Attualità - 10 dicembre 2020, 22:17

«Sarò sempre orgogliosa di mio papà: è morto per curare gli altri»

Sui social l'appello della figlia del dottor Barillà: «Questo nemico invisibile è fra noi e miete vittime. Perciò stiamo attenti!»

«Sarò sempre orgogliosa di mio papà: è morto per curare gli altri»

«Io sono e sarò sempre molto orgogliosa di mio papà perché è morto da eroe, avrebbe potuto (come molti) decidere di non andare a casa dei pazienti ad effettuare tamponi e vaccini anti influenzali. Eppure ha deciso di non abbandonare i suoi pazienti e di curarli fino alla fine dei suoi giorni». E' un post lucido e toccante quello di Francesca Barillà, la figlia del medico 62enne morto nei giorni scorsi a causa del Covid. In poche righe racconta il dolore per la morte di un padre tanto ammirato e mette in guardia tutti sulla pericolosità del virus. «Mio padre non aveva patologie pregresse: state attenti, stiamo attenti».

Ecco il testo che Francesca Barillà ha diffuso attraverso i social.

Una cosa ci tengo a dirla. Sono da sempre stata contro il terrorismo mediatico da parte dei media, dei giornali, sulla tematica "Covid ", ma al tempo stesso abbastanza razionale da capire la pericolosità di questo virus per determinate categorie di persone.

Quando leggete i bollettini quotidiani dei morti di Covid, ricordatevi sempre che dietro quella morte ci sono figli, padri e familiari che soffrono per la loro perdita. E senza aver contratto quel virus avrebbero vissuto altri 10 o 20 o 30 anni, chi lo sa. 


Mio papà, 62 anni, zero patologie pregresse, è morto per curare gli altri, è morto per voi, per noi.

Ancora non me ne capacito, e forse non lo accetterò mai del tutto.


Ma ci tengo attraverso questo post, a evidenziare ancora una volta la pericolosità di questo nemico invisibile, che spesso minimizziamo, ma che è fra noi e che miete vittime. Perciò stiamo attenti! 


Io sono e sarò sempre molto orgogliosa di mio papà perché è morto da eroe, avrebbe potuto (come molti) decidere di NON andare a casa dei pazienti ad effettuare Tamponi e vaccini anti influenzali. Eppure ha deciso di non abbandonare i suoi pazienti e di curarli fino alla fine dei suoi giorni.


E da lì, il calvario lungo un mese, una polmonite bilaterale che lo ha portato alla morte, una sofferenza immensa per tutti noi che speravamo fino alla fine in un miracolo, che purtroppo però non è avvenuto. Hai lottato un mese con tutte le tue forze, ma non hai perso, hai vinto. E rimarrai per sempre nel cuore di chiunque abbia avuto modo di conoscerti. 

redaz

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