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Economia | 02 dicembre 2020, 12:50

Il ruolo del management nel Terzo Settore

Il punto di vista del Dottor Paolo Picco, Manager nel non profit

Il ruolo del management nel Terzo Settore

Ci si chiede sempre più spesso quale sia oggi il ruolo del Terzo Settore e soprattutto quale sia il suo valore economico in un paese sviluppato come il nostro. In questa intervista vogliamo porre l'accento sull'importanza delle organizzazioni non profit e sulla necessità di acquisire figure manageriali in grado di gestire in modo professionale le risorse umane ed economiche delle organizzazioni. Inoltre, non possiamo dimenticare che in questo momento particolare di crisi e di emergenza sanitaria, il Terzo Settore fa sempre più fatica a ricevere donazioni e fondi anche a causa di alcuni scandali del passato, legati ad organizzazioni con intenti ben diversi da quelli della solidarietà, che hanno infangato purtroppo quelle con scopi seri.

Nel corso degli ultimi due decenni abbiamo comunque assistito alla crescita vertiginosa di organizzazioni non profit strutturate e organizzate in modo professionale. Per sapere a cosa sia dovuta tale crescita abbiamo chiesto il parere del Dottor Paolo Picco, Manager del Terzo Settore.

Breve scheda introduttiva di Paolo Picco:

Paolo Picco, già Dirigente del settore Gare e Appalti di una primaria azienda italiana con circa 7000 dipendenti, nei servizi alle imprese ed Enti Pubblici. Già Direttore Risorse Umane di filiale italiana di una multinazionale francese con circa 400 dipendenti, attiva nei servizi energetici ad imprese ed Enti Pubblici. Responsabile del Personale ed assistente del Segretario generale di primaria ONLUS nazionale nei servizi medico scientifici. Responsabile del personale di struttura Ospedaliera con circa 600 dipendenti. Responsabile del personale e VDG di importante impresa di servizi tecnologici con circa 800 dipendenti.

Responsabile del comparto vertenze sindacali in organizzazione sindacale.

Oggi Manager a contratto per imprese private e Manager e Consulente per diverse associazioni non profit. p.picco@inwind.it

Queste le domande che abbiamo rivolto a Paolo Picco:

Vista la sua lunga esperienza come Top Manager in organizzazioni del Terzo Settore, quali sono le prospettive della crescita Manageriale?

Il settore è quello a più alto tasso di crescita. Un po' come la corsa all’Ovest nell’800 degli Stati Uniti, con tutto ciò che le cronache storiche ed attuali raccontano. Un percorso che sicuramente si stabilizzerà nel futuro ma che avrà diverse luci ed ombre nei prossimi primi decenni.

Di sicuro dovrà migliorare la professionalità e la reputazione dei manager che dovranno essere capaci di promuovere ed attuare una linearità non comune nelle organizzazioni da loro condotte o con le quali collaboreranno. Una cosa comunque certa è che oltre alla rinnovata capacità organizzativa, all’aumento di efficacia della macchina e delle risorse, la reputazione sarà una sfida costante, un po' come, mi si permetta, i primi sceriffi del Far West”.

Considerando il periodo di crisi economica – covid e non covid e la competizione delle crescenti onlus, quali sono secondo lei i vantaggi cui devono mirare le onlus per aumentare i loro introiti e le possibilità di sopravvivenza?

Di certo la corsa per accaparrarsi 5 x 1000, donazioni, ricerca fondi per progetti speciali, porteranno le ONLUS ad un vera e propria competizione. Stato e banche non potranno esserci su tutto, sia per la difficile situazione economico - finanziaria attuale, sia per come ad oggi sono stati gestiti i bandi di contribuzione del Pubblico (si ricordi il caso Roma Mafia Capitale) o come sono gestiti i Fondi di alcune delle chiacchierate Fondazioni bancarie ( vedasi il recente caso Fondazione OPEN ). Sicuramente dovranno aumentare i canali di fund raising, che però per essere efficaci dovranno avere validi motivi di distinzione. Nessun Fund Raiser potrà far introitare i fondi desiderati ad ONLUS poco capaci di comunicare i propri valori e che non siano, sotto il profilo della reputazione, insospettabili.

Per questo motivo sono apparsi da non molto strumenti di grande distinzione. Non poche sono le organizzazioni che, per non cadere nella rete di organizzazioni non profit illegali, si sono avvicinate allo standard OLC 2015 (la certificazione OLC - Onlus Certification), che, progettata da un team specializzato di consulenti della società AACHEN, con oltre 30 anni di esperienza nella compliance normativa e legislativa, si distingue nel panorama per essere decisamente più efficace della stessa riforma del 3^ settore, vista da moltissimi come una mera e onerosa prassi burocratica. Le imprese ed i donatori privati ( spesso, gli stessi imprenditori, i loro manager o i dipendenti di aziende dove da decenni sono in vigore prassi come l’ISO 9001, l’ISO 14001, la SA 8000 ( e molti altri schemi di qualificazione e distinzione ), ricercano nelle onlus gli stessi valori di qualità e conformità che essi sono abituati tutti i giorni a riscontrare nelle proprie organizzazioni. Io stesso nelle ONLUS dove opero come Manager o come Consulente, al di là di un rigoroso codice etico, sono sempre promotore di innovazione tecnica ed organizzativa e sovente uno schema proprietario come l’OLC si rivela molto più utile di prassi amministrative soventemente poco controllate, sennò non si spiegherebbero tutti gli scandali che giornalmente gettano l’intero 3^ settore nel discreto e nel dubbio”.

La formazione manageriale va sicuramente implementata, soprattutto dopo episodi gravi come il caso della onlus “Uniti per la Provincia di Cremona”. Quali sono gli aspetti che vanno migliorati?

Il caso Cremona è stato un dramma per tutta la collettività del Territorio. Purtroppo i Manager scelti dal Comune di Cremona e soprattutto dalla Fondazione Arvedi si sono rivelati inadeguati, sia nella loro preparazione professionale che nell’etica dei ruoli. Il fatto è che molte associazioni e privati del territorio si sono fidati di chi li aveva loro segnalati come persone al di sopra di ogni sospetto. L’errore marchiano è stato questo. Quindi Fondazioni disattente ed Ente Pubblico con i soliti limiti di visione aziendale. La qualifica dei Dirigenti e delle responsabilità passa non solo dal “ passato” …ma dal presente e dal futuro ed ogni organizzazione deve essere capace di accorgersi che le cose vanno sempre dimensionate per il futuro e soprattutto occorre individuare le misure di controllo costante dell’operato di chi gestisce le strategie e le finalità dell’organizzazione.

Anche in questo caso la riforma del 3^ settore è abbastanza blanda nonostante, confrontando il D.lg. 117/17 con lo standard OLC 2015, si noti come lo standard OLC sia decisamente avanti nella sua capacità di prevenire le criticità della 106/16 ed i successivi decreti attuativi. Di certo, da donatore aziendale privato ho imparato che non donerò mai 1 euro ad un'organizzazione che non sia dotata di tale standard, dato che se non ce l’ha è perché o non vuole (per nascondere magagne), o non può (come sopra), oppure non ci crede. Tuttavia, se un Manager non crede nella possibilità di migliorare è immediatamente da allontanare, poichè non fa gli interessi della ONLUS. In alcune ONLUS già sotto Dlg 231/01, ho accettato incarichi solo dopo la massima assicurazione che avrei avuto spazio libero per progettare ed attuare un sistema di prevenzione e controllo come quello OLC”.

Maurizio Losorgio

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