Un racconto è essenzialmente una storia narrata. Può essere fantastica, magari una sorta di fiaba. Può essere un'invenzione impostata su di un soggetto terzo, il cosiddetto “personaggio”. Tuttavia, se è della nostra storia di vita che diciamo, per risultare cristallino, un buon racconto necessita di qualcosa che è fondamentale: il coraggio.
Ci vuole un'infinità di coraggio per aprirsi al mondo senza troppe barriere, nella più totale e nuda essenza della nostra anima.
Inizia così il libro Così ti scrivo - Memorie di un dialogo scritto da Paola Cingolani e da Fabrizio Bozzini. Un libro che è una sorta di istantanea di due persone e dei loro mostri interiori, delle loro sensibilità e dei loro timori esposti senza ipocrisia alcuna e senza la pretesa di voler sembrare né invincibili, né supereroi.
Si tratta di un uomo e di una donna adulti, determinati e compiuti, che decidono di indietreggiare nel tempo. Non usano pseudonimi, né inventano personaggi, cominciano solo a scriversi di tutto, uno scambio epistolare, immediato e trasparente, che poi, sistematicamente, raccolgono così da poterlo editare. Sentono l’esigenza di lasciare una traccia, un consiglio alle loro rispettive figlie e ai loro amici: l’affetto fraterno è prezioso e un’affinità elettiva tanto bella non la si può circoscrivere in alcun Tweet, né in un post qualsiasi. Paola Cingolani lancia l’idea, che aveva dentro da 16 anni almeno, Fabrizio Bozzini la coglie al volo.
Paola scrive dalla sua cittadina rivierasca, con la sua alta marea e col peso dei suoi scogli. Fabrizio risponde dalla sua città, con il picco dei suoi pensieri simile alle vette e alle alte quote dei suoi monti.
Percorsi paralleli che vanno a sovrapporsi: Fabrizio avanza dalla sua nebbia, Paola si discosta dall’incomprensibile ma evitano sentenze.
Fabrizio Bozzini, nato a Novara, 12 ottobre 1971
Imprenditore, grande lettore, appassionato di poesia, narrativa, saggistica si sente “un visionario, specie se ispirato dalla notte, dalla luna, dallo studio imperscrutabile di tutti i demoni e di tutti gli angeli costituenti le personalità vari. Bozzini si spinge ad approfondire calandosi, senza timore, negli abissi dell’animo umano: mette il discussione se stesso, non discute e non giudica, rifugge con volgarità e aggressività che imperversano sui social.
Si è già fatto conoscere come bravo aforista, ma non solo, narrando la sua linea di pensiero, attraverso un’edizione che ama definire “il mio non libro”. Eppure “Le parole del Re Inca” lo hanno visto assai apprezzato, forse perché quel suo alter ego non è propriamente distante. Basta vedere come, oltre ogni cosa, ha voluto decisamente tracciare un cammino riservato alle sue due splendide figlie, aprendo per loro un sentiero costellato di valori narrati con sincera passione.
Paola Cingolani, nata a Porto di Potenza Picena il 28 giugno 1968
Scrive – cimentandosi anche in versi – appena può. Legge molto, di poesia e d’altro. Vive nella cittadina rivierasca in cui è nata, legata al suo mare che percepisce come grande metafora di vita. In rete è una blogger da molti anni.
Collaborando con più di uni gruppo editoriale per puro diletto, scrive per amore di scrittura, tanto da aver collezionato – a forza di parole – un notevole numero di componimenti. Pensa che la poesia di qualità sia la sola forma di linguaggio realmente contaminata da tutti gli umani sentimenti, in maniera totalizzante.
“Parlare poeticamente di dolore è come attribuirgli una maggiore dignità. Descrivere le sofferenze con alcuni versi, in un certo qual modo, ci aiuta a sublimarle. Parlare dei rari momenti di gioia che viviamo, attraverso una silloge, è dare a questi stessi un respiro assai più ampio, è renderli immortali nella nostra umana e fallace memoria” dice.
Poetare è un po’ come “infinitarsi” e donare all’universo mondo la parte migliore di sé.
Paola ha una figlia, Giulia, che rappresenta il centro del suo universo e alla quale dedica ogni battito del suo cuore indomito e fortemente ribelle: è proprio alla sua Giulia – della quale va enormemente fiera - che dedica il suo esistere. Insieme sono solite confrontarsi e guardare verso L’infinito, dal loro segretissimo Ermo Colle.
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