Il meteo assai poco clemente di venerdì sera non ha minimamente fermato le centinaia di persone che hanno occupato in ogni ordine di posto il teatro cittadino per non perdersi nemmeno una parola della presentazione di “Brick for Stone”, ultimo romanzo edito da Sellerio dello storico Alessandro Barbero.
Un sold out peraltro scontato: docente all’Università del Piemonte Orientale, le clip delle sue lezioni di storia spopolano sui social ed è amatissimo dalle nuove generazioni oltre che apprezzato dal pubblico “adulto” come affermato scrittore.
Si presenta sul palcoscenico con un ingresso da vera rock star: “Io non lo volevo fare ma sono stati loro!” esordisce con il sorriso fra lo scrosciar degli applausi. I “colpevoli eccellenti” , che hanno dialogato con l’illustre ospite, sono due: l’assessore agli eventi culturali del Comune di Vercelli, Gianna Baucero e il direttore del DISUM UPO, il professor Michele Mastroianni.
Dopo i saluti e i ringraziamenti, da parte di entrambi, a tutte le figure istituzionali e professionali che hanno contribuito al successo della serata, si entra nel vivo del dialogo, attraverso domande che non ricalcano le solite interviste ma sono anch’esse lezioni da assorbire. Concetti come la solitudine e la poesia vengono analizzati e sottoposti a una disamina in relazione alla loro presenza nella trama del testo.
Barbero parla di questo suo ultimo lavoro come di un racconto che ha avuto una lunghissima gestazione.
“Sin dal giorno dopo il terribile attentato alle Torri Gemelle ho pensato di scriverci su un libro, ma ho “ravanato” per ben vent’anni prima di decidermi di finirlo” svela l’autore.
Sulla definizione non si esprime. Per alcuni critici è un romanzo storico in cui si mischiano realtà e fantasia, per altri è vagamente ucronico, per altri ancora un thriller surreale come un film di Tarantino. Non è importante la definizione, quel che è importante è che piaccia al lettore.
CENNI SULLA ELABORAZIONE DELLA TRAMA E DEI PERSONAGGI
“Brick for Stone” racconta i nove mesi che precedono gli attacchi suicidi di Al Qaida dell’11 settembre 2001. L’autore parte da un evento reale ma arriva a mischiare farsa e tragedia, letteratura e invenzione, ricerca del vero e contaminazione dello stesso.
L’ironia “tranchant” dell’autore permea ogni pagina, quell’ironia che guarda con occhi disincantati la realtà, poiché sa che la storia non è fatta solo di fatti tragici o di guerre, ma la vita di tutti noi è già storia di per sé.
“I miei personaggi sono bislacchi, dei solitari, dei falliti in un certo senso insomma una gabbia di matti. Vengono reclutati da un agente della CIA, Harvey Sonnenfeld, bislacco e matto quanto loro se non di più, poichè all’interno dei servizi segreti americani gira la voce di un attentato, addirittura si parla di Manhattan. Ho creato dei personaggi ognuno con un suo timbro, con la sua personalità. Ci sono due gruppi di personaggi, come si vedrà nel libro. Quello alla ricerca degli attentatori (ognuno di loro non sa dell’esistenza dell’altro) e l’inquietante gruppo per il quale non è l’anno 2001 bensì il 1421 dall’Egira, affaccendato a tessere una rete di contatti. Nonostante la loro diversità hanno un aspetto comune: mugugnano sempre, mugugnano in continuazione fra di loro”.
Un labile indizio, un messaggio su un vagone della metropolitana di New York, scritto male ma inequivocabile nell’indicazione: “Hit The towers” (“Colpisci le torri”) e una conversazione captata per caso accendono un campanello nella testa di Harvey e della sua improbabile squadra. E da lì la tensione e le sorprese non mancheranno sino all’inevitabile tragico finale.
Il nucleo speciale reclutato dall’agente della CIA è composto da un linguista studioso di insulti e collezionista di graffiti offensivi e scritte oscene; da un ingegnere immigrato russo, ubriacone, proveniente dall’Afghanistan ed esperto in ogni tipo di attentati e da
Bobby Fischer. Quest’ultimo, realmente esistito come ben si sa, è un omaggio personale di Barbero al campione americano di scacchi che nel 1972, in piena guerra fredda, tolse il primato mondiale al russo Boris Spassky nell’incontro più celebre di tutti i tempi.
Il lavoro protratto per vent’anni ha ovviamente costretto Barbero a rivedere e a ricostruire la realtà di New York non solo in base ai suoi ricordi. La realtà di allora era assai diversa da quella attuale. “Quando ho iniziato a scrivere avevo le cartine di New York alle quali facevo riferimento per collocare i miei personaggi e gli eventi. Ma oggi con Google Maps è stato tutto più facile. Ho cercato, ho visto e ho scelto le case dove farli abitare, ogni zona di New York diventa conosciuta, passeggi in posti dove non andresti mai di persona”.
IL SIGNIFICATO e LA SCELTA DEL TITOLO
“Finito il libro non avevo un titolo - continua Barbero - e il mio editore giustamente mi pressava. Non sono mai stato bravo a fare i titoli, a dire tutto in poche parole, a scegliere quale fra personaggi storici è il mio preferito. Per cui ero in seria difficoltà.
Mi sono messo a cercare idee. Poi ho incontrato nella versione inglese della Bibbia, un dettaglio che mi era sfuggito. La Bibbia riporta una frase, in modo sprezzante, destinata a coloro che hanno costruito la Torre di Babele, rei di voler essere al pari di Dio nel costruire una torre che arrivi al cielo. Ma questi “hanno usato melma invece di calce e mattoni invece di pietra” . (Slime had they for morter and they had brick for stone)
Usare mattoni invece di pietra significa illudersi che ciò che si costruisce durerà per sempre. Invece il progetto è implicitamente destinato a fallire. Una punizione divina per l’orgoglio e l’ambizione. E il nesso con le Torri Gemelle è evidente seppur puramente poetico”.
Alessandro Barbero, il docente che tutte le Università ci invidiano, è stato l’ospite principale della rassegna letteraria #Maggioinlibri che si terrà sino al 27 maggio, organizzata dall’ assessorato alla cultura del Comune di Vercelli e che incrocia anche la manifestazione di stampo nazionale di sabato 13 maggio, “Le Terre del Risorgimento”.