Annetta Jona era nata in piazza Palazzo Vecchio: venne arrestata il 29 luglio 1944 a Torino trasferita a Bolzano e assassinata ad Auschwitz il 24 ottobre 1944 giorno stesso del suo arrivo nel lager. Delia Segre Maroni, nel 1943 era ospite dei cugini, al piano superiore dell'ex Asilo Levi. Qui venne arrestata e deportata ad Auschwitz dove morirà in una data sconosciuta. Adele Carmi era nata e vissuta in via Morosone, quasi all'angolo con via Foà, fino all'arresto nel 1943: passando dal campo di concentramento dell'Aravecchia e poi da Milano, arriva ad Auschwitz per essere uccisa subito dopo.
Raccontano le storie di tre donne e di una persecuzione che non deve ripetersi mai più le nuove «Pietre d'inciampo» posate giovedì dalla Comunità Ebraica. Insieme alle quattro inaugurate lo scorso 27 gennaio - tre in ricordo della famiglia Jona e una per ricordare Giuseppe Leblis, creano un percorso della memoria all'interno della città e del ghetto raccontando una delle pagine più buie della storia del '900.
«Le posizioniamo oggi, nel giorno in cui si commemora la Notte dei Cristalli, quando fu evidente che le persecuzioni contro gli ebrei non sarebbero finite» ha spiegato la presidente della Comunità, Rossella Bottini Treves. Le pietre, piccole lastre di ottone creano un percorso storico e umano nell'ex ghetto dando luce al progetto «Ogni giorno è Memoria» sostenuto da Fondazione Crv, da Fondazione Crt e Comune di Vercelli.
«La Comunità ebraica diede alla città i migliori professionisti, studiosi e artigiani di valore - ha ricordato il sindaco, Andrea Corsaro -: queste piccole pietre sono un piccolo simbolo che racchiude un grande significato, per ricordare sempre le vittime di quel terribile momento della seconda guerra mondiale. In questo periodo storico delicato dato il conflitto in medio-oriente che ci lascia annichiliti e attoniti è più che mai importante non dimenticare».
Ad ascoltare Bottini Treves, il sindaco, il presidente della Provincia, Davide Gilardino e la vice prefetto Anna Laurenza, attenti e silenziosi, gli alunni della 5A e 5B del Liceo Economico Sociale dell'Istituto Lagrangia. Attraverso le letture di Laura Berardi - le biografie delle vittime, la poesia “Alle fronde dei salici” di Quasimodo e "La canzone del bambino nel vento" di Francesco Guccini - hanno scoperto pagine di storia che sembrano lontane e che invece sono ferocemente attuali. E dalle parole della vice prefetto hanno ricevuto un compito importante: «La mia generazione ha fallito - ha detto -. Noi non abbiamo saputo creare un mondo in cui il dialogo prevalga sulla violenza. Tocca a voi riuscire a far meglio affinché questa violenza non si ripeta mai più».