Un bellissimo teatro Civico pieno, un calore meraviglioso per Emilio Solfrizzi in scena mercoledì 1 febbraio, con "Il malato immaginario", tra gli spettacoli più attesi della stagione teatrale.
Il talento dell'attore barese ha sposato perfettamente il genio di Molière: il suo Argante sa parlare anche senza aprir bocca, è divertente e malinconico, molto giovanile rispetto a tante interpretazioni passate ed è costruito sulla monomania ipocondriaca che ossessiona talmente il protagonista al punto di voler far sposare la figlia Angelica a un medico solo per assicurarsi le cure future.
Il protagonista molieriano snocciola davanti agli altri personaggi e agli spettatori il conteggio dei lavaggi gastrici a cui si sottopone, delle medicine e dei clisteri, delle tisane maleodoranti, alla ricerca del rimedio perfetto per i suoi mali immaginari.
Si intravedono decine e decine di boccette di medicinali fra gli scaffali e gli intarsi del parallelepipedo ligneo a torretta che svetta in mezzo al palco fin sotto il soffitto del teatro. Argante sale e scende attraverso una scala a chiocciola fin sul balconcino dove si sporge per chiamare (inutilmente) la sua serva Tonina, l'alter ego del protagonista, dotata di razionalità, praticità e attenzione ai sentimenti. L'interpretazione di Lisa Galantini è piaciuta molto al pubblico in sala, che le ha tributato calorosi applausi a fine spettacolo: con grande disinvoltura il suo personaggio sa far ridere mentre "strapazza" il padrone con stoccate degne di un filosofo e sa gestire la complessa e nevrotica situazione con lucida praticità sin quasi a risolverla.
Molière non ha mai nascosto la sua vena polemica contro la categoria dei medici, e in modo particolare in quest'opera dove i personaggi del dottor Furgone e del dottor Diaforetico (interpretati da Sergio Basile) sono talmente grotteschi, declamano parole e concetti incomprensibili, lo riempiono di farmaci inutili, e la loro ambiguità è evidente a tutti tranne che al povero Argante, completamente ossessionato dai suoi malori immaginari da non accorgersi quanto lo stiano solo sfruttando tenendolo per i cordoni della borsa.
Il monologo finale è toccante, una grandissima prova d'attore per Emilio Solfrizzi che sa non solo far ridere ma riesce a incantare il pubblico, lo coinvolge a tal punto che le marionette senza fili con cui dialoga ci appaiono dotate di vita.
E vedendolo così, inevitabilmente solo, si dimenticano le bizze e gli egoismi di Argante durante le quasi due ore di rappresentazione. E scatta la tenerezza.
Acclamazioni e ovazione finale per Solfrizzi che - come solo i grandi capitani sanno fare - chiede al pubblico che siano tributate alla compagnia intera, affinché tutti si portino a casa gli stessi applausi.
Il prossimo appuntamento con la stagione organizzata dal Comune di Vercelli con la collaborazione con Piemonte dal Vivo. è per giovedì 23 febbraio sempre alle 21 con "Otello" di William Shakespeare con Jurij Ferrini che dirige e interpreta la più famosa tragedia sulla gelosia. Con lui Rebecca Rossetti nel ruolo di Iago. In questa nuova coproduzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Progetto U.R.T., anche Paolo Arlenghi, Sonia Guarino, Maria Rita Lo Destro, Agnese Mercati, Federico Palumeri, Stefano Paradisi e Michele Puleio.