«Gli insulti? Li sentivano i piantoni, il parroco della chiesa confinante, chi parcheggiava nel cortile della Provincia. In un'occasione in un cui la vice prefetto Attianese ebbe una reazione un po' decisa, il prefetto Malfi afferrò un oggetto dalla scrivania e fece cenno di volerlo lanciare al suo indirizzo». A raccontarlo, nell'ultima udienza del processo dedicata ai testi dell'accusa, è una delle ex funzionarie di via San Cristoforo, oggi in pensione. Anche lei ha ribadito il clima difficile che si viveva in quel periodo in Prefettura. Un clima rispetto al quale, tuttavia, nessuno pensò mai di prendere provvedimenti: la stessa funzionaria, delegata sindacale, non ritenne di dover segnalare quanto oggi le parti civili e diversi testi raccontano di aver vissuto. La donna ha detto di essere venuta a conoscenza del mancato versamento dei contributi alla colf verso la fine dell'epoca Malfi così come ha detto di aver saputo delle accuse che venivano mosse all'allora segretaria di aver sottratto del denaro dal conto personale di Malfi. «Me lo raccontò lei - ha ricordato -. Io le dissi che se era sicura di aver agito correttamente non avrebbe dovuto pagare quanto le veniva imputato come ammanco».
Nel gruppo dirigente dei più stretti collaboratori di Malfi, quasi tutte donne a eccezione dell'ex vice prefetto vicario Giovanni Icardi, è stata finora solo l'allora capo di Gabinetto a dare un quadro parzialmente diverso del superiore. «Aveva molte aspettative e obiettivi elevati e pretendeva grande impegno dal suo gruppo di collaboratori più stretti», ha detto, negando di essere mai stata offesa dalle espressioni, talvolta in dialetto napoletano, che Malfi avrebbe usato all'indirizzo dei suoi dirigenti. La donna ha poi ricordato un episodio in cui la Attianese, dopo un'accesa discussione con il suo superiore, aveva accusato un malore. «Ci prodigammo tutti per soccorrerla, compreso il prefetto», ha però aggiunto.
Che il clima in ufficio fosse teso, invece, lo ha ribadito l'allora vice prefetto vicario Giovanni Icardi: «Non c'era l'unione che ho visto in altri uffici - ha detto - e con il personale il Prefetto usava espressioni non consone al ruolo ricoperto». Meno precisi i ricordi sull'altro filone d'inchiesta per il quale il vice prefetto è stato sentito, quello relativo alla gestione dei migranti. Icardi, che firmò le prime manifestazioni di interesse e il primo bando relativo all'accoglienza dei richiedenti asilo, ha spiegato la difficile situazione e il clima emergenziale che si viveva tra il 2014 e il 2015: «Passavamo il tempo a far telefonate per trovare edifici in cui sistemare i migranti in arrivo - ha ricordato -. Sindaci, parrocchie, diocesi, enti religiosi, enti parco, case di riposo. Il Prefetto si spese molto in quest'attività, fece decine di telefonate per trovare spazi da destinare ai migranti. E spesso otteneva risposte negative». Ma quando si è poi trattato di scendere nel dettaglio della prima manifestazione di interesse e della gestione del successivo bando (filone d'indagine per cui, oltre al Prefetto sono a processo anche Gianluca Mascarino di Obiettivo onlus, l'allora vice prefetto vicario Raffaella Attianese e la funzionaria Cristina Bottieri), Icardi non è riuscito a scendere nei dettagli: nessun ricordo specifico in merito a quali fossero le cooperative assegnatarie, a eventuali irregolarità emerse durante i controlli o a possibili sanzioni erogate, solo un episodio in cui i migranti si sarebbero lamentati di aver ricevuto jeans non di marca.
Sull'accoglienza dei migranti assegnati al Vercellese è tornato invece un operatore della Guardia di Finanza che, nel 2016, aveva svolto un'attività d'indagine parallela a quella aperta dalla Questura. Un'indagine che riguardava la sola cooperativa di Mascarino. Secondo il finanziere le strutture utilizzare da Obiettivo onlus «erano messe a disposizione della cooperativa per intervento diretto della Prefettura, cosa che non succedeva per le altre cooperative». Incalzato dalle difese sul tema, il finanziere ha specificato di aver indagato solo su Obiettivo onlus e in relazione alle strutture di Palazzolo, Vercelli, Saluggia e Alice Castello. E, proprio per queste ultime due, il finanziere ha aggiunto che le capienze dichiarate sarebbero state sovrastimate rispetto a quelle reali. Anche su questo tema sono tornati i legali di Malfi, Mascarino e Attianese chiedendo conto delle ispezioni che venivano effettuate da Vigili del Fuoco e tecnici per valutare l'adeguatezza dei locali e le capienze.
Le capienze teoriche delle strutture, per altro, non furono mai raggiunte: un elemento che apre alle tesi delle difese, legate al regime di emergenza che veniva affrontato e alla possibilità che la Prefettura aveva di operare in modo autonomo per affrontare la situazione.
Di certo questi temi saranno ripresi nel corso della prossima udienza la parola passerà agli imputanti e ai primi testi della difesa. Sia la vice prefetto Raffaella Attianese che la funzionaria della Prefettura Cristina Bottieri hanno annunciato l'intenzione di sottoporsi a esame, mentre le difese di Malfi e Mascarino si sono prese ancora un po' di tempo per decidere.