosso, seduta sul bracciolo di una poltrona, dipinta da Giuseppe Palanti con una pittura sfatta e vibrante, traducono l’interesse dell’artista, già allievo di Tallone, a indagare e cogliere attraverso le sembianze del volto, le peculiarità del carattere dell’effigiata.

Tra le sculture troviamo l'incantevole bronzo di Enrico Astorri raffigurante una Bambina con fiori, che ricorda i prototipi della scultura cimiteriale cui l’artista si dedicò lasciando diverse opere al Cimitero monumentale di Milano. La nivea testa femminile firmata da Leonardo Bistolfi rappresenta una delle diverse varianti della testa tratta da "La Bellezza liberata dalla materia" o "L'Alpe" del monumento a Giovanni Segantini a Saint Moritz. La pudica fanciulla nuda in bronzo di Attilio Prendoni richiama soggetti scultorei diffusi nella produzione di genere di fine Ottocento. Nel corpus spicca la testa femminile in marmo grigio, replica autografa del busto de "La Vittoria del Piave", collocata sull’elegante pilastro originale che ne dichiara il soggetto, di Arrigo Minerbi: l’artista realizzò diverse versioni dell’opera che rappresenta una delle sue sculture più importanti.

Tranne le due opere di Alciati raffiguranti la “Leda con il cigno" e lo studio di Renato per il ritratto di gruppo de “I bambini Moizzi”, che furono acquistati direttamente dai coniugi Paola Cerruti e Guido Mainardi dalla figlia del pittore, Amelia Alciati, le altre opere provengono dall'eredità del senatore Carlo Cerruti, eletto nella I Legislatura al Senato nelle file del Partito Comunista italiano.

Ad accogliere i visitatori, nell'allestimento che resterà fino ad agosto, è anche un video, dedicato attraverso il quale vengono presentate le opere e ripercorsa la biografia della donatrice.

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