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Economia | 13 marzo 2019, 23:39

Allarme siccità nelle risaie: "A luglio si rischia di non avere più acqua"

APPELLO DEI CONSORZI EST SESIA, OVEST SESIA E BARAGGIA ALLE AZIENDE: "QUEST'ANNO NIENTE SEMINA IN ASCIUTTA"

Da sinistra: Iacopino, Fossati e Bussandri alla conferenza stampa

Da sinistra: Iacopino, Fossati e Bussandri alla conferenza stampa

Un inverno avaro di precipitazioni, un inizio di primaversa senza previsioni di pioggia e il rischio concreto che, a luglio, non ci sia acqua sufficiente per consentire al riso di completare il suo ciclo produttivo.

A lanciare l'allarme sono i direttori delle associazioni irrigue - Luca Bussandri per Ovest Sesia, Mario Fossati per Est Sesia e Alessandro Iacopino per il Consorzio Baraggia - che, forse per la prima volta in tanti anni, scelgono di fare un appello comune al mondo agricolo "per tentare di governare una situazione grave e i cambiamenti climatici in atto".

Ma, contrariamente a quanto qualsiasi profano può pensare, la soluzione per evitare la crisi idrica non sta nelle coltivazioni in asciutta, bensì nel ritorno, almeno in anni così siccitosi, nella coltivazione tradizionale, con sommersione delle risaie già nelle fasi immediatamente successive alla semina. Solo la sommersione anticipata, secondo i rappresentanti dei tre consorzi, sarà infatti possibile ricaricare la falda freatica che, che, nei mesi estivi, restituirà l'acqua attraverso fontanili, risorgive e canali di recupero garantendo l'appovvigionamento a tutte le coltivazioni. La coltivazione con metodologia tradizionale ha, ovviamente, un costo superiore per le aziende in termini di spesa per l'acqua. Anche per questo l'appello dei direttori dei consorzi rappresenta un richiamo a un dovere quasi superiore di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema risaia di vercellese, pavese e lomellina.

Accanto a questo appello alla sensibilità delle aziende, ci sono altri interventi messi in atto dai singoli consorzi, a partire dalla richiesta di aumentare l'area di riserva del lago Maggiore, portando, per il solo mese di giugno, il livello del lago a un metro e 50 oltre lo zero. Ma anche dalla richiesta, avanzata dal Consorzio Baraggia anche recentemente al ministro dell'Agricoltura di sbloccare l'iter per la costruzione della diga in Valsessera.

Ecco il testo della lettera che ciascuna associazione irrigua sta inviando ai propri associati.

Questo 2019 si prospetta un anno in cui la scarsa disponibilità di neve sulle montagne, che costituiscono il nostro serbatoio naturale, ci porta a dover riflettere profondamente su come operare in un futuro ormai prossimo.
Bisognerà utilizzare al meglio la poca risorsa disponibile.
Come? Tornando all’irrigazione tradizionale almeno per questo 2019, attuando la tecnica della “pesta” nei terreni bibuli, mettendo da parte la tecnica della semina a file interrate e operando  tutte quelle pratiche agricole che consentano la sommersione già nel mese di aprile e non posticipandola a periodi in cui la disponibilità di acqua sarà minore.
Il rischio che si corre è la possibilità davvero elevata, che al mese di luglio, non ci sia acqua sufficiente per consentire al riso di completare il suo ciclo produttivo, accorgendosi di non poter arrivare a raccolto dopo aver sopportato tutti quei costi che consentono alla pianta di esprimere al massimo il proprio potenziale produttivo.
E’ quindi indispensabile comprendere bene le modalità con cui si attua l’irrigazione nei comprensori che abbiano in preponderanza la coltura del riso.
La pianura vercellese, novarese e lomellina è un contesto unico al mondo caratterizzato da una attività antropica secolare, che ha dato luogo a una rete di canali così fitta e tecnicamente virtuosa da essere sempre più considerata patrimonio ambientale.
Poniamo l’attenzione sulle quantità di acqua prelevata dai fiumi, che è pari a circa 280 metri cubi al secondo. Va osservato che nel pieno della stagione irrigua, una volta completata la sommersione delle risaie, la portata effettivamente distribuita ammonta in realtà a oltre 390 metri cubi al secondo su una superficie consortile  di 250.000 ettari. Questo fenomeno di “aumento” della disponibilità idrica è dovuto al fatto che la rete dei canali, con la naturale pendenza dei terreni e l’ interconnessione tra acque superficiali e sotterranee, consente il riutilizzo per più volte delle stesse acque con l’ulteriore effetto di accumulare nella falda freatica enormi volumi di acqua, che in lento movimento durante l’estate, raggiungono i fiumi dai quali è stata prelevata, svolgendo una funzione di “riserva” fondamentale anche per tutte le altre utenze della pianura padana.
Un altro apporto idrico da considerare è il Lago Maggiore.
Nonostante gli accenni di precipitazioni di questi giorni la situazione del lago resta ancora critica, con soli 16 cm sopra lo zero idrometrico di Sesto Calende pari a meno del 20 % della capacità di invaso .
La semina a file interrate agevola l’attività degli agricoltori nel seguire le prime fasi di vita del riso, le più delicate, ma richiede un grande quantitativo d’acqua da distribuire agli stessi utenti, verso la fine del mese di maggio, quasi simultaneamente alla prima bagnatura del mais che richiede anch’essa ingenti quantitativi d’acqua.
La diffusione di questa nuova tecnica non garantisce la fase di “accumulo,” la risorsa potrebbe quindi  non essere sufficiente per consentire la copertura irrigua di tutto il comprensorio.
Non è compito di un consorzio irriguo dire ai propri agricoltori come coltivare, ma è suo dovere evidenziare la criticità e governare i cambiamenti in atto.
Con semina interrata si rischia, di alterare la complessità e la particolarità di un sistema unico, che necessita anche di tutela e di strumenti speciali da parte delle istituzioni, per garantire un servizio pubblico essenziale.
L’innovazione continua del settore risicolo dovrà trovare un suo punto di equilibrio tra le nuove tecniche di coltivazione, le disponibilità idriche  e le esigenze ambientali.

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