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Borgosesia | 01 agosto 2020, 17:18

Dall'Anaao dubbi sulla terapia intensiva a Borgosesia. La replica di Tiramani

Il sindaco: "Il nostro ospedale è stato fondamentale durante la pandemia. Disponibile a fornire tutte le informazioni sul progetto"

Dall'Anaao dubbi sulla terapia intensiva a Borgosesia. La replica di Tiramani

Dopo che il Ministero ha dato il via libera alla terapia intensiva a Borgosesia, la Regione Piemonte viene interpellata da un’altra voce che insinua dubbi: si tratta del Sindacato dei Medici Ospedalieri, ANAAO, che per voce della segretaria regionale Chiara Rivetti chiede ai vertici regionali di valutare se sia giusto creare posti letto di terapia intensiva a Borgosesia, Carmagnola e Saluzzo, avanzando argomentazioni legate a tempi di realizzazione e personale.                              

Il sindaco di Borgosesia, il deputato Paolo Tiramani, non si scompone davanti a queste dichiarazioni, ma pazientemente ricorda all’ANAAO, e alla segretaria Rivetti, una serie di elementi fondamentali, che sembra curioso siano sfuggiti proprio all’associazione sindacale dei medici, i primi che dovrebbero avere ben chiara la situazione creatasi a seguito dell’emergenza sanitaria.

«Sono molto stupito della posizione critica dell’ANAOO – dice Tiramani - trattandosi del maggior sindacato medico ospedaliero spero conoscano il quadro relativo alla lotta al Covid-19 sul nostro territorio e dunque  mi auguro non sia loro sfuggito ruolo fondamentale avuto dall’Ospedale di Borgosesia, dove non solo si sono curati i pazienti Covid a varia intensità, ma contemporaneamente si è anche mantenuta intatta l’operatività del Pronto Soccorso, punto di riferimento per tutta la Valsesia. O forse non ne sono informati? E allora – si chiede il Sindaco-Parlamentare – perché parlano? Chi non conosce la conformazione del nostro territorio e non sa come si sono svolti i fatti, prima di esprimere valutazioni dovrebbe informarsi. Anche il Ministero era inizialmente dubbioso, ma poi l’evidenza dei fatti ha fatto rientrare tali dubbi».

Tiramani spiega nel dettaglio il quadro della situazione: l’Ospedale di Borgosesia, durante la cosiddetta “Fase 1” ha supportato l’ospedale principale di Vercelli  accollandosi  una parte consistente di lavoro, si è quindi posto come centro- Covid a tutti gli effetti, intercettando e ricoverando i pazienti affetti dal virus, e consentendo così al Sant’Andrea di  non intasare e bloccare tutte le attività ospedaliere. In caso di una seconda ondata, l’operatività dell’Ospedale di Borgosesia è fondamentale: «Come l’ANAOO immagino sappia – aggiunge Paolo Tiramani - i pazienti con COVID–19 ricoverati o in subintesiva sono a rischio peggioramento e intubazione, spesso rapida. Senza letti di terapia intensiva, questi pazienti sono a maggior rischio perché dovrebbero essere trasferiti in un reparto attrezzato, affrontando un viaggio in ambulanza di quasi un’ora per l’ospedale vercellese. Con rischi sia per il paziente che per gli operatori di soccorso».

Anche sul fronte del personale, Tiramani chiarisce bene la situazione: «Prima di tutto, vorrei fosse chiaro che i letti di Terapia Intensiva saranno aggiunti per decisioni ministeriale in gran numero in Piemonte, il problema che non vi siano al momento sufficienti risorse di personale vale dunque per tutti i luoghi dove essi andranno messi. Per quanto riguarda Borgosesia – specifica - il nostro ospedale è già dotato di anestesisti e rianimatori, che andranno solo inseriti in una struttura organizzata. Ovviamente, verrà attivata una gestione modulare delle risorse: non tutti i letti saranno attivi in condizione di routine, ma saranno pronti in caso di emergenza. Non dimentichiamo inoltre - sottolinea infine Tiramani – che a Borgosesia le strutture per la terapia intensiva sono già state messe a disposizione da benefattori locali, che si sono accollati anche i costi». 

La replica di Tiramani si conclude con fermezza e cortesia: «Siccome è evidente che le osservazioni di Chiara Rivetti si fondano su un gap di informazioni, La invito volentieri in Valsesia:  le farò percorrere la  strada che unisce (o disunisce) la nostra area montana dal resto del mondo, e valuterà lei stessa se sia opportuno che un paziente grave e intubato, oltre che infettivo, possa essere trasferito a Vercelli senza problemi per lui  e per l’equipaggio dell’autoambulanza. Sono certo che l’evidenza dei fatti chiarirà definitivamente ogni dubbio».

redaz

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