"Hai visitato un sito porno... scambiato messaggi osè e video spinti... Ma noi sappiamo tutto e ci siamo impossessati del tuo dispositivo. Possiamo leggere la tua posta... Se non vuoi che i tuoi piccoli, sporchi segreti vengano divulgati paga 300 bitcoin..".
Ha fatto sobbalzare più di una persone quest'ennesimo tentativo di truffa online, segnalato dalla Polizia Postale sulla pagina Facebook istituzionale “Commissariato di PS On Line – Italia”. Attraverso messaggi sulle e-mail che comunicano l’avvenuta presa di controllo del dispositivo da parte di un sedicente gruppo internazionale del cybercrime si tenta di ottenere denaro dall'ignaro utente.
Lo “Sportello dei Diritti” di Giovanni D'Agata invita a leggere attentamente il post con lo screenshot del tipico messaggio che può pervenire sull'account di posta elettronica: “È in corso una massiva attività di spamming a scopo estorsivo con l’invio di email in cui gli utenti vengono informati dell’hackeraggio del proprio account di posta elettronica ad opera di un gruppo internazionale di Criminali. L’account sarebbe stato hackerato attraverso l’inoculamento di un virus mentre venivano visitati siti per adulti. Da qui scaturisce la minaccia di divulgare a tutti il tipo di siti visitati e la conseguente richiesta di denaro in criptovaluta.
Nulla di quando è scritto nella mail, però, è reale: è tecnicamente impossibile, infatti, che chiunque, pur se entrato abusivamente nella nostra casella di posta elettronica, abbia potuto - per ciò solo – installare un virus in grado di assumere il controllo del nostro dispositivo, attivando la webcam o rubando i nostri dati.
Anche D'Agata, perciò, fa proprio l'invito della Polizia Postale: "Mantenere la calma: Il criminale non dispone, in realtà, di alcun filmato che ci ritrae in atteggiamenti intimi né, con tutta probabilità, delle password dei profili social da cui ricavare la lista di nostri amici o parenti; non pagare assolutamente alcun riscatto: l’esperienza maturata con riguardo a precedenti fattispecie criminose dimostra che, persino quando il criminale dispone effettivamente di nostri dati informatici, pagare il riscatto determina quale unico effetto un accanimento nelle richieste estorsive, volte ad ottenere ulteriore denaro".