Cronaca - 19 aprile 2018, 08:58

Vuotarono il conto a un anziano vercellese: chieste sette condanne per il "gruppo dei badanti"

VERSO LA CONCLUSIONE IL PROCESSO LEGATO ALL'OPERAZIONE MAN BASSA: IL PM HA PROPOSTO PENE COMPPLESSIVE PER OLTRE 15 ANNI

Sette richieste di condanna per un ammontare complessivo superiore ai 15 anni di carcere. E' la richiesta con la quale il pubblico ministero Andrea Bronsino ha concluso la requisitoria contro gli imputati nel processo per circonvenzione di incapace che vede come parte lesa un anziano vercellese.

Per l'accusa, il processo ha permesso di provare che Carmela Lombardi e il suo compagno Gentian Mema, i badanti dell'anziano, in poco meno di un anno, dopo essersi trasferiti nell'abitazione dell'uomo, hanno svuotato il conto corrente del loro assistito coinvolgendo, nel loro piano, anche altre persone, tra cui la figlia della donna e alcuni altri parenti. Tutti, secondo l'accusa, conoscenza del piano e tutti partecipi nel cercare di portarlo a termine. 

Le pene maggiori sono state richieste per i due badanti: tre anni e sei mesi per la Lombardi, tre anni per Gentian. Per Luana Coppa, la figlia della donna alla quale era stata intestestata una procura per operare sul conto dell'anziano, Anna Lombardi e Antonio Argenziano, sorella e cognato della badante, il pm ha chiesto due anni e sei mesi.  

Richieste di condanna (a un anno e 8 mesi) anche nei confronti di Domenico Blasi, promotore finanziario di Avellino, che i badanti avevano coinvolto nel tentantivo di far rientrare una pensione che il loro assistito aveva maturato in Svizzera, così come per Giovanni Canavero, medico vercellese accusato di favoreggiamento.

Richieste di assoluzione, invece, da parte dei legali: Alessandro Scheda, che difende i due badanti, ha fatto notare come l'anziano, sentito in aula, si sia dimostrato tutt'altro che circonvenibile. "E' un uomo solo, senza famiglia o parenti, ha detto chiaramente di essersi affezionati ai miei clienti. Che, per altro, anche da testimonianze esterne, hanno dimostrato di averlo seguito e curato".

Anche Marco Gaeta (difesa Canavero), ha rigettato le accuse: "Tutti gli indagati erano già a conoscenza dell'inchiesta in atto e il mio cliente viene accusato di favoreggiamento, senza che ci siano elementi concreti che dimostrino il suo coinvolgimento".

Richiesta di assoluzione per i suoi assistiti anche da parte dell'avvocato Iorio del foro di Avellino, che difende Anna Lombardi, il marito, Antonio Argenziano e il promotore finanziario Domenico Blasi. "Non si capisce perché avrebbero dovuto macchiarsi di un reato - ha detto - per il quale non hanno ricavato alcun vantaggio. E, tra l'altro, tutti sono entrati in scena nella vicenda solo dopo che i 100 mila euro del conto della vittima erano già stati prelevati e spesi".

Ha insistito sul ruolo assolutamente marginale della sua assistita anche l'avvocato Francesca Romano, che difende Luana Coppa. "La mia cliente non conosceva l'anziano per cui lavorava sua madre, non viveva a casa sua e poteva mantenersi in modo autonomo. Entra in gioco solo perché riceve la delega a operare sul conto dell'uomo, ma il direttore della banca ci ha detto che l'anziano era in grado di capire cosa stesse firmando e i prelievi sono stati fatti attraverso un bancomat, quindi non c'è prova che sia stata la mia cliente a eseguirli".

Dall'avvocato Alessandro Rondonotti, rappresentante di parte civile, è invece venuta la richiesta di una condanna, del risarcimento dei danni patrimoniali patiti dal suo assistito e della condanna degli imputati al pagamento delle spese. Martedì il giudice Antona Mussa leggerà il dispositivo della sentenza.

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