Arte e Cultura - 18 febbraio 2022, 17:40

Mordi e fuggi, le BR si esercitarono anche in Valsesia

Romanzo breve di Alessandro Bertatnte (edito da Baldini+Castoldi)

Mordi e fuggi, le BR si esercitarono anche in Valsesia

Mordi e fuggi di Alessandro Bertatnte (edito da Baldini+Castoldi) è un romanzo breve sulle Brigate Rosse - il titolo riprende un loro slogan - scritto benissimo da un saggista e narratore alessandrino che all’epoca dei fatti era appena nato. La vicenda narra di Alberto Boscolo, protagonista immaginario, figlio ventenne della borghesia milanese che, da matricola universitaria, in soli due anni e mezzo, grosso modo dal 1970 al 1972, si stacca dal movimento sessantottesco per abbracciare la causa rivoluzionaria della lotta armata, iniziando colpi sensazionali, dalle auto bruciate ai dirigenti industriali al primo sequestro di persona (quasi subito rilasciata) come gesto dimostrativo. Per il personaggio, che decide di aderire a quelle che si autoproclamo Brigate Rosse (nome derivato da milizie partigiane nella seconda guerra mondiale), l’euforia dei primi gesti sovversivi si trasforma ben presto in dubbi atroci riguardanti l’allontanamento dalla vita sociale (fidanzata, genitori, studi, hobby) sino a un epilogo a sorpresa, così come è sorprendente il realismo della fiction (con una spiegazione imprevista alla fine del libro).

Il romanzo meriterebbe ulteriori commenti, ma vale la pena ricordare come, al di là della metropoli (una Milano descritta alla perfezione), sia molto presente il Piemonte dal Monferrato alla Valsesia, quale valvola di sfogo, per imparare una ‘guerra’ in fondo combattuto contro i propri fantasmi, anche se il libro finisce laddove la clandestinità degli ‘amici’ di Alberto, Mara e Renato, insanguinerà l’Italia per lunghi anni.

Guido Michelone

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