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Cronaca | 19 ottobre 2019, 08:38

La risposta dei giovani alla violenza di genere

300 STUDENTI IMPEGNATI IN "WHAT WHEN WANT: RESPECT US" - LELLA BASSIGNANA: OGGI, UN GIORNO DA RICORDARE

La risposta dei giovani alla violenza di genere

Quattro Istituti Superiori coinvolti con 300 studenti e 30 docenti: questi i numeri del progetto della Provincia “What When Want: Respect Us”, sul contrasto alla violenza di genere. Iniziato nel 2018, è stato promosso e finanziato dalla Ministero delle Pari Opportunità del Consiglio dei Ministri, classificatosi undicesimo su quasi 600 progetti presentati, primo fra quelli curati da un’Amministrazione. Motore dell’iniziativa la Consigliera provinciale di parità, Lella Bassignana. che dice: “Oggi è un giorno molto importante per questo territorio e per il mondo della scuola in particolare; i contenuti del progetto sono stati premiati dal Ministero perché molto articolati: i ragazzi, infatti, hanno seguito un vero e proprio percorso formativo con psicologi, avvocati e partecipato ad un corso di autodifesa, tenuto dagli istruttori qualficati di Krav-Maga Institute.” 

 

Caserma Scalise: vengono presentati gli elaborati realizzati dagli studenti dell’ IIS “G. Ferraris”, IIS “Cavour”, IIS “Lombardi” e del’ I.P.S.S.A.R. “Giulio Pastore”. Lavori di diversa natura, fra video, interpretazioni di testi di donne vittime di violenza, cartelloni, canzoni originali, scenette: tutti testimonianza concreta del messaggio recepito contro gli stereotipi sociali alla base del fenomeno, un cambio culturale all’insegna del valore del rispetto. 

“Parallelamente ai ragazzi” - continua Bassignana - “sono stati formati anche i docenti, ma separatamente perché il percorso seguito degli insegnanti tiene conto di esigenze diverse”.

 

Durante la mattinata, anche un dibattito fra Roberta Martini, giornalista attiva sul territorio esperta di cronaca nera, Elisabetta Cametti, scrittrice di thriller e Lucia Ferrara, artista, che ha parlato della sua esperienza personale.

 

Martini: “Il giornalista deve avere rispetto verso chi subisce violenza, personalmente sono contro l’utilizzo del termine “Raptus” perché non esiste: i femminicidi sono sempre il risultato di un’escalation di soprusi che il violento ha esercitato nel tempo sulla sua vittima”. 

 

Cametti: “L’importanza di costruire una rete per chi è vittima di soprusi è fondamentale: non ci si deve isolare mai; cruciale anche cogliere i primi segnali di un amore malato e utilizzare i social con criterio”.

 

Ferrara, che ha subito violenza sulla propria pelle: “Non mi sento una vittima, ma una persona che ha lottato con tutta se stessa per ricostruirsi. Chi passa attraverso quest’esperienza perde la propria identità e il mio percorso artistico racconta la trasformazione come rinascita: per me la bellezza è sempre una questione d’amore.” 

L’Autore del bel cortometraggio d’apertura, il giovane regista Davide Secci: “Il video è nato dall’idea base del progetto, sollecitare le persone a parlare della violenza di genere, quindi il suo linguaggio doveva essere immediato e  mandare un solo messaggio: un’esperienza di violenza non è da seppellire dentro di sè, ma è occasione di rinascita, anche come aiuto a chi ora sta vivendo il medesimo dramma.”

Elisa Rubertelli

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