Attualità - 25 maggio 2020, 11:23

"Covid in Casa di Riposo, ecco cosa sapeva il Comune. E cosa ha fatto"

La risposta del sindaco Andrea Corsaro all'istanza di sindacato ispettivo

Quarantuno morti – 24 deceduti nella struttura di piazza Mazzini e 17 in ospedale – dei quali 12 con accertato tampone positivo al Covid19. E, nel mese di marzo, 23 operatori della Rsa assenti per malattia e sostituiti da interinali o, quando non c'è più stata disponibilità nemmeno di questi ultimi, dalla riorganizzazione dei turni di lavoro degli operatori rimasti.

E' il quadro – parzialmente noto, ma comunque drammatico – che emerge dalla lettura della risposta firmata dal sindaco Andrea Corsaro all'istanza di sindacato ispettivo depositata dai consiglieri di minoranza su quanto avvenuto in piazza Mazzini nel corso dell'emergenza Covid19. I numeri, dietro ai quali ci sono persone purtroppo morte, sono quelli che hanno portato all'apertura di un'inchiesta da parte della Procura di Vercelli e all'iscrizione nel registro degli indagati del direttore e del direttore sanitario della struttura, e di tre medici in servizio tra il Sant'Andrea e il 118.

Nella risposta di Corsaro si ripercorrono alcuni dei passaggi di quella drammatica crisi che ha interessato l'ente.

QUI L'ORIGINALE DEL DOCUMENTO

Nel corso del mese di marzo sono state quattro le comunicazioni inviate dalla direzione della Casa di riposo al Comune: quella del 5 marzo (data in cui sono state vietate le visite ai parenti); quella del 24 marzo (diffusa anche alla stampa, in cui il direttore chiedeva aiuto dopo la morte di 8 persone e l'impossibilità di ottenere i tamponi), il 26 e il 30 marzo successivi. Le ultime tre note, nella giornata stessa di ricezione, sono state trasmesse dal Comune a Regione Piemonte, Unità di Crisi, Protezione civile, Croce Rossa, Asl e Prefettura di Vercelli con la richiesta di adozione di misure urgenti di intervento da parte degli enti che, a vario titolo, potevano disporre o eseguire attività sanitaria d'emergenza all'interno della Rsa. Attività che, sul versante della sanificazione dei locali, è stata effettuata dal 26 al 28 marzo, mentre i tamponi sono arrivati solo dopo: tra il 31 marzo e i primi giorni di aprile, certificando una situazione di gravissima difficoltà anche per gli ospiti sopravvissuti.

Nella nota di Corsaro c'è anche la conferma che il primo caso di positività è stato comunicato alla Casa di Riposo il 14 marzo: si trattava di un ospite che, per eseguire alcune terapie indifferibili, doveva essere spesso portato in ospedale. L'amministrazione comunale precisa di non essere in possesso della corrispondenza tra Asl e Casa di Riposo intercorsa in relazione alla gestione di quel primo anziano positivo. Quel che è noto - poiché emerso prima attraverso la lettera resa pubblica dal direttore della struttura e poi purtroppo dalla conta dei decessi - è che per una decina di giorni, il virus si è diffuso a macchia d'olio in Casa di Riposo, senza che alcuna misura riuscisse a fermarlo.

Un altro tema sollevato dalla minoranza era quello delle mancate comunicazioni tra la struttura e i parenti: il sindaco nella sua risposta dice di non aver ricevuto segnalazioni da parte dei familiari dei parenti in relazione alla difficoltà di ottenere notizie sui propri cari. “La direzione della casa di riposo – scrive il sindaco – ha comunicato che i familiari sono sempre stati tenuti al corrente, nel limite del possibile, di quanto occorso ai loro cari”.

Il sindaco ricorda anche di aver convocato il 25 marzo, e successivamente il 9 aprile, una riunione di capigruppo per informare sulla situazione.

redaz