Attualità - 10 ottobre 2024, 10:20

"Oltre la rete": un calcio ai pregiudizi

Il 5 novembre una partita di calcio tra una squadra di detenuti e una composta da giovani della Pro Vercelli. Sara Ghirardi (Tavolo carcere): «Non sarà una semplice partita di calcio»

"Oltre la rete": foto ricordo al termine della conferenza stampa di presentazione

"Oltre la rete": foto ricordo al termine della conferenza stampa di presentazione

Il detenuto, l'uomo nero che fa paura a noi “buoni”. È in carcere, ma quando uscirà sarà sempre e comunque una mela marcia. O forse no. Forse, se questo avviene, è anche colpa di noi “buoni”.

«La grande piaga è la recidiva: su 1000 detenuti che escono 700 torneranno in carcere. Eppure hanno un diritto, preciso: quello di uscire migliori, dopo la detenzione» dice Pietro Oddo, garante dei diritti delle persone private della libertà personale.

Siamo nella sede della Pro Vercelli. C'è la presentazione dell'iniziativa “Oltre la rete”, fortemente voluta dal Centro territoriale per il volontariato e dai volontari (alcuni presenti) del Tavolo Carcere e con la collaborazione della Pro Vercelli.

Il 5 novembre, alle 14, alla casa circondariale che tutti noi chiamiamo carcere, verrà disputata una partita. I detenuti da un lato, alcuni giocatori delle giovanili della Pro Vercelli dall'altro.

Posti a sedere per invitati, ma non solo: ci sono a disposizione 50 posti per i vercellesi, chi vuole assistere deve inviare una mail a tavolocarcerevercelli@gmail.com.

«Siamo orgogliosi di essere parte di questa iniziativa finalizzata a portare un sorriso a persone meno fortunate di noi. Avranno sbagliato, ma sono state private del bene più prezioso: la libertà» dice il direttore sportivo della Pro Vercelli, Francesco Musumeci.

Pro Vercelli che ha messo a disposizione un proprio allenatore che sta allenando la squadra dei detenuti.

Al fianco di Musumeci, il (giovane) direttore della struttura penitenziaria, Giovanni Rempiccia: romano, tifoso della Roma, da giovane ha giocato al calcio. «Sono a Vercelli da un anno, e ho scoperto che tempo addietro una squadra di detenuti partecipava a un campionato vero e proprio. Così mi son detto: perché non riportare il calcio in carcere? Oltre alla valenza sportiva, c'è una finalità sociale: quella di favorire il reinserimento del detenuto nella società grazie al lavoro e alle attività ricreative, come il calcio appunto».

«Il 5 novembre, quindi, non sarà solo una bella giornata. Il nostro obiettivo è quello di riportare il calcio all'interno della struttura», ha detto ancora.

La parola poi al vice presidente del Ctv Marcello Casalino: «La partita da vincere è quella contro i pregiudizi. Il reinserimento passa anche da questo. Ben vengano, quindi, iniziative come queste».

«Il pregiudizio si concreta nella frase: hanno sbagliato, non meritano fiducia. Ma così facendo i detenuti che escono, e che non hanno né casa né lavoro. Hanno un'unica opportunità: gliela offre la criminalità organizzata. Per questo tornare a delinquere. Io ho vissuto un'esperienza positiva, assumendo nella mia azienda un detenuto» dice Lella Bassignana, referente del nodo provinciale contro le discriminazioni.

Sara Ghirardi, del CTV ha poi tessuto le lodi del Tavolo Carcere («Qui ci sono alcuni volontari, che ringrazio») e ricordato all'apporto prezioso di alcuni sponsor: Decathlon, Cooperativa 181 Il mattarello, Fondazione casa di carità Arti e mestieri.

«Non sarà una semplice partita di calcio - ha concluso la Ghirardi - Sarà piuttosto un'apertura verso del carcere alla città. Prima dell'incontro ci sarà un incontro tra giocatori e detenuti. Al termine, agli spettatori, verrà chiesta una offerta per i detenuti. L'anno scorso, acquistammo delle schede telefoniche da 5 euro, affinché potessero salutare i loro cari durante il periodo natalizio.»

Remo Bassini

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