Spettacoli - 16 maggio 2023, 18:53

“Troppo spesso guardiamo, ma non vediamo veramente”

Gabriele Bortolato, giovane regista di Bianzè, ci racconta la sua passione per l’arte che l’ha portato a dirigere “La ragazza della scogliera” (girato tra Vercelli e Varigotti). E confessa: “Il mondo è pieno di bellezza, e io desidero raccontarla suscitando emozioni nello spettatore”.

“Troppo spesso guardiamo, ma non vediamo veramente”

BIANZE’ – “La capacità di creare arte non credo si possa sviluppare, secondo me è insito dentro ognuno di noi fin dall’infanzia, è un qualcosa di innato. Qualcuno può venirne a conoscenza dopo anni, ma a parer mio non esiste un vero punto d’inizio. Per quanto mi riguarda, fin da bambino amavo disegnare, poi ho maturato l’idea diventare fumettista ma non sono stato capace di fermarmi all’interno di un singolo ambito, così ho spaziato alla musica, alla pittura e alla scultura, finché il tutto si è trasformato in interesse per la fotografia e la grafica digitale”: esordisce così Gabriele Bortolato, giovane regista di Bianzè quando gli chiediamo di raccontarci come è nata la sua passione per l’arte che nel 2018 l’ha portato a scrivere e a dirigere “La ragazza della scogliera” un medio-metraggio girato tra Vercelli e Varigotti che è stato proiettato in sala al “Movie Planet Group” a Vercelli, ottenendo un riscontro nettamente positivo. Nato e cresciuto a Bianzè, Gabriele ha iniziato il suo percorso con gli studi presso il Liceo Artistico A. Alciati di Vercelli; durante gli anni di scuola si è avvicinato alla musica, prendendo lezioni di chitarra classica e pianoforte ma ha ben presto preso consapevolezza che la musica poteva far parte della sua vita ma non esserne la protagonista.

 

“La mia passione per il cinema in verità è data da una trasformazione: l’arte è stata sempre presente nella mia vita, fin da bambino, ma mentre negli anni della scuola si è limitata alla pittura e alla scultura, crescendo pian piano è mutata nella fotografia e la grafica digitale, perché ciò che mi affascina di più è la magia di poter fermare il tempo, immortalare ciò che non si potrà mai più ripetere allo stesso modo”, ci racconta il ragazzo, che nel 2015 ha partecipato ad un concorso nazionale bandito da “Ubisoft” rientrando nei 10 vincitori ed esponendo l’opera grafica all’edizione del Lucca comics and Games. Terminate le superiori, Gabriele ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Torino seguendo l’indirizzo “Nuove tecnologie dell’arte”.

“Raccontare una storia può essere vitale, esistono intere esistenze passate da raccontare storie, praticamente inizia tutto da come tu decidi di raccontare questa storia: c’è il modo giusto, quello sbagliato, quello esagerato, quello fantastico. La storia cambia e si trasforma, si annulla. Tutto dipende da come tu decidi di raccontarla – afferma poi il ragazzo - personalmente ho scelto il cinema perché la ritengo la forma d’arte che più si avvicina a me, al mio modo di essere e di esprimermi, perché così la storia prende vita nel verso senso della parola. Nel cinema esiste un vero e proprio assemblaggio di aree artistiche differenti: la scrittura, la creazione di un set con gli scenografi, le riprese che non sono altro che differenti fotografie scattate ad intervalli brevissimi di tempo così da creare un’immagine in movimento, il sonoro e la musica, la recitazione”. Gabriele confessa di aver accarezzato l’idea di “fare cinema” dopo aver visto il film “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, che ha fatto scattare dentro di lui la voglia di regalare emozioni allo spettatore: “Tutti meritiamo di godere appieno della bellezza presente in questo mondo, ma troppo spesso guardiamo e non vediamo veramente. L’amore per la narrazione è il cuore pulsante che mi ha permesso di superare difficoltà, esorcizzare paure e trasmettere emozioni a chi in futuro guarderà il prodotto in questione”.

Diversi sono i progetti a cui il giovane ha lavorato: il primo è stato un cortometraggio per un contest nazionale bandito da CONI Italia, dal titolo: “Raccontare il passato, scrivere il futuro” nel quale ha guadagnato il primo posto. Dopodiché dal 2014 al 2016 ha partecipato a contest, festival ed esposizioni nazionali tra cui: Progetto Diapsi (2014), Esposizione grafica a Milano con un’opera realizzata per il libro “I cavalieri del nord” di Matteo Strukul edito da Multiplayer Edizioni (2015). Successivamente ha lavorato come reporter per l’evento “Mandala di riso” in Vercelli, subentrato nel Guinness World Records (2015), La danza in 1 minuto film festival con il cortometraggio “Diem” (2018) proiettato presso il cinema Massimo di Torino e successivamente in concorso all’interno del “Glocal movie film festival” (2018). Sempre nel 2018, la svolta: Gabriele scrive e dirige “La Ragazza Della Scogliera”, il suo primo medio-metraggio girato tra Vercelli e Varigotti che come già detto in precedenza è stato proiettato in sala al “Movie Planet Group” a Vercelli, con un riscontro nettamente positivo. “La storia narra di un sogno, della nascita di un amore e di come l’immaginazione possa portare alla felicità. Il progetto in questione come ogni prodotto di stampo artistico a parer mio non necessita di una spiegazione vera e propria. Nessuno ci insegna ad osservare l’arte, nessuno ci insegna ad osservare l’opera d’arte – commenta Bortolato - l’autore, nel 100% dei casi, esprime la sua più totale, incondizionata intimità. L’osservazione e la contemplazione a volte è un compito importante tanto quanto la realizzazione dell’espressione artistica stessa. Non è banale considerare difficile o capire un film, un quadro, un componimento musicale. È banale invece considerare scontato il giudizio, la verità assoluta su un prodotto figurativo. Avvicinarsi troppo all’opera in questione può svelare l’errore, l’imperfezione. Può farci rimpiangere la bellezza della totalità del punto di vista che avevamo quando tutto il quadro era davanti a noi. Si entra troppo in qualcosa che non capiamo, che l’autore non potrebbe spiegare in altro modo. Ci si avvicina troppo all’arte e a volte questo non è un bene”.

Il progetto successivo si intitola: “Homecoming”, basato sulla storia di un soldato inglese che fa ritorno a casa, che racconta ciò che lui stesso ha imparato durante la guerra. Il cortometraggio ha partecipato e raggiunto il posto di semi finalista al “Philadelphia Independent Film Festival” negli Stati Uniti (2018). Gli ultimi due progetti, più rilevanti, girati tra il 2020 e il 2023 sono in stile “Lynchiano” sullo stile del noto regista americano David Lynch dall’impronta macabra e prosaica: il primo si intitola “Inland Lights” un cortometraggio sperimentale che porta come protagonista Hamid Cara e non possiede una linea guida in grado di portare lo spettatore a porsi delle domande e trovare delle risposte, ma bensì cerca di trasmettere le sensazioni ed emozioni positive o negative ponendo chi osserva all’interno di una mente differente, una mente che soffre, cercando di sfiorare i confini di un disturbo psichico, denominato: “Disturbo Borderline”. Questo cortometraggio ha partecipato e vinto differenti film festival italiani e internazionali come: “Rome International Movie Awards” (IT), “New York Movie Awards” (USA), “Florence Film Awards” (IT), “Festival del cinema di Cefalù”(IT) e infine al “Fox international Film Festival (USA)” e al “Golden Giraffe International Film Festival (USA)”. Il secondo progetto invece si tratta di un vero e proprio film intitolato “The Tape” scritto nel 2020 ed ora in fase di montaggio. “In questo io ricopro il ruolo di ideatore, sceneggiatore, regista e produttore. Non trattandosi di un progetto semplice, ho avuto la collaborazione di diverse persone tra le quali: Celeste Tartaglia segretaria di edizione, Eric Veneziano co- regista, Matteo Scusello co-produttore, Giuseppe Critelli direttore della fotografia, Gabriel Festa fonico di presa diretta, Barbara Iorio truccatrice – commenta il giovane – questi i protagonisti: Ivano Chinali, Hamid Cara, Raffaella Antinucci, Giovanni Licari. Oltre a personalità di spicco come Nadia Kuprina, cantante solista e attrice presente all’interno del film premio oscar La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. Un grande orgoglio per me lavorare con tutti loro”. La sceneggiatura di “The Tape” è basata sulla fiaba di Peter Pan con un’ambientazione moderna, dove sono state modificate le linee guida principali della storia ma sono stati mantenuti i legami e le caratteristiche dei personaggi. La paura e i traumi di un lontano passato possono riaffiorare nella vita di tutti i giorni, creando un meccanismo che porterà entrambi i protagonisti a conoscersi, comprendersi e amarsi. Tutto ciò ambientato in una città dove esiste un male peggiore, che opprime e mette in ginocchio chiunque gli si pari davanti: la criminalità organizzata. Quest’ultima sarà l’ostacolo più complesso che Peter e Wendy dovranno superare, un vortice in cui cadranno quasi inconsapevolmente senza più trovare la strada di ritorno. Il progetto sarà prossimamente destinato alla visione in streaming online.

Progetti e sogni futuri?

 

“Di storie da raccontare ce ne saranno ancora molte, cosi come quadri da dipingere e film da girare ma l’obiettivo finale per quanto mi riguarda non è il raggiungimento di fama, notorietà. Continuerò la mia strada, cercando di unire tutti i puntini che sono stati disseminati durante il mio vissuto fino ad ora e che magari ancora appaiono privi di significato apparente. Ma una cosa certa che ho appreso negli anni è che tutti quei punti disposti in modo casuale, alla fine formano un meraviglioso disegno ricco di emozioni – afferma Gabriele - il mio compito sarà sempre quello di provare a trasmettere queste emozioni, questa bellezza verso il prossimo”.  Per poi concludere: “Non smetterò mai di ringraziare i miei genitori, la mia famiglia e tutti coloro che mi sono sempre stati accanto malgrado le difficoltà. Ringrazio chi negli ultimi anni è entrato nella mia vita aprendomi gli occhi ad ulteriori prospettive, insegnandomi il concetto di bellezza sotto ogni punto di vista”.

Anita Santhià

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