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Notizie dal Piemonte | 15 ottobre 2020, 11:21

"Piemonte, i conti non tornano. Un quarto dei tamponi del Veneto e il doppio dei ricoveri"

L'affondo dei consiglieri regionali del Pd Valle e Rossi: "Il sistema è di nuovo in crisi e il virus circola incontrollato"

"Con 5.967 tamponi, la metà della Toscana, un terzo dell'Emilia Romagna e un quarto del Veneto, il Piemonte dimostra tutta la sua fragilità. Non è solo il numero assoluto che colpisce, ma anche la straordinaria incidenza di positivi: 499, il 10% sui tamponi effettuati, contro i 339 (2%) dell'Emilia, i 657 del Veneto (3%) e i 575 (5%) della Toscana. Vuol dire che da noi il virus sta circolando in maniera incontrollata". Domenico Rossi (vice presidente Pd della commissione Santà) e Daniele Valle (presidente Pd della commissione sul Covid19) vanno all'attacco della Regione, "cenerentola" nell'esecuzione dei tamponi.

"I numeri di questi giorni certificano che il sistema è in crisi e che occorre riaprire l'unità di crisi 24 ore su 24 - attaccano Rossi e Valle - Gli ospedali necessitano di coordinamento continuo sulla gestione della pandemia e dei ricoveri: tra poche settimane, se il trend non si arresta, saremo in crisi. La Giunta regionale continua a dichiarare, ancora ieri, una capacità di 15.000 tamponi al giorno. Un numero mai raggiunto e che pare smentito anche da un documento del Dirmei del 25 settembre che fissa l'obiettivo a quota 12.000 l’obiettivo".

A corredo la polemica sulla carenza di reagenti che limita l'esecuzione dei test in grado di individuare i soggetti positivi. 

"A pari popolazione e numeri simili di ricoverati in terapia intensiva, il Piemonte ha 562 ricoverati non intensivi, contro i 383 dell'Emilia, i 229 della Toscana e i 271 del Veneto - rilevano i consiglieri regionali -. C'è poi un altro dato che preoccupa e che l'assessore dovrebbe spiegare: l'incremento delle persone messe in isolamento domiciliare è inferiore addirittura all'incremento giornaliero delle persone contagiate. Ma se il contact tracing serve a interrompere la catena di trasmissione anche questo dato ci dice che c'è qualcosa che non funziona. Dalle segnalazioni che riceviamo una risposta è da cercare nei tempi, sempre di più lunghi, tra identificazione di un caso positivo e l'indagine epidemiologica sui suoi contatti stretti.  Molto spesso si arriva alla fine del periodo di quarantena con la conseguenza che il virus ha continuato a girare. Non basta, quindi, potenziare la rete dei laboratori, ma anche la rete del personale sanitario che opera sul territorio. I Sisp non sono più in grado di rispondere o di rispondere in tempi ragionevoli.

 

redaz

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