Per circa un anno, tra aprile 2020 e marzo 2021, avrebbero usufruito della cassa integrazione covid per la loro società senza averne i reqisiti. Per questo i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Vercelli hanno denunciato due imprenditori con l'accusa di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato ed evasione contributiva in concorso.
L'azienda di proprietà dei due fratelli, che opera nella produzione di pallet e occupa 8 dipendenti, avrebbe percepito circa 42mila euro dallo Stato nonostante l'attività lavorativa non si fosse mai interrotta nel corso di tutta l'emergenza covid.
Durante il periodo della pandemia, infatti, lo Stato italiano ha erogato diversi contributi per sostenerle finanziariamente le imprese, soprattutto quelle che dichiaravano di essere rimaste chiuse, ricorrendo a un trattamento emergenziale con cospicue erogazioni a favore del sostegno occupazionale la cassa integrazione covid.
L’art. 19 del D.L. 18/2020 aveva stabilito che «I datori di lavoro che nell’anno 2020 sospendono o riducono l’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da COVID-19, possono presentare domanda di concessione del trattamento ordinario di integrazione salariale o di accesso all’assegno ordinario con causale “emergenza COVID-19”». Il ricorso a tale norma, tuttavia, era percorribile solo per quelle ipotesi in cui il datore di lavoro fosse stato costretto a sospendere l’attività lavorativa di uno o più dipendenti in ragione dell’emergenza sanitaria, cioè a seguito degli effetti pregiudizievoli della diffusione del virus Sars-Cov-2 e il trattamento in questione poteva essere concesso esclusivamente in situazioni in cui vi fosse stata una oggettiva difficoltà aziendale nella regolare continuazione della propria attività produttiva.
Nonostante i presupposti per il ricorso a tale erogazione, i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Vercelli hanno scoperto che una ditta di pallet di un Comune vercellese, gestita da due fratelli imprenditori, che avevano alle dipendenze otto dipendenti, per circa un anno, tra aprile 2020 e marzo 2021, avrebbe presentato istanze di accesso alla cassa covid, attestando falsamente di essere rimasta sempre chiusa, ottenendo indebitamente contributi dallo Stato per oltre 42mila euro. La ditta, in realtà, è sempre stata aperta e gli operai hanno sempre lavorato regolarmente.
I carabinieri del NIL di Vercelli hanno svolto articolate indagini che hanno permesso di raccogliere inconfutabili prove di reità a carico dei due fratelli imprenditori, che sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Vercelli per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato ed evasione contributiva in concorso, nonché di dimostrare, per la prima volta in Italia, la violazione dell’articolo 24 D.Lgs 231/2001 (responsabilità amministrativa del reato a carico della società), con conseguente emissione da parte del GIP del Tribunale di Vercelli, di un decreto di sequestro preventivo per l’importo della somma indebitamente percepita (42.815 euro).
Nei giorni scorsi i carabinieri hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo, bloccando le somme depositate su diversi conti correnti bancari nonché sequestrando titoli di credito intestati alla ditta.




