Domenica 19 gennaio al Teatro Civico è andato in scena “Did we meet in Woodstock?”, uno spettacolo di Roberto Sbaratto e Cinzia Ordine.
Particolare la struttura della rappresentazione: Sbaratto, solo sul palco per tutte le due ore e tre quarti, si è prodotto in un monologo dinamico, in cui ha costantemente interagito con immagini e filmati musicali alle sue spalle.
Un ping pong fra America ed Europa che ricostruisce la complessità socio-culturale della fine degli anni ’60, grazie a una cavalcata di contributi audio-visivi che incrociano arte, letteratura, spettacolo e storia politica.
Della kermesse di Woodstock, grazie a un accurato lavoro di ricerca, si raccontano i vari tentativi per trovare una location, dando nomi e volti a coloro che si sono occupati d’ogni aspetto dell’organizzazione. Una restituzione di merito interessante, dato che proprio a Woodstock si devono molte innovazioni, diventate poi prassi nella gestione di eventi del genere. Della musica di quei 3 giorni vengono mostrate le vette artistiche entrate nel mito, grazie alle immagini del docufilm di Micheal Wadleigh, ma si riferisce anche delle grandi difficoltà (affluenza enorme, condizioni igieniche e avverse condizioni meteorologhe) superate con successo.
Tutto è raccontato con cura, senza pesantezza: la prosa di Sbaratto è essenziale ma mirata, sapientemente inframezzata dai video delle canzoni afferenti ad ogni tratto della storia. L’effetto è piacevole, l’attenzione viene cullata dalla musica, per poi tornare a focalizzarsi sul flusso narrativo: lo spettatore non conosce noia, ma ritmo e partecipazione emotiva.
Giulio Dogliotti, dell’Associazione culturale “Il Porto” che ha realizzato lo spettacolo: “All’inizio ero un po’ perplesso davanti a questa formula, invece è stata riuscitissima: il pubblico era evidentemente soddisfatto, sono stati gli applausi e i commenti a dimostrarlo. Ci tengo a sottolineare che non c’è stata una parola volgare, si è puntato sulla semplicità del racconto, con frasi brevi e le ottime voce e dizione di Sbaratto. Il sincronismo con parola e immagine è stato perfetto in contenuti e ritmo, grazie a Cinzia Ordine che si è occupata della regia tecnica. Ho amato anche l’ultima parte che ha evocato istanze attuali come l’attenzione all’ambiente e la tragedia degli incedi in Australia. Mi auguro che “Did we meet in Woodstock?” possa essere esportato anche fuori da Vercelli, nei teatri delle città limitrofe.”