Economia - 29 settembre 2025, 07:00

La posizione dell’Italia nella corsa all’economia digitale europea

L'Italia sta spingendo per colmare il divario in L’economia digitale dell’Europa progressi sono visibili nelle reti, nei servizi pubblici e nelle politiche ad alta tecnologia, ma l'adozione e le competenze sono ancora in ritardo. La spinta sembra concreta, non teatrale: aggiornamenti costanti, finanziamenti mirati e un lungo elenco di misure volte a rendere gli strumenti digitali funzionali per le aziende e i cittadini di tutti i giorni.

Connettività e infrastrutture

La connettività digitale è migliorata in tutto il Paese. Fibra fino ai locali (FTTP) La copertura si attesta al 70,7%, all'incirca in linea con la media UE, e le implementazioni di rete ultraveloci nelle aree rurali registrano il 94% del completamento previsto. Ciò si traduce in un minor numero di videochiamate interrotte e ordini online più rapidi per i negozi che prima avevano difficoltà. Immaginate un piccolo negozio finalmente in grado di elaborare le vendite online senza continui buffering: un semplice cambiamento che ha un impatto immediato.

Anche gli aggiornamenti infrastrutturali stanno favorendo l'integrazione finanziaria. Alcune aziende stanno testando configurazioni di pagamento transfrontaliere e sperimentando Conversioni SOL a EUR per facilitare gli scambi commerciali con i partner europei. Si tratta di piccoli passi, ma dimostrano come una migliore connettività vada oltre la velocità e si estenda anche al commercio.

Intelligenza artificiale e tecnologie strategiche

L'Italia si è mossa presto Governance dell'IA, approvando una legge completa volta a mantenere l'IA incentrata sull'uomo, trasparente e sicura. La legislazione prevede una supervisione per settori sensibili come la sanità e l'istruzione e stabilisce sanzioni per l'uso improprio dannoso, come i deepfake. Oltre alle norme, il governo ha stanziato 1 miliardo di euro per sostenere l'IA e le tecnologie correlate, tra cui le telecomunicazioni e la ricerca quantistica.

Tuttavia, l'adozione è in ritardo rispetto ai competitor. Solo l'8% delle imprese italiane ha utilizzato l'IA nel 2024, un tasso inferiore a quello di Germania, Francia e Spagna. Questo divario evidenzia un problema noto: finanziamenti e politiche esistono, ma le aziende più piccole necessitano di percorsi più semplici per provare nuovi strumenti. Incentivi e formazione possono trasformare la curiosità in un utilizzo di routine? Questo determinerà se le politiche si tradurranno in pratica.

Performance dell'indice dell'economia e della società digitale (DESI)

Il DESI traccia un quadro eterogeneo. I punti di forza emergono nelle infrastrutture e nei servizi digitali pubblici, mentre i punti deboli riguardano l'adozione dell'intelligenza artificiale, il dinamismo delle startup e la digitalizzazione delle imprese. Per affrontare queste problematiche, la tabella di marcia nazionale elenca 67 misure, supportate da 62,3 miliardi di euro – circa il 2,84% del PIL – incentrate su produttività, innovazione e competitività. Il piano è completo, anche se la vera prova del fuoco sarà l'attuazione a livello regionale.

Competenze digitali e sviluppo della forza lavoro

Le competenze rimangono un importante ostacolo. Nel 2024 solo il 45,8% delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni possedeva almeno competenze digitali di base, una percentuale inferiore alla media UE del 55,5%. Il divario si amplia nelle regioni meridionali, dove tale quota scende al 36,1%. Questo è importante perché la tecnologia senza competenze rimane semplicemente inutilizzata.

Programmi come il Fondo per la Repubblica Digitale mirano a risolvere questo problema, con 100 milioni di euro stanziati per il biennio 2025-2026 per aumentare competenze e inclusione. Immaginate un pendolare che impara a usare una nuova app di notte e poi la usa al lavoro il giorno dopo: questo piccolo cambiamento pratico illustra come la formazione possa avere un impatto positivo.

Prospettive economiche e integrazione dell'economia digitale

Le previsioni macroeconomiche sono modeste, con una crescita prevista dello 0,5% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026. Tuttavia, la trasformazione digitale viene considerata una leva per la resilienza. La logica è semplice: strumenti migliori dovrebbero aumentare la produttività, aprire i mercati e aiutare le aziende a crescere. Non è ancora chiaro se ciò accadrà abbastanza rapidamente da influenzare la crescita nazionale, ma il percorso è tracciato.

Iniziative strategiche e collaborazione internazionale

L'Italia non è sola. La partecipazione a iniziative europee come gli Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (IPCEI) sulla microelettronica e l'Impresa Comune EuroHPC collega i piani nazionali a progetti di ricerca e infrastrutturali più ampi. Queste collaborazioni contribuiscono a finanziare attività di R&S di alto livello e a posizionare l'Italia all'interno di una filiera europea per le tecnologie strategiche.

Tracciare un percorso pratico

Il quadro che emerge è pragmatico, non drammatico. Gli investimenti in reti, regole di intelligenza artificiale e progetti collaborativi hanno creato le basi. Allo stesso tempo, il divario di competenze digitali e la lenta adozione della tecnologia in molte aziende limitano i benefici immediati. Colmare questo divario richiederà una formazione continua, incentivi più chiari per le piccole e medie imprese e un'attuazione costante delle misure previste dalla roadmap.

Non si tratta di una corsa sfrenata. Si tratta di una serie di mosse costanti: migliori armadietti per le strade, normative più chiare, finanziamenti mirati e programmi che insegnano alle persone come utilizzare nuovi strumenti. Tenete d'occhio l'adozione a livello locale: quando più negozi, aziende agricole e piccole imprese inizieranno a utilizzare questi sistemi quotidianamente, l'economia digitale del Paese sembrerà meno un piano e più una routine.


 



 

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