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Cronaca | 13 novembre 2015, 19:53

Maggiori controlli sul "bio"

CHIESTE VERIFICHE MIRATE PER LE AZIENDE SOLO PARZIALMENTE RICONVERTITE "ALLA PRODUZIONE NATURALE"

Movimento 5 Stelle e Lega Nord intervengono sull'inchiesta condotta dalla magistratura di Vercelli che ha portato alla denuncia di 6 responsabili di aziende agricole e al sequestro preventivo di un ingente quantitativo di riso, destinato a essere messo in vendita come biologico ma che le analisi condotte dall'Arpa avrebbero dimostrato essere stato prodotto con l'utilizzo di fitofarmaci non compatibili con quanto previsto per le produzioni bio."E' quanto abbiamo in qualche modo denunciato già da tempo anche attraverso l'incontro pubblico promosso dal Movimento 5 Stelle a Vercelli venerdì 30 ottobre - dicono il consigliere regionale Paolo Andrissi e il parlamentare Mirko Busto -. Chiederemo alla Regione Piemonte di monitorare adeguati controlli anche attraverso i propri specialisti del settore Agricoltura e in Arpa Piemonte. In particolare sulle aziende agricole che negli anni passati hanno fatto una conversione al bio solo parziale". Da quanto emerso dal confronto con i risicoltori, infatti, certe rese agricole in termini di quintali di riso per ettaro sono inconciliabili con un'agricoltura che non faccia uso di sostanze chimiche.
Dal canto suo Gianluca Buonanno, europarlamentare della Lega Nord, ricorda di aver presentato sul tema un'interrogazione già lo scorso anno. "Com'è possibile che un campo «biologico» si presenti perfettamente esente da infestanti, o comunque in condizioni non diverse dai campi limitrofi convenzionali? - faceva notare nell'interrogazione -. È lecito chiedersi se in alcuni casi ci si trovi di fronte a imprenditori che, attirati dal guadagno assicurato dall'etichetta «bio», non si astengono dall'utilizzo di agrofarmaci chimici di sintesi. È lecito chiedersi se in alcuni casi ci si trovi di fronte a imprenditori che, attirati dal guadagno assicurato dall'etichetta «bio», non si astengono dall'utilizzo di agrofarmaci chimici di sintesi". Il documento si concludeva con la richiesta, alla Commissione europea, di mettere in atto verifiche e interventi per evitare che il consumatore, convinto di acquistare un prodotto biologico, si ritrovi invece nel piatto un prodotto trattato con la chimica tradizionale.

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