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Attualità | 10 marzo 2020, 11:05

Addio a Mimma Bonardo, donna della Resistenza vercellese

E' morta a 99 anni: era la più anziana partigiana e una grande combattente

Mimma Bonardo in una foto tratta dall'album della manifestazione "Se non ora quando?"

Mimma Bonardo in una foto tratta dall'album della manifestazione "Se non ora quando?"

Vercelli dice addio a una delle ultime donne della Resistenza: a 99 anni è morta Annita Bonardo, la “Mimma”, partigiana della Brigata Garibaldi e coordinatrice dei “Gruppi di Difesa delle Donne e aiuto ai Combattenti della Libertà” durante l'occupazione. Era nata nel 1920 in una famiglia antifascista – il padre si era licenziato dalla Sambonet per non prendere la tessera del Fascio “ma siccome era l'unico che sapeva fare una particolare lavorazione lo facevano lavorare di nascosto”, raccontava lei – e lei, giovane impiegata al catasto, fin dai primi giorni dell'occupazione era stata impegnata in attività clandestine e di promozione della difesa delle donne.

Entrò in clandestinità dopo aver organizzato uno sciopero animato da operaie e impiegate (che sostituivano nella fabbriche i mariti in guerra) che consentì di salvare la vita ad alcuni giovani renitenti alla leva catturati dai fascisti e destinati a essere fucilati. “Incontrai una mia collega – raccontò per un quaderno sulle donne della Resistenza edito dall'Istituto Storico - che piangeva e diceva di aver visto prendere dei giovani renitenti alla leva e di aver sentito che li avrebbero portati prima in Prefettura e poi dietro al cimitero per fucilarli. Pensai che non potevamo restare indifferenti e che qualcosa dovevamo fare. Si è così deciso che tutte le donne sarebbero uscite a manifestare perché non volevamo che quei ragazzi fossero fucilati. Avvertite da me e da altre donne, le operaie della Setvis, della Sambonet e della Faini, sono uscite dalle fabbriche e tutte insieme, siamo andate in via Pietro Micca, a manifestare. Ma dopo poco sono arrivati i fascisti e la polizia. Uno dei fascisti ha voluto sapere il motivo dello sciopero, e alla mia spiegazione mi ha chiesto se avremmo fatto lo stesso se ad essere fucilati fossero stati dei fascisti, io gli ho risposto: Certamente no! e lui afferrandomi per un braccio mi ha ordinato di seguirlo in Questura”. Una delle donne se ne accorse e urlò alle altre di non farla portar via: “Allora le scioperanti, facendo una gran ressa intorno, gli hanno impedito di portarmi via e, a un tratto non so come, mi sono trovata sulla mia bicicletta insieme a un compagno partigiano che mi ha aiutato a sparire in fretta e così sono entrata in clandestinità”.

La rivolta delle donne aveva comunque sortito l'effetto sperato: i ragazzi ebbero la vita salva.

Ma per la Mimma erano iniziati i momenti più difficili: pochi mesi dopo venne arrestata dalla Brigata Nera e finì in carcere al Beato Amedeo in attesa di essere processata a Torino. Per riuscire a scappare simulò un attacco di appendicite e si fece trasferire dal carcere all’ospedale, dove c’erano medici e infermieri antifascisti: doveva essere una scusa, invece l’appendicite era davvero da operare. Dopo pochi giorni di degenza, con la complicità di un’infermiera e l’aiuto dei partigiani riuscì a scappare: restò nascosta per otto giorni a casa di una donna antifascista, poi andò a Roasio, in un ospizio gestito dalle suore e infine, agli ordini di Cino Moscatelli, comandante della “Brigata Garibaldi” della Valsesia, si occupò fino alla Liberazione del coordinamento dei “Gruppi di Difesa delle Donne e l’aiuto ai Combattenti della Libertà”.

Battagliera e tenace, nel dopoguerra aveva portato avanti la sua attività per i diritti delle donne come funzionaria del Pci, tra le mondine, le operaie, le donne del Sud degli anni '50 e '60 che scontavano quello che allora era un grande divario anche culturale rispetto al Nord industriale. Fino all'ultimo, è stata un'attenta osservatrice del mondo che le stava intorno e che ha sempre guardato dalla parte degli ultimi.

Venerdì alle 12 è previsto il commiato (in osservanza alle disposizioni sul Covi-19) davanti al Mausoleo ai Caduti della Resistenza al cimitero di Billiemme.

redaz

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