Convivio di Carnevale per la delegazione di Vercelli dell’Accademia Italiana della Cucina: martedì 6 gennaio si è tenuta la “cena del bollito misto” alla RistoMacelleria Rosso 27 di Vercelli.
E’ stata l’occasione per la delegata vercellese Paola Bernascone Cappi di fare un po’ di cultura culinaria sul tema: «Tanto la bagna cauda nacque come piatto povero, rustico e campagnolo, tanto il bollito misto divenne simbolo di opulenza e tavole da gran signori. Il bollito piemontese è davvero un’esperienza adatta a degustazioni lunghe e lente, inframmezzate da molte chiacchiere e altrettante bevute - spiega -. La ricetta originale è stata codificata nel libro di Giovanni Vailardi Cucina borghese, pubblicato nel 1887, dove viene chiamato «Bollito storico risorgimentale».
Piaceva alle persone che contavano, come il conte di Cavour, ma era adorato anche dal futuro Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, che si racconta, lo preferisse a qualsiasi manicaretto di corte».
La ricetta originale prevede sette tagli di carne (scaramella, punta di petto, fiocco di punta, cappello da prete, noce, tenerone, culatta), sette frattaglie (gallina, testina, zampino, lingua, lonza, coda, cotechino), un servizio completo di verdure (costituito da cipolline, zucchine, finocchi passati al burro; patate, rape, carote e verze lesse) e una gran quantità di salse, tra le quali non devono mancare la salsa verde (bagnèt verd), la salsa di pomodoro e acciughe (bagna ‘d l’infern), la salsa con senape, la mostarda d’uva e la salsa «delle api» (composta da miele, noci, brodo e senape in polvere).
«La gran mangiata di bollito veniva, difatti, accompagnata da alcune raccomandazioni, come si legge nel libro “A tavola con il Gran Bollito Piemontese” - spiega Paola Bernascone Cappi -. Il commensale, tra i vari consigli elencati, dovrebbe presentarsi a tavola vuoto, riposato e ben disposto e non dovrebbe fare calcoli di tempo e men che meno di calorie».
Nel corso del convivio di Carnevale ha fatto il suo ingresso, come nuovo accademico, Fabrizio Pissinis, fondatore della Salus Vercelli: «Mi ritengo una persona curiosa, con una sensibilità verso i valori culturali e in particolare modo verso il mio territorio - dice il nuovo accademico -. Leggendo il decalogo dell’Accademia mi ritrovo in molti suoi punti: cultura, gusto, tradizione, messa a disposizione e divulgazione. Mi posso definire una pietra che ancora deve essere squadrata, come gli antichi definivano gli iniziati. Cercherò di fare del mio meglio nella frequentazione assidua e nell’inserimento nel gruppo degli accademici».