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Attualità | 12 dicembre 2019, 11:48

L'eco assordante di Piazza Fontana lo ricordo ancora

Vivevo a Borgo Vercelli, ero un'adolescente

L'eco assordante di Piazza Fontana lo ricordo ancora

Cinquant’anni come un soffio. Cerco di mettere a fuoco ricordi più coerenti ma mi vengono restituiti solo fotogrammi, fermo-immagine cadenzati: qualcuno bussa alla porta che dà su via Tavallini, a Borgo Vercelli. E’  il 12 dicembre 1969, sono le sette di sera. Fuori è buio, c’è freddo, c’è nebbia. Sto studiando alla luce di un abat-jour; Mamma non è ancora rientrata dal Circolo Enal dove lavora come barista; Aldo, arrivato da Milano nel primo pomeriggio, è a casa di qualche amico. Per fortuna, penserò più tardi. Papà torna sempre tardi, verso le 20.30; normale che non ci sia. Nonno Carlo è in camera sua, ha già cenato da mezz’ora, e ora aggiorna meticolosamente   il suo diario. 

Qualcuno bussa su via Tavallini, e mi sorprende. Apro la porta. Una folata gelida di nebbia entra in casa. E’ un compagno della Federazione del PCI di Vercelli, visibilmente scosso. Ha fretta, è telegrafico: ci sono altre famiglie da avvisare. A Milano è successo qualcosa di grave, ci sono tanti morti. Forse una bomba. Il Piero non tornerà a dormire a casa, non si sa per quanto tempo. C’è il rischio di fermi, di arresti, i dirigenti comunisti sono a rischio. Via, se ne va. 

Chiudo la porta, sono sola. Sola. Non mi sento di avvisare il nonno, tra un po’ andrà a letto, meglio lasciarlo tranquillo. Il televisore è stato portato a riparare, non mi resta che aspettare il rientro della Mamma, di Aldo. Di riprendere a studiare non si parla proprio, c’è solo paura dentro di me, quasi terrore. Terrore, parola chiave. 

Si parla di rimozione per spiegare i ricordi spiacevoli cancellati. In effetti non ricordo altro se non lo stato d’animo di quella sera. I fotogrammi si fermano qui. Poi riprendono, focalizzandosi sui volti dei milanesi in Piazza Duomo, scolpiti nelle immagini in bianco e nero dei funerali di Stato delle vittime. 

Ecco, l’eco assordante di Piazza Fontana, di quella sera, io lo sento ancora. 

Lina Besate

Lina Besate

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