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Cronaca | 15 novembre 2019, 07:07

Moglie arrabbiata fa scoprire un giro di prostituzione cinese

Incontri a pagamento con ragazze asiatiche: i clienti contattati tramite siti internet e annunci su un giornale locale

Moglie arrabbiata fa scoprire un giro di prostituzione cinese

Scopre che l'ex marito, che a lei non ha mai versato un centesimo per il mantenimento dei figli, si è messo in affari, insieme alla nuova moglie cinese, gestendo uno strano giro di appartamenti che, secondo alcune voci, verrebbero utilizzati come case di prostituzione. Così decide di segnalare la cosa alla Guardia di Finanza e, dal suo esposto, parte un'inchiesta che scoperchia effettivamente un giro di squillo.

Nell’inchiesta, che viene poi svolta dalla Squadra Mobile, si scopre che l'uomo (processato con rito abbreviato) svolge effettivamente un'attività di procacciatore di appartamenti: a Vercelli, ma anche a Termoli e in Liguria. Contatta le agenzie, cerca i locali ritenuti adatti all'attività e prende accordi con i proprietari. A firmare i contratti di affitto, però, è la moglie cinese che poi utilizza i locali come case di appuntamenti nei quali fa prostituire giovani asiatiche. I clienti vengono contattati attraverso annunci pubblicati su siti di incontri e giornali locali: poi, attraverso un numero telefonico viene concordato l'orario dell'incontro. Quando la Polizia chiude l'inchiesta a finire nei guai con l'accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione è una cinese, oggi 53enne, che deve rispondere di queste accuse davanti al Tribunale di Vercelli.

Una volta acquisito il nome della cinese ed effettuati gli accertamenti sul traffico transitato dalle utenze telefoniche riconducibili alla stessa, gli uomini della Mobile mettono sotto controllo l'appartamento di Vercelli, regolarmente affittato in via Bodo attraverso la mediazione di un’agenzia, e organizzano poi una trappola. Uno degli agenti, fingendosi cliente, entra nell'alloggio facendo poi intervenire i colleghi quando è stato del tutto chiaro il tipo di attività che vi si svolge. A riceverlo sono due donne, una delle quali non dice una parola di italiano: gli accertamenti stabiliranno poi che anche i documenti in suo possesso sono falsi. L'altra donna, invece, parla correttamente italiano e sarebbe lei a risponde al telefono e organizzare gli appuntamenti. Nella successiva perquisizione gli uomini della Questura trovano parecchi contanti: mille euro nascosti in un forno, altri in una fodera e trovano i contratti stipulati con un bisettimanale per gli annunci personali. Da successivi approfondimenti svolti con l'agenzia pubblicitaria che aveva raccolto l'inserzione, gli agenti verificano poi che la donna aveva utilizzato un documento parzialmente contraffatto, in cui la foto non corrispondeva al nome dell'intestataria.

A confermare il giro di squillo è anche un cliente, fermato dagli uomini della Mobile all’esterno dell’alloggio: “Avevo trovato l’annuncio su un sito di incontri personali e poi, attraverso il numero telefonico pubblicato, ho preso accordi per un appuntamento nella casa di Vercelli”. Costo della prestazione? “40 euro” ha detto il giovane, rispondendo alle domande del pm.

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