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Interviste | 23 dicembre 2019, 19:37

Al Palapregnolato è come se papà fosse ancora con me

Chiara Tugnolo, fotografa rivelazione con Engas Hockey Vercelli

Chiara Tugnolo e alcune sue foto al Palapregnolato

Chiara Tugnolo e alcune sue foto al Palapregnolato

Un nuovo nome nel mondo della fotografia vercellese: si tratta di Chiara Tugnolo. Sono sue, infatti, le immagini che meglio hanno ritratto in questi mesi il cammino vincente di Engas Hockey Vercelli.  Abbiamo incontrato la brillante trentaduenne e ci ha raccontato della sua passione a tutto tondo.

 

Com’è nato il tuo interesse per la fotografia?
Due anni fa, durante una crociera nel Mediterraneo con mio marito e mio figlio: durante le escursioni, in ogni località facevo tantissime foto usando il cellulare e mi sono subito resa conto che erano valide. Profondità, prospettiva, tipo di inquadratura, esposizione, colori: tutto okay. Al rientro ho deciso di provare ad approfondire, ma avevo solamente una vecchia macchina compatta. Durante una gita scolastica di mio figlio, mi chiedono una foto di gruppo, mettendomi in mano una reflex: quando ho guardato dentro l’obiettivo, mi si è letteralmente aperto un mondo”

Pensi che questa scoperta sia stata favorita dalla tua curiosità?
La base è stata quella, ma a muovermi c’era la voglia di riuscire a comunicare un’emozione attraverso l’immagine: quello, per me, è il messaggio da comunicare a chi guarda una foto, esattamente come accade davanti ad un dipinto.

Come ti sei formata?
Sono un’autodidatta.

E’ arrivata prima la passione per l’hockey, rispetto a quella per la fotografia?
Devo ringraziare i miei genitori, Massimo Tugnolo e Giancarla Bosi, per l’amore verso l’hockey. L’ho sperimentato fin da quando mia mamma mi aspettava, perché negli anni ’80 erano entrambi ultrà molto attivi in curva al palazzetto. Purtroppo, ho perso mio papà 10 anni fa, quando aveva solo 47 anni e non abbiamo potuto vivere questa passione insieme, anche per altri problemi familiari. Per me, essere al Palapregnolato significa sentire la sua mano sulla spalla che mi accarezza e mi dice: “Sono orgoglioso di te”. Ogni volta che a mia mamma parlo di hockey, si commuove perché percepisce la presenza di mio papà e rivive i loro ricordi insieme.

Hai quindi unito hockey e fotografia per Engas Hockey Vercelli?
Si’, perché credo sia una causa per cui vale la pena spendere energie. Ho deciso di provare a fotografare le partite, coinvolgendo anche la giovane Ilaria Pozzato che sta imparando e siamo state subito apprezzate: è una società in cui tutto è trasparente, dove ogni briciolo del lavoro svolto non va mai sprecato e questo mi sta nutrendo interiormente.

Cosa ti ispira?
Dopo un gol, scatto nel momento di massima espressione: l’integrazione fra pubblico e giocatori è bellissima e crea senso d’appartenenza; i tifosi sono immortalati per sempre con i loro eroi.”

Che materiale prediligi?
Ho con una reflex entry level, ma il sogno sarebbe riuscire a poter guadagnare il necessario per fare un salto di qualità, andando ad un livello superiore di macchina fotografica e di obiettivi.

Preferisci il digitale o la pellicola, il colore o il B/N? Stampi anche?
Prediligo il file perché si può gestire e trasformare ed è immediatamente inviabile. Ogni tanto stampo, ma è difficile trovare una stampa davvero fedele. Amo il bianco e nero, perché credo sia molto emotivo, poi gioco molto con i filtri dai colori accesi: danno più enfasi all’emotività senza essere monotoni per l’osservatore. Amo anche l’inquadratura in diagonale perché è dinamica, attuale e, soprattutto, trasmette movimento e senso della velocità.”

C’è qualche fotografo conosciuto a cui ti ispiri?
Lavoro essenzialmente secondo i miei canoni estetici. Ho visto che alcune società di hockey utilizzano anche veri e propri set fotografici e mi è piaciuta come idea. Credo, infatti, che una buona immagine sia una chiave di accesso per aprirsi alla città e oltre. Mi piacerebbe anche lavorare su video promozionali per la società, curati e particolari, che rendano il senso di bellezza e carica di questo sport.

Vorresti fare della fotografia un lavoro?
E’ nato come un hobby, sto lottando a denti stretti per farlo diventare orgogliosamente un lavoro.

Te lo auguro, te lo meriteresti. Ti piacerebbe avere uno studio di fotografia o preferisci l’attività di foto reporter?
E’una domanda difficile! In un futuro mi piacerebbe uno studio, ma il mio obiettivo di oggi è portare la qualità e la professionalità di un set fotografico in pista, perché voglio rendere i nostri ragazzi degli dei.

Elisa Rubertelli

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