Cronaca - 24 marzo 2016, 11:53

Rapina alla Meeting Art: ecco come è stato scoperto il rapinatore 73enne - VIDEO

LA REAZIONE DI UN DIPENDENTE FA PERDERE IL CAPPELLO ALL'ANZIANO RAPINATORE E DA LI' SONO PARTITE LE INDAGINI. LA PM TEDESCHI:"ERANO PROFESSIONISTI DELLE RAPINE"

«Un’altra brillante operazione della Squadra Mobile si è compiuta grazie alla splendida sinergia che si è creata nel tempo tra questo reparto e la Procura di Vercelli»:  queste le parole che il Questore di Vercelli, Salvatore Pagliazzo Bonanno ha usato per sintetizzare l’operazione che ha portato nel giro di pochi mesi in manette gli autori della rapina a mano armata compiuta alla casa d’aste Meeting Art.

Quattro le persone coinvolte: Alfredo Pistone di Torino classe 43, Marco Dvorscheg classe 61 di Torino, Nicola Armignacco classe 55 residente a Vercelli e Cinzia Michelini classe 63 di Torino e compagna di  Dvorscheg.

LA DINAMICA DEL COLPO - Un’ora prima del colpo Nicola Armignacco, il basista, ha fatto visita alla Meeting Art guardando la teca con i gioielli per poi segnalarla ai complici. Poco dopo armi in pugno, Pistone e Dvorscheg sono entrati nella casa d’aste per compiere la rapina, ma proprio mentre i due stavano lasciando l’edificio una reazione dei dipendenti ha fatto si che Pistone cadesse dalle scale perdendo cappello e sciarpa che gli occultavano il volto. Proprio per questo i due si separano:  Dvorscheg fugge a bordo di un’auto rubata con cui i due erano arrivati a Vercelli, mentre Pistone, lasciato a piedi dal complice, si aggira tra le vie cittadine prima di fare rientro a Torino. Poco distante dalla Meeting Art, Dvorscheg abbandona l’auto rubata per fare rientro a Torino con la compagna Cinzia Michelini a bordo di un’auto “pulita”.

 

 L’INDAGINE - L’attività di indagine è partita dall’analisi delle immagini di video sorveglianza, in particolare del momento in cui un dipendente molto coraggioso, forse fin troppo come hanno sottolineato gli inquirenti, ha spintonato Pistone facendolo ruzzolare giù dalle scale facendogli perdere cappello e sciarpa che gli occultavano il volto.

« Tutto è partito proprio dall’analisi di quel filmato – ha spiegato il dirigente della Mobile Sergio Papulino – anche se il lavoro non è stato semplice, incrociando centinaia di fotografie presenti nelle nostre banche dati siamo riusciti a risalire a Pistone pluripregiudicato nel campo dei reati contro il patrimonio».

Parallelamente, gli inquirenti hanno analizzato la cella telefonica della zona in cui ha sede la casa d’aste per giungere così ad un elenco di numeri e di persone che si trovavano nell’area in quel momento. Da questa minuziosa analisi, aiutati dai precedenti, gli uomini della Mobile hanno ipotizzato che il complice di Pistone potesse essere proprio Marco Dvorscheg.

GLI ARRESTI - «Questi due soggetti sono due professionisti delle rapine – ha spiegato la P.M. Virginie Tedeschi – neanche dopo che abbiamo sentito come persona informata sui fatti la sua compagna e dunque Dvorscheg ha capito che le indagini si stavano indirizzando su di lui ha interrotto questa sua attività, tanto da costringermi a firmare un fermo alle ore 20 di sabato 5 marzo proprio per evitare il consumarsi di un’altra rapina a mano armata che avrebbe messo a segno con altri complici».

Attraverso le intercettazioni telefoniche ed ambientali nella macchina, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire tutto consentendo quattro misure cautelari. Pistone si trova, per ragioni di età, agli arresti domiciliari, mentre Dvorscheg è detenuto in regime di custodia cautelare nel carcere torinese delle Vallette, ma tra qualche giorno potrebbe essere trasferito a Billiemme. Obbligo di dimora e di firma invece per i complici Nicola Armignacco di Vercelli, e per la compagna di Dvorscheg, Cinzia Michelini.

«Pistone è una mia vecchia conoscenza, da molti anni abbiamo spesso incrociato le nostre strade seppur su fronti opposti: lui da quello delle rapine, io su quello della legalità. Non posso dunque che ringraziare la Squadra Mobile per il prezioso lavoro che ci ha consentito di assicurarlo nuovamente alla giustizia»: ha dichiarato soddisfatto il Procuratore Capo di Vercelli, Paolo Tamponi

Matteo Romano

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