“Ero esasperato. Mi sentivo preso di mira e ho cercato una strada per chiedere aiuto. Oggi, che sono più distaccato e più lucido, non sceglierei quelle modalità per esprimere il mio malessere. Ma in quel momento non vedevo soluzioni: per questo ho scritto un esposto che, poi, non mi sono sentito di firmare”. Alberto Santagostino, conosciutissimo ematologo per anni in servizio all'ospedale Sant'Andrea, è tornato a Vercelli dalla Francia, dove ormai vive e lavora (come dirigente del reparto di Ematologia dell'ospedale di Troyes) per rendere spontanee dichiarazioni al processo che lo vede imputato con le accuse di calunnia e diffamazione nei confronti dell'allora manager della sanità vercellese Federico Gallo. Con Santagostino sono imputati, nel medesimo procedimento, l'ufficiale della Guardia di Finanza Giuliano Formica e la dirigente dell'Asl, Antonietta Barbieri. Parti lese, oltre a Gallo, anche il primario di Ostetricia e Ginecologia, Nicoletta Vendola, e suo marito, Andrea Adessi, tirati in ballo nella lettera che ha dato il via a tutto il procedimento.
Al giudice Valeria Rey, Santagostino ha consegnato una memoria scritta, contestualizzandola durante un breve intervento in cui ha reso dichiarazioni spontanee e nel quale ha ripercorso le vicende che lo videro al centro di una tormentata stagione della sanità vercellese.
Prima una commissione di controllo, istituita dall'Asl, sui costi della spesa farmaceutica nel reparto di Ematologia che guidava (“commissione – ha detto – nella quale non c'era neppure un ematologo”), poi il trasferimento dalla direzione di Ematologia al Cas e una lunga causa davanti al giudice del lavoro per ottenere il reintegro, e infine due indagini che coinvolsero il medico prima con l'accusa di aver causato lesioni gravi ai pazienti (vicenda che si chiuse con l'archiviazione) e poi con l'accusa di peculato. Vicende per le quali Santagostino giunse a ritenersi vittima di una persecuzione.
“La mia vita e la mia attività professionale sono state sconvolte da quegli eventi – ha detto Santagostino –: io mi sentivo perseguitato e avevo perso serenità. Chiedevo spiegazioni, che ancora oggi non ho ricevuto, sul perché io venissi trattato in modo diverso rispetto ad altri colleghi e ho pensato di poter trovare queste risposte attraverso un esposto alla magistratura. Però poi non mi sono sentito di firmarlo. Oggi giudico più lucidamente e so che mi comporterei in modo diverso. Ma in quel momento avevo perso serenità e questa via mi sembrava l'unica strada per proteggermi da quella che vivevo come una persecuzione. Per lasciarmi alle spalle tutto quanto sono andato a lavorare all'estero e questa scelta ha comportato enormi sacrifici personali e professionali”.
La memoria redatta da Santagostino entrerà nel voluminoso incartamento al vaglio del giudice Rey che ha dichiarato chiusa la fase istruttoria fissando due udienze per la discussione: prima toccherà al pubblico ministero Davide Pretti e ai legali di parte civile (Roberto Scheda per Gallo, Roberto Cota per Adessi e Riccardo Gussoni per Vendola); nell'udienza seguente saranno gli avvocati Andrea Corsaro e Aldo Casalini (per Santagostino) e Renzo Inghilleri (per Barbieri e Formica) a trarre le rispettive conclusioni.




