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Attualità | 01 dicembre 2021, 16:16

Giornata dell'Aids: a Vercelli seguiti 275 pazienti sieropositivi. Otto nuove diagnosi nel 2021

In un convegno a Novara, il primario di Malattie Infettive, Silvio Borrè, ricorda che prevenzione e conoscenza sono le armi migliori per difendersi dall'Hiv: «Ci sono test gratuiti per tutte le malattie sessualmente trasmissibili»

Giornata dell'Aids: a Vercelli seguiti 275 pazienti sieropositivi. Otto nuove diagnosi nel 2021

E' stato definito la peste del secolo (scorso) ma da tempo - e soprattutto in questi anni di pandemia - l'Aids rischia di passare in secondo piano, così come le attività di prevenzione e diagnosi precoce che, pure, hanno dato un grande aiuto nel combattere questa malattia.

Il 1 dicembre ricorre la giornata mondiale per la lotta contro l'Hiv e, nella mattina di oggi, il primario del reparto di Malattie Infettive del Sant'Andrea, Silvio Borrè, ha partecipato, a Novara, a un convegno organizzato dall'UPO e dedicato agli universitari e ai ragazzi delle scuole superiori.

Un'occasione per fare il punto (anche)   sulla situazione vercellese. 

«Nell’Ambulatorio di Malattie Infettive di Vercelli sono regolarmente seguiti 275 pazienti - ha spiegato -: 87 donne e 188 uomini; la loro età media è 50 anni e il  99% di loro n trattamento antiretrovirale attivo con buona risposta viro immunologica. Nel 2021 sono state fatte 8 nuove diagnosi di Hiv che hanno riguardato 3 donne straniere e 5 maschi (dei quali 3 stranieri) anche loro con età media 50 anni: 4 con patologie AIds e purtroppo, si è registrato un decesso».

Il dato vercellese è in linea con quanto avviene nel resto del Piemonte dove gli ambulatori gestiscono, nelle realtà periferiche ove esistono le malattie infettive, almeno 250 pazienti per Centro.

«E’ difficile far comprendere alla nuove generazioni perché ancora oggi sentiamo il bisogno di celebrare questa data perché di Hiv si parla poco - ha rilevato Borré -:  la chiusura delle scuole, con lezioni a distanza, non ci ha più permesso di garantire quel minimo di prevenzione o quantomeno informazione indispensabile per formare i giovani ricordando loro che la prima regola è proprio rappresentata dalla protezione e dalla conoscenza. Nonostante l’infezione da Hiv sia prevenibile, l’elevata percentuale (53%) di identificazione tardiva, ovvero quando il sistema immunitario è ormai compromesso, dimostra che la diagnosi precoce resta ancora il punto cruciale».

Nel 2020, secondo i dati WHO, 37 milioni di persone viventi sono sieropositive per HIV con 680.000 decessi e 1.5 milioni di nuove infezioni. In Italia i nuovi casi diagnosticati nel 2020 sono stati 2500  

«E’ necessario formare i giovani - è la riflessione dell'infettivologo - cercando di mantenere vivo il ricordo e invitandoli a sottoporsi ai test, sempre gratuiti per HIV e le malattie sessualmente trasmissibili, disponibili presso gli ambulatori delle malattie infettive con accesso diretto

E’ necessario formare i giovani, cercando di mantenere vivo il ricordo e invitandoli a sottoporsi ai test, sempre gratuiti per HIV e le malattie sessualmente trasmissibili, disponibili presso gli ambulatori delle malattie infettive con accesso diretto. L’Hiv ha sempre rappresentato una patologia di cui vergognarsi non solo per noi ma anche per il mondo extra europeo. Lo stato di sieropositività significa sentirsi giudicato ed emarginato. I nostri pazienti hanno avuto bisogno di sentirsi protetti durante la pandemia e ricevere certezze circa la loro privacy all’avvio della campagna vaccinale per il covid, hanno avuto il timore di essere i più vulnerabili e si sono affidati a noi per le informazioni». 

E, proprio guardando alle due pandemie, Borrè rileva che, nonostante le numerose differenze, un denominatore comune c'è ed è appresentato dalle difficoltà nei Paesi in via di Sviluppo; non è ancora possibile debellare il virus dell’Hiv perché in alcune situazioni l’ignoranza e la discriminazione non permettono di accedere e seguire le cure. L’obiettivo del WHO è quello di poter espandere le terapie e azzerare le infezioni nel 2022. «Ma tutto ciò - è la conclusione - potrà essere raggiunto solo se accompagnato dalla precocità diagnostica e da una costante e puntuale informazione scientifica nonché da un superamento culturale e questo spetta soprattutto a noi sanitari».

redaz

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