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Arte e Cultura | 27 dicembre 2017, 20:32

Eravamo insieme, tutto il resto l'ho dimenticato

NE "Il RAGAZZO OMBRA", ROMANZO STORICO DI LAURA COSTANTINI

Eravamo insieme, tutto il resto l'ho dimenticato

Robert Stuart Moncliff. Così mi chiamo. È il 1881, ho compiuto 13 anni e niente nella mia vita vale la pena di essere raccontato. A parte che dovrei essere morto. So che queste parole verranno lette dalla signorina Alvena Griffiths, che ne sarà molto infastidita. La signorina Alvena Griffiths è la mia istitutrice, lei mi ha imposto di tenere un diario. L'ho sentita che ne parlava con mio padre. Lei e mio padre sono molto in confidenza. E la cosa non mi piace. Sono molte le cose che non mi piacciono. Forse perché dovrei essere morto. È successo quando avevo quattro anni. Mi sono ammalato e tutti i medici consultati dai miei genitori furono chiari: non c'era speranza. Mio padre se ne fece una ragione. Mia madre no. Mia madre si chiamava Rose. Era bellissima. La ricordo e tengo con me un suo ritratto, un dagherrotipo. Lei mi rimase accanto. Allontanò tutti, servitù e tata. Si prese cura di me. Mi fece guarire. E la malattia che avrebbe dovuto uccidermi la indebolì a tal punto che non superò l'inverno. Mio padre non me lo ha mai perdonato...

Inizia così “Il ragazzo ombra” di Laura Costantini, pubblicato da goWare (euro 12,99, pagine 225). Ed è, “Il ragazzo ombra”, un gran bel romanzo storico scritto con mano sicura da Laura Costantini che da anni scrive – in coppia con l'amica di sempre Loredana Falcone - e pubblica con piccoli, validi editori (come Historica, del giovane editore Francesco Giubilei).

“Il ragazzo ombra” è il primo della serie Diario vittoriano. Il 15 dicembre è uscito il secondo, intitolato Lord Kiran di Lennox, sempre per i tipi della goWare (libri ben confezionati, con copertine azzeccate e carta gialla, così da non stancare la vista).

Del suo libro, Laura Costantini spiega che “è il diario di un ragazzino di tredici anni costretto a seguire un padre che non riesce a dimostrargli amore fino in India, nella Calcutta del 1881. Un incontro con il destino lo attende e tutta la sua vita ne verrà stravolta. Un'epoca sbagliata, quella vittoriana, per sfidare le convenzioni e concedersi un sentimento che nessuno capisce, che nessuno accetta, che nessuno è disposto a perdonare. Eppure due ragazzini crescono insieme e le loro anime sfideranno ogni prova pur di far proprio il verso di Walt Whitman - Eravamo insieme, tutto il resto del tempo l'ho dimenticato”.

Un estratto del libro, infine.


Odio questo posto maledetto da Dio. Odio questo caldo disumano. Mi manca l'aria, giorno e notte, senza tregua. Non riesco più a dormire. Stanotte ho abbandonato l'inutile riparo della zanzariera e sono uscito sul terrazzo. La luna era talmente enorme da emanare calore essa stessa. E luce. Una luce malata, insana. Raggi innaturali densi del volo di insetti e pipistrelli a caccia. Il fiume sembrava una colata di metallo rovente. Se ne levava un miasma lattiginoso che nulla aveva della purezza immacolata e algida delle nebbie scozzesi. Il mondo sembrava reduce da uno sterminio. Silenzio. Solitudine. Desolazione. E quell'ombra. Ho smesso di disegnare nel momento in cui distinguerla mi ha regalato un brivido. Per un attimo ho ricordato la sensazione familiare del freddo. Ma un freddo dell'anima. Sembrava un fantasma in quella luminosità contro natura. Un fantasma nero, dai tratti indistinguibili, ma dalla grazia inarrivabile. Era sull'argine. E danzava. Una danza strana, guerriera, lenta. Brandiva qualcosa, forse una spada, e ne faceva il fulcro di un duello contro il mondo intero. Il miasma lattiginoso tentava di inghiottirla, ma l'ombra non lo permetteva e ogni stoccata stracciava quel velo reclamando il diritto a esistere. È stata la cosa più bella che abbia mai visto. Talmente bella che non ho avuto la forza di tentare di fermarla sulla carta. Mi avrebbe costretto ad abbandonarla con gli occhi. A perderla. Già il solo battere le palpebre mi faceva temere che si dileguasse rivelandosi irreale, frutto della mia insonnia. Invece restava e continuava la sua danza che era lotta e bellezza e grazia e forza. Ho dimenticato il caldo, il morso delle zanzare, l'aroma putrido del fiume. Sono rimasto lì, fermo, a lasciarmi inondare dalla luce bollente di quella luna straniera su una terra straniera. Niente avrebbe potuto distogliermi. Se non l'ombra stessa. Che all'improvviso si è fermata e ha assunto la mia stessa posa. In piedi. Immobile. Inchiostro di china contro un mondo oscuro e luminoso. Mi ha visto. Ancora una volta un brivido mi ha attraversato. Non potevo distinguerne le fattezze, tanto meno gli occhi. Ma ho sentito il suo sguardo superare la distanza e raggiungermi, toccarmi. Ho avuto paura. Il sudore che intride i miei indumenti da quando sono stato trascinato quaggiù mi si è gelato addosso. Ho temuto di aver compiuto un sacrilegio, di aver violato un qualche tabù, di aver spiato un demone bellissimo e malvagio come questo mondo. Non sono riuscito a ritrarmi, a nascondermi, a fuggire. Per lunghi istanti i miei occhi sono rimasti incollati a quelli, invisibili, dell'ombra. Poi l'ho vista alzare il braccio destro, quello che brandiva la spada. Mi stava salutando.


Laura Costantini è romana. Giornalista della Rai, scrive da sempre a quattro mani con Loredana Falcone con cui ha pubblicato numerosi romanzi. "Il ragazzo ombra" edito da goWare è la sua prima prova in solitaria che, dichiara, non avrebbe mai visto la luce se il lavoro per la testata giornalistica regionale della Rai non l'avesse portata in Molise.

rb

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