La visita di Matteo Salvini in Piemonte è stata l'occasione per l'ultimo regolamento di conti all'interno della Lega: nella giornata di mercoledì, Paolo Tiramani è stato espulso dalla Lega, partito nel quale si era iscritto da ragazzo e che lo ha visto, giovanissimo, ricoprire l'incarico di consigliere regionale, e successivamente di sindaco di Borgosesia e deputato, oltre che di leader provinciale del partito, dopo la morte di Gianluca Buonanno.
Nella nota inviata alla stampa, Enrico Montani, alla guida del Carroccio vercellese dallo scorso settembre, parla di «ripetute dichiarazioni a mezzo stampa gravemente lesive nei confronti dell’immagine del movimento», come motivazione dell'espulsione di Tiramani decisa dal comitato disciplina e garanzia del movimento "Lega Salvini premier" nella giornata di mercoledì 22 marzo.
Una decisione che Tiramani ha appreso dagli organi di stampa: «Non è una novità - precisa - anche il commissariamento del partito l'ho saputo dai giornali. Anzi, a essere precisi, non ho mai ricevuto comunicazioni ufficiali dal partito neanche allora. Ne prendo atto... ma vorrei dire che, da mesi, non svolgo più attività politica, la mia ultima intervista risale allo scorso settembre, non ho intralciato in alcun modo i miei successori, mi sono occupato del mio lavoro e della mia famiglia. E, a dirla tutta, non ho neppure rinnovato la tessera della Lega... Chissà da cosa vengo espulso, dunque...».
Qualche sassolino, però, l'ormai ex leghista Tiramani se lo vuole togliere: «Il nuovo commissario doveva venire a sanare i disastri che, secondo qualcuno, avevo fatto io... A me sembra che negli ultimi sei mesi la Lega vercellese abbia perso peso e rappresentatività e che un numero rilevante di eletti all'interno delle istituzioni abbia lasciato il partito, evidentemente in disaccordo con la linea impositiva imposta dai nuovi vertici. E poi: vogliamo parlare del congresso? Non si riesce a fare per il timore che il candidato gradito agli iscritto non sia quello imposto dal nuovo commissario e dai novaresi. E questo la dice lunga».
In un post, che sta ricevendo molti commenti, Tiramani aggiunge: «Resta l’amarezza per aver dato tutto me stesso per oltre vent’anni a un partito che in questi ultimi mesi mi ha trattato come un corpo estraneo, senza una vera motivazione se non quella, arcinota, di una presunta antipatia personale di Riccardo Molinari nei miei confronti. Leggerò le motivazioni e mi tutelerò nelle sedi opportune. Paradossalmente mi avete dato lo stimolo - conclude - per riprendere una passione che avevo al momento accantonato. Si è parlato di un passaggio a un altro partito, cosa non vera, altrimenti sarebbe già avvenuta. Non so quando e come, ma qualche cosa farò».