Avevano pensato a tutti i minimi particolari. Compresi i green pass con relativi documenti (contraffatti), per potersi muovere liberamente in Italia e all'estero. Era un piano progettato con cura quello che, la notte di Capodanno, doveva permettere a due detenuti albanesi ristretti nel carcere di Vercelli, di evadere e far perdere le proprie tracce.
L'imprevisto che ha mandato in crisi tutto il sistema è stata la rottura di un lenzuolo... Il lenzuolo con il quale uno dei due fuggiaschi, un 26enne, stava calandosi dal quarto piano del carcere di Vercelli: il giovane, precipitando al suolo, ha riportato la frattura di un polso e ha dovuto desistere dal suo intento. Ha protetto la fuga del compagno di cella ma, all'esterno, presi dalla fretta, i complici si sono dovuto dileguare rapidamente, lasciando sul posto documenti, green pass e un cric con il quale avevano creato un'apertura nelle sbarre del penitenziario.
E' stato partendo da questi indizi che gli uomini della Squadra Mobile della Questura, insieme ai colleghi del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria, hanno potuto mettersi sulle tracce di Kristjan Mehilli, il detenuto evaso la notte di Capodanno dal carcere di Bielliemme, calandosi dal quarto piano appeso ad alcune lenzuola, per poi scavalcare il muro di recinzione e far perdere le proprie tracce. L'uomo è stato arrestato nei giorni scorsi in Olanda e in cella, fermati in Italia, sono finiti anche i tre complici, tra i quali il fratello, che avevano partecipato al piano di evasione.
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A mettere gli investigatori sulle tracce del fuggiasco un documento falso ritrovato all'esterno del carcere e l'esito di un tampone covid-19 effettuato in una farmacia di Tortona. Quei documenti, che dovevano servire al detenuto rimasto ferito nel tentativo di fuga, hanno permesso agli investigatori di avviare le ricerche. Indagando sui documenti falsi, infatti, i poliziotti sono potuti risalire al primo dei soggetti implicati nell'evasione, un albanese 21enne incensurato, residente in provincia di Alessandria, che si era prestato per l'esecuzione del tampone.
Le immagini delle videocamere esterne al carcere, dell'anello cittadino e del casello autostradale hanno poi portato a individuare l'auto utilizzata per la fuga, una Mini alla quale erano state apposte targhe rubate nel pomeriggio del 31 dicembre a Vercelli. Il veicolo, ripreso alle 2,30 della notte mentre lasciava Vercelli per imboccare l'autostrada, è poi stato ritrovato a Legnano, abbandonato in un parcheggio la notte stessa dell'evasione. A Vercelli i complici erano arrivati a bordo di un'altra auto, di proprietà di un terzo soggetto albanese, 21enne, pure lui incensurato.
Sul cric usato per divaricare le sbarre erano invece saltate fuori le impronte digitali del 23enne fratello del detenuto evaso, già noto alle forze dell'ordine per reati contro il patrimonio e residente in provincia di Alessandria.
Un passo dopo l'altro, il cerchio si è così chiuso attorno alla banda: prima è stato individuato e catturato l'evaso, che si era rifugiato in Olanda; alla notizia del suo arresto, il fratello ha tentato una rocambolesca fuga verso la Francia, finendo in manette, bloccato alla stazione di Torino a bordo di un Frecciarossa In suo possesso le forze dell'ordine hanno trovato un vademecum per l'evasione, completo di piantine del carcere realizzate in modo artigianale dai detenuti e fatte uscire forse durante i colloqui, o forse attraverso lettere.
Un piano pensato e progettato in modo accurato da criminali che niente hanno lasciato al caso «ma che hanno commesso degli errori», come sottolineano il commissario capo Gianluca Tuccillo, dirigente delle Squadra Mobile e il sostituto procuratore Michele Paternò che ha coordinato l'indagine dalla Procura, presentando in conferenza stampa l'esito dell'inchiesta. Con loro il procuratore capo, Pier Luigi Pianta, il questore Maurizio di Domenico e il comandante Roberto Streva del nucleo investigativo della Polizia penitenziaria di Torino.
«L'indagine è partita subito nella notte di Capodanno - hanno spiegato - e si è chiusa in questi giorni con l'esecuzione delle misure cautelari concesse dal Gip a carico dei tre albanesi che hanno pianificato l'evasione». Nel frattempo sono state avviate le pratiche per l'estradizione di Mehilli, che doveva scontare una condanna fino al 2029 per le rapine commesse in ville dell'astigiano e del Monferrato casalese nel 2018.