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Attualità | 14 novembre 2017, 11:30

I malati non autosufficienti? Colpevoli di essere troppi

LA GIUNTA REGIONALE LI SACRIFICA IN NOME DEL BILANCIO - PRESA DI POSIZIONE DEI SENZA SEDE

I malati non autosufficienti? Colpevoli di essere troppi

Riceviamo e pubblichiamo.

A novembre è previsto il giro tra la Province piemontesi (già visto in tempi non lontani) dell’Assessore regionale ai servizi socio assistenziali Augusto Ferrari, per promuovere un modello di integrazione socio sanitario intitolato “Verso il patto di sviluppo di comunità” che però non contiene traccia di sanitario. La Giunta regionale del Piemonte, a sei mesi dalle elezioni nazionali e ad un anno e mezzo da quelle regionali, pubblicizza una “nuova programmazione” scegliendo purtroppo una politica che considera le persone malate/con disabilità non autosufficienti degli “scarti” che si possono sacrificare in nome del bilancio, valutando attraverso cosiddetti criteri “tecnici” chi è oppure non è degno di essere curato. Ciò è previsto nonostante le leggi vigenti garantiscano le cure sanitarie e socio sanitarie senza limiti di durata ai non autosufficienti che hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e socio sanitarie indifferibili, in relazione ai loro quadri clinici e patologici.

La Giunta regionale Chiamparino-Saitta-Ferrari, con la Dgr n.18-1326 del 20 aprile 2015, intende efficientare l’appropriatezza e rendere compatibile la domanda con la garanzia dei Lea. Praticamente (tradotto dal burocratese), non è l’offerta dei servizi che va incontro ai bisogni dei malati non autosufficienti, ma sono questi che hanno la “colpa” di essere troppi. La stessa Giunta non ha accolto la richiesta di soppressione delle liste di attesa, contenuta nell’Ordine del giorno n.142/2014 approvato all’unanimità dal Consiglio regionale.

Le Asl continuano ad usare le Unità valutative geriatriche per decretare se gli stessi pazienti già dichiarati con esigenze sanitarie e socio sanitarie indifferibili, sono degni o meno di essere curati, usando impropriamente la valutazione sociale per differire le prestazioni sanitarie. La Giunta piemontese NON ha incentivato le cure domiciliari ed ha annullato l’assegno di cura sanitario (che oltretutto garantiva ingenti risparmi alle Asl), col pretesto della scarsità di risorse. Anziché approvare il Regolamento attuativo della legge regionale 10/2010 sulle cure domiciliari, ha promosso ricorsi al Consiglio di Stato per far confermare le delibere approvate dalla Giunta Cota (Dgr 25 e 26/2013 e 5/2014) che avevano escluso dai Livelli essenziali di assistenza le prestazioni domiciliari di assistenza tutelare e/o di aiuto infermieristico. Ha inoltre approvato la “Rsa aperta” (Dgr 34/2016) che purtroppo prevede poche ore di assistenza infermieristica o di un operatore socio sanitario (20-30 ore al mese) per cui la persona potrà restare al proprio domicilio solo se si farà carico economicamente della propria assistenza (sborsando soldi per pagare terze persone o gravando sui bilanci oltre che sull’ appoggio concreto dei familiari 24 ore su 24).

Non è stato varato alcun piano di riduzione delle liste di attesa per le prestazioni socio sanitarie e gli incentivi economici/obiettivi dei Direttori generali delle Asl si riferiscono solo alle liste di attesa per visite ed esami, non per la presa in carico (cure domiciliari e degenza) dei pazienti non autosufficienti. In conclusione si spera che la programmazione 2017/2019 oggetto del tour dell’Assessore Ferrari preveda l’intento di solleciti provvedimenti risolutivi riguardo alle “sviste” appena elencate che negano i diritti dei più deboli.

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