Leggo oggi su InfoVercelli24 che, durante il consiglio comunale di ieri, è stata respinta una mozione della minoranza sull'opportunità di adottare misure per il benessere psico-fisico degli anziani in casa di riposo. In particolare, quelle volte a migliorare la relazione tra gli ospiti e le loro famiglie.
Sul Corriere della Sera di domenica scorsa, tale questione veniva messa in risalto in prima pagina e l'articolo sulla stanza degli abbracci veniva sviluppato in ben due pagine interne, con l'esempio di tante iniziative virtuose. L'ho letto con molta attenzione perché anche io ho l'anziana madre ospite in una casa di riposo, a Borgo Vercelli; pertanto è un tema cui sono particolarmente sensibile.
Di certo la pandemia ha posto, e pone, notevoli problemi di carattere sanitario che costituiscono la principale preoccupazione di cura. Ma non è nemmeno possibile chiudere gli occhi di fronte all'enorme danno psicologico che stanno subendo i nostri carissimi anziani destinati all'isolamento.
Mi chiedo come non si possa almeno tentare la ricerca di modalità di relazione alternative a quelle fin qui messe in atto, affinché i nostri genitori e nonni, salvati dal covid, non cedano alla depressione, al dolore per la forzata solitudine. Un tempo si diceva: "è morto di crepacuore".
Da figlia posso testimoniare che anche il dolore dei parenti è spesso insopportabile. C'è il desiderio, sempre vivo, di accarezzare una mano, i tratti del viso di chi ci ha dato la vita e sostenuto nei momenti difficili dell'esistenza. Ritengo sia doveroso non impigrirsi in risposte scontate, che ricusino a priori la ricerca di diversificate soluzioni per consentire, in sicurezza, a famiglie ed ospiti di ricongiungersi affettivamente e fisicamente, soprattutto nel periodo delle Feste natalizie.
Lina Besate