Politica - 09 novembre 2022, 11:43

Forum mondiale per la democrazia, Rampi (Pd): «In crisi profonda, ma la cultura può curarla»

Roberto Rampi, esponente di spicco del Pd nel Nord Ovest, partecipa all’evento di Strasburgo: «Un’occasione straordinaria di riflessione comune di tutto il mondo. Importante la presenza dei giovani, non auditori, ma protagonisti».

Forum mondiale per la democrazia, Rampi (Pd): «In crisi profonda, ma la cultura può curarla»

«Un’occasione straordinaria di riflessione comune  di tutto il mondo su un tema come la democrazia e la sua crisi profonda». Così Roberto Rampi, esponente di spicco del Pd nel Nord Ovest, definisce la decima edizione del Forum mondiale per la Democrazia al Consiglio d’Europa. 

A Strasburgo, un luogo e un tempo di incontro tra studiosi, esperti, artisti, docenti, politici, rappresentanti della società civile e delle organizzazioni non governative: presenti i giovani, e non da spettatori. Non si può che uscire ricaricati da un evento di questa portata, dove emergono le amare criticità della nostra epoca, ma anche le soluzioni da coltivare per un tema che riguarda tutti, in varie forme.

«Il forum – spiega Rampi – ha cercato di declinare negli anni alcuni settori specifici, come la funzione della cultura e dell’educazione e la questione ambientale. L’aspetto interessante è che non si siedono a un tavolo solo e soprattutto politici, ma invece esperti nei vari settori, realtà interessanti della società civile, tante ong e questa platea molto bella di giovani e giovanissimi: non erano solo auditori, bensì protagonisti. Sono stati scelti 20 ragazzi e 20 ragazze all’inizio dell’università e altri più grandi che la stanno finendo o stanno affrontando i master». 

Ci sono opportunità incredibili, dunque,  «come sedersi accanto a un giornalista biomaker milanese che fa un lavoro sulle periferie e la musica trap oppure un docente universitario  che si occupa di Africa e Medio Oriente». In particolare Rampi è stato tra i relatori del laboratorio sui social media, invitato da un uomo che era partito da una pagina utile per tutti coloro che dai Balcani andavano a lavorare in Germania e poi ha trasformato lo spazio in un social network dedicato, nonché nel proprio lavoro.

Ma tra gli incontri non si può non citare la giovanissima afghana che è intervenuta all’assemblea plenaria, rinnovando l’appello a non dimenticare il suo tormentato Paese davanti a oltre 600 persone:  «Tutti parlate di Ucraina o Bielorussia, è giusto, ma di noi non vi ricordate. Sto aiutando a venire via persone che rischiano la vita». 

Un’altra questione tristemente attuale: «Quella iraniana – sottolinea Rampi – Me ne occupo da nove anni, ora finalmente è “di moda”, ci si interessa, ma il rischio è che fra due settimane si passi ad un altro capitolo. Siamo fatti così». Poi il confronto con l’Albania, sull’ingresso in Europa, e la Turchia, e ancora con i catalani: «Io sono  stato a trovare in carcere i prigionieri politici. A quella manifestazione politica comunque non si può dare una risposta carceraria, in un Paese dell’Unione europea». 

Si delineano le prime, importanti considerazioni: «Il meccanismo dei confini nazionali non funziona più. Come non funziona quello che sta succedendo da  noi,  l’accesso selettivo. Lo Stato nazionale dell’Ottocento  è arrivato un po’ al dunque e se non lo affrontiamo diventa un’arma micidiale. Non si ferma chi vuole scappare, d’altro canto non si può scaricare il problema sul Paese di prima accoglienza».

Connesso, è il secondo tema, l’Europa: «Era un sogno politico, si è concretizzato solo come sistema economico. Oggi questo non funziona più. So deve fare il salto e mettere insieme la politica. Questo potrebbe essere il  modello di un sistema nuova che vede una serie di questioni risolte a livello locale mentre delle grandi si occupa l’Europa. Allora anche i catalani, i kosovari, gli scozzesi possono stare dentro, il confine diventa meno importante della dimensione europea». 

Inoltre, l’Europa è il soggetto minimo per trattare: «Quando chiudono i cancelli di una fabbrica, c’è la tutela transnazionale dei diritti dei lavori. All’economia globale deve rispondere la democrazia globale. Solo così si può recuperare la fiducia».

In questo meccanismo – e al Forum si è visto– utili sono anche gli strumenti come l’arte, il cinema, la musica. Prima di tutto la cultura, perché il totalitarismo era potuto crescere in Europa con la debolezza del pensiero critico: «Bisogna invertire la rotta e fare un piano europeo di investimenti culturali». 

A maggior ragione con i social media immersi nella nostra vita, «non mezzo ma luogo, immateriale – dice Rampi - Simile al Medioevo in cui il proprietario della terra poteva portarti via tutto e tu non potevi appellarti a nessuno. Con la Magna Charta iniziò a costruirsi faticosamente un sistema di regole di convivenza.  Oggi andremo nella direzione di strumenti non imposti da fuori, ma costruiti da dentro per regolamentare gli spazi nuovi che si sono creati.  Perché la gente prenda consapevolezza, non si illuda di vedersi offrire uno spazio gratis perché si è interessati alla sua opinione: qualcuno sta guadagnando con il suo tempo e i suoi dati. «È una questione di atteggiamento – conclude Rampi – bisogna far crescere una cultura che permetta di entrare nella porta del social network e guardarlo con quello giusto». 

Un Forum che dunque offre crescenti spunti e chiama i giovani e gli italiani in particolare ad appassionarsi sempre più a questo contesto cosmopolita: «Ho sentito l’accento di una partecipante e ho chiesto se fosse toscana. Lei mi ha risposto: sono europea... poi sono nata al confine tra Umbria e Toscana…».

Ti potrebbero interessare anche:

SU