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Notizie dal Piemonte | 08 febbraio 2022, 15:37

Reddito di cittadinanza: 960 persone indagate a Torino, truffa allo Stato per 6 milioni di euro

L'indagine è scattata da una serie di verifiche della Polizia Municipale dopo un caso di prelievi sospetti a uno sportello bancomat

Reddito di cittadinanza: 960 persone indagate a Torino, truffa allo Stato per 6 milioni di euro

Truffa milionaria ai danni dello Stato e 960 persone nei guai. È il bilancio dell'indagine condotta dalla Polizia Municipale di Torino, nell'ambito delle verifiche su chi percepisce il reddito di cittadinanza.

Tutto comincia da un prelievo bancomat sospetto

Tutto, però, è iniziato da una serie di carte bancomat usate in maniera sospetta da un cittadino rumeno, sorpreso a fare più prelievi allo stesso sportello utilizzando tessere diverse. Dalle verifiche, si è scoperto che l’uomo era in possesso di numerose carte postepay rilasciate per il Reddito di Cittadinanza intestate ad altre persone, non presenti al momento del prelievo. Una condotta vietata dalla legge. 

Sono così scattati la segnalazione del soggetto all'Autorità Giudiziaria, il sequestro delle carte di reddito di cittadinanza e l'avvio degli accertamenti. Si è così scoperto che tutti gli intestatari delle carte di reddito di cittadinanza avevano dichiarato, con autocertificazione, un ISEE pari a zero e la residenza in via della Casa Comunale 3, Torino (indirizzo virtuale creato dal Comune di Torino per dare una residenza ai rifugiati, persone straniere titolari di protezione internazionale e umanitaria e dunque senza fissa dimora).

Proprio la residenza, requisito fondamentale per ottenere e mantenere il Reddito di Cittadinanza, ha fatto sorgere alcuni dubbi sulle dichiarazioni e a confermarne i dubbi è stato un accertamento al terminale anagrafico del Comune di Torino, dove i soggetti sono risultati tutti “inesistenti”, non solo a quell'indirizzo, ma su tutto il territorio comunale.

Tutti residenti in via della Casa Comunale 3

Un ulteriore chiarimento dell’Anagrafe comunale ha confermato l'impossibilità per un cittadino comunitario, come nel caso di una persona di nazionalità rumena, di ottenere la residenza in via della Casa Comunale 3.

Si è scoperto che, invece, ben 330 cittadini rumeni hanno dichiarato di essere residenti nella stessa via, elemento questo che ha rafforzato il sospetto di un accesso ai benefici del reddito di cittadinanza sulla base di una falsa autocertificazione.

Come se non bastasse, le 330 persone controllate, in gran parte appartenenti allo stesso gruppo familiare, non sono risultate nemmeno residenti sul territorio nazionale e pertanto si tratterebbe di reddito di cittadinanza concesso a residenti in Romania che probabilmente non si trovano neanche fisicamente sul territorio nazionale, lasciando ipotizzare una gestione dei fondi accentrata su pochi soggetti.

Ulteriori indagini eseguite sui dichiaranti residenza in Strada Comunale 3 hanno rivelato un quadro di illegalità ancora più ampio, che non si limita soltanto al gruppo dei 330 individui di nazionalità rumena.

Sono saltati fuori altri 630 nominativi di varie nazionalità che hanno dichiarato dati falsi e residenze inesistenti per ottenere illegittimamente il sussidio economico a sostegno della povertà elargito dal Governo.

Interrotta la percezione del reddito

Anche per loro, così come per le 330 carte di pagamento elettronico intestate alle persone di nazionalità romena, la Procura della Repubblica di Torino ha disposto l'interruzione dell'erogazione del Reddito di Cittadinanza.

E non solo: si è scoperto che oltre al prelievo in contanti agli sportelli bancomat consentito per un massimo di 100 euro mensili a carta per i nuclei familiari composti da un singolo individuo (incrementato in base al numero di componenti il nucleo), anche la quota di reddito destinata all'acquisto di generi di prima necessità veniva in realtà ritirata sotto forma di denaro contante presso esercizi commerciali consenzienti che, a fronte di un pagamento con card di 500 euro per una spesa fittizia, restituivano una cifra inferiore in contanti. 

A favore dei soli 330 cittadini rumeni, la somma elargita ammonta a circa 1.600.000 euro a cui si aggiunge una erogazione mensile di circa 166.000 euro.

La somma complessiva, riferita alla totalità delle 960 persone attualmente sotto indagine, è approssimativamente stimabile in 6 milioni di euro già elargiti (500.000 euro corrisposti mensilmente) che rappresenta  anche il risparmio annuo dello Stato derivato dall’interruzione dell’erogazione.

Chiorino: "Da marzo la misura contro i furbetti"

«Lo dico da sempre e lo ribadisco con forza oggi, dopo l’ennesima notizia che conferma l’assurdità del sussidio e vedendo, ogni giorno, quante aziende piemontesi sono state messe in ginocchio dai rincari di materie prime e energia. Sono fiera di aver avviato in Piemonte la prima vera stretta nei confronti dei 'furbetti del reddito"', che impegnerà tutti i percettori a frequentare corsi di formazione obbligatori con la sospensione del sussidio in caso di rifiuto dei corsi». Lo ha detto l’assessore al lavoro della Regione Piemonte Elena Chiorino: «Entro marzo - ha annunciato - il provvedimento sarà reso operativo su tutto il Piemonte, coinvolgendo una platea di circa 25 mila persone, che hanno sottoscritto il patto per il lavoro, su un totale di 83 mila beneficiari. La nostra Nazione ha bisogno di investimenti che creino lavoro e occupazione: per chi è seriamente in cerca di lavoro, forniremo degli strumenti formativi “personalizzati” per favorire l'incrocio fra domanda e offerta e facilitare la ricollocazione lavorativa. La stretta, invece, sarà per chi lavora in nero».

dal nostro corrispondente a Torino

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