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Politica | 11 agosto 2020, 15:08

Il caso del "bonus Covid" da 600 euro crea imbarazzo in Regione

Due consiglieri leghisti e uno del Pd hanno chiesto i fondi, ma il caso rischia di estendersi: "l'abbiamo già restituito", dicono

Il caso del "bonus Covid" da 600 euro crea imbarazzo in Regione

Rischia di estendersi a macchia d’olio in Regione il “caso dei furbetti del bonus Covid” che, come Targato aveva evidenziato domenica sera, sta coinvolgendo i primi inquilini di Palazzo Lascaris.  Il primo a farne le spese – almeno in termini d’immagine – è il giovane padano Matteo Gagliasso, saviglianese, il quale già mesi fa era incorso in un’altra gaffe a proposito delle mascherine targate Lega. E già filtra un secondo nome: quello di Claudio Leone, consigliere originario del Canavese.

Gagliasso ha incassato il bonus su indicazione del suo commercialista, che poi ha restituito, ma non vuole rilasciare dichiarazioni. Il neo commissario provinciale cuneese del partito, il senatore Giorgio Maria Bergesio, non vuole rilasciare dichiarazioni, in attesa di conoscere gli sviluppi della vicenda in ambito parlamentare e regionale. 

Bergesio sa che la partita è delicatissima e, fresco dell’endorsement del segretario regionale e capogruppo a Montecitorio, Riccardo Molinari, non vuole farsi trascinare in querelle pericolose.   Se a Gagliasso – secondo i compagni di partito - può essere concessa, per la seconda volta, l’attenuante generica della giovane età, resta comunque il fatto che la Lega non ci sta a farsi processare in piazza e meno che mai ad essere il solo capro espiatorio.  A questo punto sembra che gli stessi maggiorenti del partito, in attesa di più chiare indicazioni del segretario Matteo Salvini, sarebbero propensi a che vengano resi noti i nomi di tutti coloro che a Palazzo Lascaris hanno percepito il bonus. 

Una situazione che sta creando imbarazzo nelle fila della maggioranza dove si sussurra che - se la vicenda non si arenerà - a rimetterci la faccia, potrebbe essere qualcuno di ben più importante del giovane ingenuo consigliere regionale saviglianese.  Siamo alle....schermaglie procedurali, anche se di penalmente rilevante – è bene e corretto ribadirlo – non c’è alcunchè.  Ma in politica, di questi tempi, esempio e sobrietà non sono quisquilie.

"Ho già provveduto allo storno delle cifre all'Inps restituendo i due bonus": ha invece raccontato all'Ansa Claudio Leone, consigliere regionale del Piemonte, eletto lo scorso anno per la prima volta nella Lega. "I contributi erano destinati alle società di cui faccio parte per il periodo di chiusura dei negozi - spiega -. Sentito il commercialista, entrambe rientravano nelle attività alle quali spettavano gli aiuti. Ne ho parlato con i soci e abbiamo deciso di chiedere il bonus. L'ho fatto a cuor leggero forse, certo che fosse consentito. La politica non c'entra nulla".

Anche in casa Pd qualcuno ha fatto "coming out": il consigliere Diego Sarno, con un lungo post su Facebook, attribuisce a un "errore" la richiesta dei 600 euro, cui racconta di aver subito rimediato non appena ha visto la somma accreditata sul proprio conto corrente.

"La mia compagna - scrive - fa questo di lavoro e da sempre gestisce la contabilità riguardante la mia attività professionale. Durante il lockdown, per provare diverse procedure ha usato la sua partita Iva e anche la mia (avendone due tipologie diverse) così da essere pronta per assolvere senza errori e con una maggiore velocità le molte procedure gestite per i clienti dello studio nel quale lavora".

"Quando è uscito il bonus per gli autonomi - continua -, come sempre ha usato la mia partita Iva per provare la procedura e nella contemporaneità di quelle degli altri clienti ha concluso anche la mia per errore. Quando me lo ha detto, e qui c'è l'errore di sottovalutazione e poca attenzione, ho lasciato correre dando per scontato che il bonus non mi sarebbe stato concesso vista la mia situazione reddituale".

Poi, la corsa ai ripari dopo la verifica del versamento. "Nelle settimane successive, quando ho visto l'accredito sul mio conto corrente ho cercato una soluzione e non sapendo di poter restituire la somma direttamente ad INPS, ho effettuato un bonifico pari all'importo ricevuto delle due tranche da 600 euro come beneficenza per l'emergenza covid".

E così conclude Sarno: "Non ho sentito l'esigenza di raccontarlo prima, ma oggi vista l'onda mediatica e avendo un ruolo pubblico sento il bisogno di raccontarlo per trasparenza e onestà intellettuale. Da sempre ho un'attività legata al mondo della comunicazione che è la mia principale occupazione che una volta terminata l'esperienza politica continuerà a sostenere me e la mia famiglia. Prova del fatto che non sono nella categoria dei furbetti è la non richiesta (pur avendo i requisiti e potendola ottenere) della tranche dei 1000 euro visto che il fatturato della mia attività era sceso di oltre il 33% rispetto al periodo precedente. Non ho pensato neanche per un secondo di chiederli e infatti non l'ho fatto".

dal nostro corrispondente a Torino

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