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Spettacoli | 27 aprile 2017, 09:57

Yo Yo Mundi in concerto con "Canzoni Resistenti"

INTERVISTA A PAOLO ENRICO ARCHETTI MAESTRI, CHE SABATO SARA' A VERCELLI PER IL CONCERTO AL BSA

Yo Yo Mundi in concerto con "Canzoni Resistenti"

Il 29 aprile alle 22 Yo Yo Mundi saranno a Vercelli, al BSA Birrificio Sant'Andrea con lo spettacolo ‘Canzoni Resistenti!’ emozionante viaggio nella nostra memoria e nella nostra storia attraverso toccanti testimonianze di chi ha vissuto gli anni di "lotta e speranza". In quest’intervista parla Paolo a nome del quartetto.

Non è la prima volta che vi esibite a Vercelli, vero?

No, certo che no, abbiamo suonato diverse volte a Vercelli, tanti festival de l'Unità et similia e una volta anche a Capodanno 2001 o 2002 non ricordo bene, ma l'ultima apparizione è stata nel 2011! E poi siamo molto amici della vercellesissima Banda Osiris che è un gruppo straordinario.

E con quale formazione sarete al Birrificio?

Paolo Enrico Archetti Maestri alla voce e alle chitarea elettrica e acustica, Eugenio Merico alla batteria, Andrea Cavalieri con basso elettrico, contrabbasso e voce e Chiara Giacobbe al violino e all’harmonium (la cura della fonica sarà come sempre affidata a Dario Mecca Aleina).

Come sarà il concerto del BSA e che repertorio proporrete?

Lo spettacolo si intitola appunto"Canzoni Resistenti" e si tratta di un concerto tra storia e memoria con canzoni e letture resistenti di ogni tempo e latitudine. Ci piace definirlo un recital di canzoni e letture sceniche, uno spettacolo molto agile dedicato alla Resistenza caratterizzato da una scelta di canzoni tratte dal nostro spettacolo dedicato alla Banda Tom (Tredici, Festa d'Aprile, Stalingrado, Banditi della Acqui) alternate a brevi letture caratterizzate da tematiche ambientali e resistenti (Dichiarazione di Georges Moustaki, Terra Madre di Cinzia Scaffidi e Paolo E. Archetti Maestri e, di volta in volta, testi di Fenoglio, Rodari e altri ancora) e da alcune delle nostre canzoni come Il Palombaro, Alla bellezza dei margini, Tutte le memorie scritte del mondo (quest'ultima tratta da Evidenti tracce di felicità, ultimo album che ci ha dato tante soddisfazioni come, ad esempio, arrivare nella cinquina finale del Premio Tenco, categoria miglior album 2016).

Benché famosi vi esibite in un locale alternativo e vivace: amate o temete il 'calore' (leggi casino) di questi locali?

Sappiamo i rischi che si corrono, ma conosciamo il locale - le ottime birre, la piacevole location e, soprattutto, la grande attenzione dei gestori per la programmazione musicale - e poi sono un po' di anni che ci corteggiamo a vicenda. Ora è giunta finalmente l'occasione di raccontarci in questa cornice che magari è differente rispetto al nostro solito, ma che brilla di una storia sonora e artistica di straordinario profilo. Se ci sarà troppo casino alzeremo il volume e torneremo gli Yoyo degli esordi quando ci vantavamo di suonare un genere tutto nostro: lo psycho folk! Ma, al di là della battuta. siamo sicuri che il pubblico presente ci regalerà attenzione e empatia.

La data scelta è un motivo per celebrare sia il 25 Aprile che il Primo Maggio: che sensazione avvertite di fronte a due feste civili oggi un po' trascurate?

Sono trascurate, sì, forse non sappiamo più tramandare la memoria, mondata da retoriche, nostalgia o pesi politici che nel frattempo non si sono rinnovati. Io faccio parte dell'ANPI e lotto insieme ad altri compagni e amici per non interrompere il racconto di quegli anni di lotta e speranza. D'altra parte sono tante le energie spese per cercare di limitare gli inquinamenti, le distorsioni (purtroppo non musicali!), le strumentalizzazioni e gli orribili tentativi di riscrivere la storia. Per noi portare in giro certe canzoni è importante, è il filo resistente che ci lega alla memoria di chi ha lottato per liberarci dal fascismo e dai fascismi.

Come vedete il pubblico (soprattutto giovane) di fronte a queste feste?

In alcune zone di Italia restano feste e temi assai sentiti anche dalle nuove generazioni, ma, io penso e credo, che i giovani bisogna lasciarli stare, non criticare le loro scelte che ci appaiono sempre meno eroiche delle nostre (e non è vero per niente). Vedrai che quando sarà il momento faranno le loro rivoluzioni e cambieranno in meglio il nostro mondo. E in quel momento ritroveranno il filo che li lega a quei giovani straordinari della Banda Tom che ricorderemo anche in questa occasione cantando la canzone Tredici a loro ispirata e dedicata.

Capita a noi cosiddetti Sessantottini di essere definiti nostalgici o utopisti e di non vedere o minimizzare il pericolo terrorismo (Isis, ecc.). Come vi ponete, da artisti, verso questo problema?

Io sono il più vecchio degli Yoyo, ma nel '68 mi occupavo ancora di giocattoli! Detto questo, capisco il senso della domanda e so bene, amico mio, che ti riferisci al fatto che siamo in qualche modo figli di quella storia... Noi pensiamo che ogni terrorismo, religioso, economico o politico, tanto più in contesti democratici, ci fa orrore. Ogni forma di violenza, tortura, detenzione forzata di innocenti o oppositori. Ogni limitazione della libertà individuale e di espressione. Ogni violenza nei confronti di un popolo ci porterà sempre a dire di no, a lottare e cantare per cambiare lo stato delle cose. Non minimizziamo affatto e non ci sentiamo 'buonisti', ma sappiamo bene che le ragioni di così tanto orrore hanno radici che affondano negli interessi di pochi potenti, nei loro interessi economici. Ecco perché la Pace è un'utopia. Mercato, competizione, profitto e la guerra sono legati molto stretti, e devastano le nostre vite e il mondo.

Ma è davvero finita la grande canzone in Italia con tutti questi assurdi talent?

Per non far morire la musica in Italia - grande o piccola che sia - la strada è una sola: tornare ad amarla e a rispettarla. I talent non sono i nemici della buona musica, sono business, sono competizione, sono le solite fottutissime regole dello share, ma la musica e gli artisti che la creano, molto spesso, albergano altrove. E non trovano spazio o ribalta. Ma se torneremo ad aiutarci, se agiremo collettivamente, se torneremo ad essere curiosi e generosi la musica in Italia tornerà a splendere e a risuonare nella vita delle persone. E - piano o forte! - si riprenderà lo spazio che merita: musica che sia piacere per le orecchie e il cervello che dovrà ascoltata come si deve, con impianti adeguati, al posto dell'insostenibile gracchiare delle cuffiette o di qualche mini altoparlante dei nostri smartphone.

Guido Michelone

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