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Trino | 10 dicembre 2020, 11:34

Legambiente: «Ai lombardi l'energia, ai vercellesi l'inquinamento»

Trino: duro intervento con il progetto dell'Enel per Leri Cavour

Legambiente: «Ai lombardi l'energia, ai vercellesi l'inquinamento»

Buongiorno direttore,

È mai possibile che le avventure, a Leri, in codesto territorio desolato, debban risolversi sempre o con il nucleare o con il gas metano? Innanzitutto ci scusiamo, in maniera postuma, con il grande Faber, Fabrizio De André, per la parafrasi di una strofa della celeberrima ballata, Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, ma questo "gioco verbale" ci è utile per arrivare più facilmente a far comprendere quello che ENEL Produzione ed i nostri governanti, anche quelli locali, hanno prefigurato e prefigurano per il nostro territorio.

Purtroppo per quella che fu un tempo la tenuta risicola di Cavour non c’è pace e alternativa: o destino nucleare o area dove produrre energia che servirà ad altri, ma che a noi lascerà solo gli inquinanti emessi. Nell'arco di qualche settimana siamo passati dall’autocandidatura trinese per il Deposito unico per le scorie radioattive a media e bassa intensità, al progetto di centrale a ciclo combinato, da 870 MWe (Mega Watt elettrici). Destino beffardo quello del fondo del grande Camillo Benso: prima - si tentò con il nucleare, una mega centrale da 1900 MWe, ma, nel 1987, il popolo sovrano negò il tentativo; successivamente – un impianto, a ciclo combinato, gasolio-gas metano, da 700 MWe, costruito tra il 1991 ed il 1997, in piena tangentopoli, inaugurato nel 1998 e chiuso nel 2013, dopo appena 15 anni scarsi di funzionamento, ben al di sotto della sua effettiva potenza. Centrale che, in fase di costruzione, si “mangiò” più di mille miliardi di lire (circa 520 milioni di euro) di soldi pubblici e la quasi totalità del già misero comparto artigianal-industriale locale: tutte quelle aziende che, non avendo l’iscrizione all’albo nazionale dei costruttori, si dovettero accontentare di appalti marginali, tirati all’osso, che finirono per decretarne, prima il malessere, e, poi, per tante, la chiusura. Altro che rilancio del territorio!

Ora, ENEL, ci ripropone un impianto simile, da 870 MWe nominali, quale sia la logica per la quale il Piemonte, esportatore di energia elettrica (ne ha e ne produce più del proprio fabbisogno), debba accettare di farsi costruire un altro “mostro” di siffatte dimensioni resta un mistero, anche e soprattutto alla luce dei 550 MWt (MegaWatt termici); calore che sarà per lo più sprecato, “utilizzato” in minimissima parte (meno dell’1%), ammesso che questo poi avvenga, per scaldare tre cascine più il Borgo di Leri; il resto scalderà la pancia alle rane o finirà in cielo, insieme a CO2, NOx e polveri fini, immiserendo ulteriormente una qualità dell’aria già infima, nonostante la ricerca per "ottenere una concentrazione di emissioni in atmosfera [...] in linea con i criteri più avanzati di compatibilità ambientale". Tutto ciò a beneficio di altre regioni, in primis la Lombardia, che attraverso l’elettrodotto Trino-Lacchiarella, avrà a disposizione la parte più nobile di tale impianto, l’energia elettrica, lasciando ai piemontesi, l’inquinamento. Quale sia il ritorno per questo territorio lo sanno veramente in pochi.

È del tutto ovvio che gli ambientalisti, ancora una volta, si batteranno contro questa scelta demenziale, opzione che, in cambio di quattro denari e pochissimi posti di lavoro, finirà per impoverire una terra che ha bisogno di altre progettualità. Il vercellese sembra avere la vocazione di attrarre solo negatività industriali: inceneritori, discariche, impianti per il trattamento dei rifiuti organici, impianti per la produzione di pallet in cui l’uso di colle è pericolosamente fondamentale e quantitativamente importante, depositi temporanei di scorie radioattive, ed ora un mega impianto a ciclo combinato per produrre energia elettrica inutile (per il Piemonte) e dannoso per la (sua) popolazione.

Accanto al progetto di megacentrale a ciclo combinato pare essere risorto il progetto di parco fotovoltaico di Enel Green Power: certamente un impianto che sfrutta l'energia del sole è da preferirsi ad uno che brucia fonti fossili, ma, anche qui, è il modello di concentrazione di grandi impianti fotovoltaici in mano a grandi compagnie, piuttosto che uno schema di piccoli impianti, aziendali e familiari, più diffuso ed economicamente più democratico, a disturbare/preoccupare. In ultima analisi la volontà di grandi produzioni per grandi consumi stride con la necessità globale del risparmio di energia. È del tutto ovvio che le associazioni ambientaliste, come già affermato, si batteranno contro questo modello, cominciando col depositare proprie osservazioni al progetto della nuova centrale; le stesse si aspettano che le amministrazioni interessate, a partire dalla Regione Piemonte, accantonino le illusioni da compensazioni economiche per difendere le ragioni della salute delle popolazioni locali e dell'ambiente. 

Legambiente Vercelli Valsesia

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