Riceviamo e pubblichiamo.
Ci piacerebbe sapere dall’assessore Silvia Cottali con quale progettazione culturale abbia disposto (deliberazione di Giunta Comunale n. 150 – 16.12.2021) il trasferimento a Santena, alla «Fondazione Cavour», della statua decapitata di Cavour di proprietà comunale, temporaneamente esposta al Museo Leone di Vercelli? Parliamo della statua in gesso dello statista torinese (copia di quella che sta sull’omonima piazza di Vercelli) priva appunto della testa, staccata di netto da vandali quando faceva ancora bella mostra di sé nel salone di Casa Cavour a Leri.
Il costo del trasferimento, comprensivo delle spese di trasporto e polizza assicurativa, si aggira (ad oggi) sui 6.000 euro, interamente a carico del Comune di Trino.
E grazie a questa insensata operazione, consolidata dalla recente proposta di “contratto di deposito” tra Comune di Trino e «Fondazione Cavour» di Santena (deliberazione della Giunta Comunale n. 57-12 maggio u. s.), la comunità trinese continuerà comunque ad essere privata della statua “fino a quando potrà essere nuovamente posizionata presso il borgo di Leri Cavour”. Campa cavallo!
Saremmo poi curiosi di conoscere il parere, su ciò che si configura come un vero e proprio «autoesproprio» culturale, anche dell’«Associazione L.E.R.I. Cavour ODV», nata nel 2019 (per volontà della Giunta Pane) per “promuovere in stretta collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Trino il recupero degli immobili di notevole importanza storico-culturale […], la casa del Conte, le scuderie, la chiesa, la riseria” ma che, di fatto, da tre anni a questa parte ha dovuto accontentarsi di proclami sui giornali, occasionali passerelle e qualche estemporanea “passeggiata per il borgo". Ergo: tenersi a Trino, presso la sede municipale o la biblioteca civica: luoghi sicuri e controllati, la statua decapitata del nostro ex consigliere comunale e Primo Ministro avrebbe rappresentato il primo gesto semplice ma concreto, oltreché meno oneroso, di rispetto e di tutela della storia di Leri e di Camillo Cavour, al netto di continui, altisonanti ma privi di sostanza spot elettorali sulla rinascita delle Grange, di Trino e di Robella.
Giorgio e Fausto Cognasso, Franco Croce, Giuliana De Gasperi, Bruno Ferrarotti, Maurizia Gnemmi, Patrizia Massazza, Giovanni Tricerri