Arte e Cultura - 23 novembre 2022, 02:30

Il fascismo di ieri e di oggi

Alcune interessanti letture

Il fascismo di ieri e di oggi

Il fascismo ieri e oggi

Guido Michelone

Le librerie vercellesi, come quelle di tutt’Italia, negli ultimi mesi stanno esponendo diversi testi sul fascismo, in virtù di un centenario (la Marcia su Roma) che nessuno ha avuto il buon gusto di celebrare (anche perché la legge lo vieterebbe), tranne pochi fanatici al cimitero di Predappio dov’è sepolto Benito Mussolini. Al di là delle tante polemiche sui social, spesso degeneranti in discussioni da bar, per tale centenario e per il Duce, le camicie nere, la seconda guerra mondiali con annessi e connessi, più che spendere inutili parole, sarebbe doveroso documentarsi, visto che da parecchi mesi, l’editoria italiana – anche attraverso le edicole come si può notare dal successo della monumentale opera di Renzo De Felice, concepita oltre mezzo secolo fa – si è attrezzata nel proporre appunto nuovi e vecchi testi, onde spiegare un avvenimento rimasto un unicum nella storia delle democrazie occidentali, benché, da allora, ripetuto sino ai nostri giorni, in altri Paesi di tutto il Pianeta. Tra i molti libri di facile lettura ma seri e utili a capire il momento di follia collettiva che attraversa l’Europa tra gli anni Venti-Quanta, corre in aiuto un agile volumetto dal titolo Mussolini me ne frego (a cura di David Bidussa per lew Edizioni Chiarelettere) dove si analizzano e commentano undici discorsi che Benito Mussolini (1883-1945) tiene in pubblico tra il 1904 e il 1927; sono le parole di un uomo deciso, il quale si affaccia alla politica come socialista anticlericale, parole qui consegnate alla Storia fino al periodo in cui è ormai il duce d’Italia, il capo indiscusso dove, con la monarchia di fatto nominale, è lui a dirigere e comandare con il pugno di ferro. Nei discorsi - troppo lunghi da analizzare qui - oltre un effetto retorico di evidente anacronismo, il curatore del libro - giornalista e docente al- rintraccia un filo logico tra il primo e l’ultimo Mussolini: idea della politica come azione persino violenta a scapito del ragionamento; costante disprezzo per l’avversario umiliato addirittura una persona fisica (gli omicidi di oppositori quali Matteotti, Gobetti, Gramsci); insistito richiamo a valori forti (Dio, patria, famiglia) anche importanti, ma gestiti e presentati con un assolutismo pesantissimo, inteso di proposito a violare le regole del dialogo. Dai discorsi di questo libro si può facilmente intuire come molte parole d’ordine - magari subito rifiutate o rimosse nel dopoguerra e con gli anni del boom - vengano oggi riprese da forze populiste, suprematiste, oscurantiste. Del resto, al di là della Marcia su Roma – parata simbolica quale presa di potere concessa dal re Vittorio Emanuele III a Benito Mussolini – il radicarsi del fascismo inteso via via come falso movimento rivoluzionario, forza conservatrice ultranazionalista, tendenza reazionaria antiparlamentare, ideologia distruttrice guerrafondaia, dall’Italia arriva via via in Portogallo, Germania, Spagna, Ungheria, Romania, Grecia, Persia, Sudamerica e nel dopoguerra anche in molti Paesi arabi in grado; e indirettamente, per colpa di Adolf Hitler (forse il continuatore più famoso della ideologia mussoliniana), il fascismo alleato diventa corresponsabile, in soli sei anni di guerra, di decine di milioni di morti e della cancellazione di numerosissime testimonianze di civiltà antiche e moderne. Leggersi, dunque, il libricino di David Bidussa o l’enciclopedia di Renzo De Felice (completata in edicola entro la prossima primavera) potrebbe essere cosa utili a molte persone.

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