C’è un grave problema che sta emergendo come effetto delle restrizioni imposte per contenere il coronavirus. Riguarda le donne. Non tutte, ovviamente, ma le più vulnerabili e in difficoltà. È stato chiesto ai cittadini di rimanere in casa per far fronte all’emergenza, ma le mura domestiche non rappresentano per tutti un luogo sicuro. Così, le vittime di abusi, in questo momento rischiano due volte: il contagio e la violenza maschile.
Lo ricorda Lella Bassignana, consigliere di Parità della Provincia di Vercelli, presentando il sito https://www.respectus-it.com/ "emanazione" del progetto“What Women Want .RESPECT.US”, finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità come strumento per la prevenzione e il contrasto alla violenza alle donne. Un progetto che vede l'ufficio della Consigliera di parità con la Provincia come soggetto capofila in ATS con l’Università Popolare con la presidente Paola Bernascone e l’Associazione 12 dicembre con il Presidente Gianni Paronuzzi.
"L’isolamento, la convivenza forzata e l’instabilità socio-economica in questo periodo di emergenza coronavirus - dice Lella Bassignana - possono comportare per le donne e i loro figli e figlie il rischio di una maggior esposizione alla violenza domestica e assistita. I momenti in cui si registra un aumento degli episodi di violenza sono infatti proprio le vacanze estive e le festività, i periodi, cioè, in cui la convivenza si fa più stretta. Le restrizioni in corso, implicando una prolungata condivisione degli spazi con il maltrattante, rischiano di determinare non solo un aumento del numero stesso di episodi di violenza, ma anche un loro aggravamento, come già riportato da alcune ONG specializzate sul tema. Bambini e bambine, quindi, saranno più frequentemente testimoni diretti della violenza sulla propria madre, del rumore delle percosse e degli oggetti rotti, delle grida, delle minacce e degli insulti. Saranno ancora più esposti a tristezza, angoscia, paura, disperazione (proprie e della loro mamma), potranno provare senso d’impotenza per l’incapacità nel fermare la violenza e senso di colpa per non essere stati in grado di contrastarla, con conseguenti danni sul piano emotivo, cognitivo, comportamentale".
Per questo, oggi più che mai, è importante sensibilizzare la popolazione rispetto all’importanza di contattare le forze dell’ordine nel caso assistessero a situazioni di violenza.
“È fondamentale - prosegue il consigliere regionale Carlo Riva Vercellotti, presidente della I commissione tra le cui funzioni ha anche le pari opportunità - rassicurare le donne del fatto che la rete antiviolenza è presente, attiva e in grado di supportarle, e che anche in questo periodo potranno continuare a ricevere consulenza, sostegno e protezione".
A chi rivolgersi, dunque, in caso di bisogno?
Chiamare il Numero Nazionale Antiviolenza Donna 1522; Forze dell’Ordine o al Pronto Intervento (Carabinieri – 112, Polizia di Stato – 113, Emergenza sanitaria – 118)
Sul territorio: Centro Antiviolenza “Ricomincio da Qui”: attivo un numero di telefono attivo 24 ore con segreteria (0161.94248) e un indirizzo e-mail (ricominciodaqui@cisassanthia.it) a Santhià
Centro Antiviolenza Vercellese EOS: attivo un numero di telefono 334/3113955 a Vercelli e a Varallo Sesia.