Arte e Cultura - 12 marzo 2023, 20:00

«Mai avuto un pubblico così...»

Ettore Bassi (entusiasta) è stato ospite della stagione di prosa di Teatro Lieve a Fontanetto Po. Ha portato in scena “Il mercante di Luce” tratto dal romanzo di Roberto Vecchioni. - L'intervista

 Questo il commento a caldo di Ettore Bassi dopo la sua performance a Fontanetto Po che ha segnato la ripresa della stagione di prosa di Teatro Lieve. 

 

L’opera portata in scena, “Il mercante di Luce” tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Vecchioni vincitore del Premio Cesare Pavese nel 2015, ha emozionato gli spettatori in sala, che a loro volta hanno emozionato il protagonista. Mano sul cuore, sorriso grato e voce incrinata, l’artista ha ricevuto diversi minuti di applausi, condivisi con il chitarrista Massimo Germini, ottima colonna sonora “live” per più di un’ora di spettacolo.

 

Che il testo fosse potente, intenso e commovente l’avevamo scritto. 

(Leggi https://www.infovercelli24.it/<wbr></wbr>2023/03/08/leggi-notizia/<wbr></wbr>argomenti/spettacoli/articolo/<wbr></wbr>con-il-mercante-di-luce-al-<wbr></wbr>teatro-auditorium-viotti-di-<wbr></wbr>fontanetto-po-riprende-la-<wbr></wbr>stagione-di-p.html)

 “Vecchioni non delude mai” afferma lo stesso Bassi che del cantautore milanese ha una sincera adorazione sin da quando era adolescente. 

Ma il finale, catartico, sulle note celestiali dell’Adagio del  “Concerto per clarinetto” di Mozart, apre alla speranza, se non alla gioia.

 

Quest’opera è nata grazie alla sua collaborazione con Tangram Teatro, ce ne vuole parlare?

“Tangram Teatro è stato il mio primo approccio con la recitazione, nel lontano 1989. Sono arrivato a Torino con la mia famiglia nel 1982, avevo dodici anni. All’inizio ho avuto qualche difficoltà a integrarmi, poiché una grande città del nord per me che arrivavo da un piccolo paesino della Puglia un po’ mi incuteva paura. In seguito mi integrai completamente, frequentai il liceo classico Massimo D’Azeglio, e conobbi i ragazzi di Tangram che furono i miei primi insegnanti. Ci ritroviamo poi dopo trent’anni, perché vengono a vedere un mio spettacolo, e così riallaccio con grande piacere i contatti. Passano ancora un paio d’anni e un bel giorno mi chiama Ivana Ferri, regista e autrice della trasposizione del testo, chiedendomi se avessi piacere di partecipare a quest’idea che lei aveva di portare in scena un monologo tratto da “Il mercante di Luce”. Non l’ho nemmeno lasciata finire, ero già pronto”.

 

Roberto Vecchioni è venuto a vederla?

“Si, per ben due volte. Al Carignano di Torino e al Franco Parenti di Milano, e in entrambi i casi l’emozione è stata immensa. A saperlo in sala, soprattutto durante la prima, lui che non aveva mai assistito nemmeno a mezza prova, mi faceva sentire in fibrillazione. Ebbene, a fine spettacolo salì sul palco, in lacrime, mi abbracciò con trasporto e per me fu come toccare il cielo con un dito”.

 

Per lei che ha calcato i palcoscenici di tutt’Italia durante un trentennio di successi, qual è la differenza emotiva che trae dal pubblico di un piccolo teatro di provincia rispetto a quello più numeroso di un teatro cittadino?

“Paradossalmente potrebbe essere anche maggiore quella che si ha in un piccolo teatro, poiché si crea un rapporto più diretto con il pubblico, una particolare intimità, si è più raccolti, e tutto questo ti trasmette la sensazione di essere più ascoltati, con maggior attenzione e partecipazione. Sento il pubblico più vicino in tutti i sensi”.

 

Qual è il pubblico più sgradevole?

“Quello che non sta attento, quello che accende i cellulari, con tutti quei lumini accesi sulle facce soprattutto nei primi dieci minuti dello spettacolo.. Ritengo sia una grandissima mancanza di rispetto nei confronti dell’artista”.

 

Si arrabbia quando questo succede?

“No, non mi arrabbio quando sono io sul palco, però non mi fa sentire a mio agio. Un pubblico che non ascolta mi mette in difficoltà. Mi sono arrabbiato da spettatore, quello si”.

 

Lei che ha cominciato la sua carriera, come tanti altri colleghi, con programmi per bambini, quale tipologia di pubblico rappresentano? Più facile o più difficile di quella “adulta”?

“I bambini sono fantastici, bisogna però sapergli dare anche gli spunti giusti. Quello dei piccoli è il pubblico più difficile da conquistare, perché il loro giudizio non è mediato da preconcetti o conoscenze. O gli sei simpatico e ti apprezzano, oppure sei finito, stop”.

 

Ho letto che non ama la mondanità, è una persona semplice, un anti-divo insomma. Però ama la velocità…ha una doppia vita, quella di attore e quella di pilota automobilistico di cronoscalata. Due passioni accomunate dalle stesse emozioni. 

“Esattamente. Al riguardo ho girato un docu-film, “Stage and Race” (visibile su Rakuten TV) al quale ha partecipato Vecchioni stesso, dove racconto il parallelismo tra il fare teatro e il correre in macchina. Due mondi apparentemente distanti ma nei quali sono coinvolte una serie di attitudini, di qualità molto simili quali la concentrazione, la memoria, l’attenzione al dettaglio, il rilassamento, la tensione, la performance. C’è molta adrenalina in entrambi i casi: quando cominci devi arrivare dall’altra parte senza fermarti. E’ una prova con te stesso, un confronto e in entrambi i casi vai “in scena senza rete”, non hai possibilità di sbagliare”

 

Progetti futuri?

“Per il momento i progetti coinvolgono soprattutto il teatro, li stiamo vagliando anche per capire come improntare la prossima stagione. Dopo il periodo di isolamento forzato la gente ha ancora più voglia di stare insieme. Io stesso ho percepito nel pubblico  un incremento del desiderio di vivere quello che gli era stato strappato via. Se il cinema in un certo qual modo si è potuto sostituire attraverso le varie piattaforme di streaming, l’essenza del teatro dal vivo è insostituibile”

Rita Francios