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Attualità | 10 febbraio 2016, 18:31

L’economia sommersa marcia più veloce di quella legale

IL COMUNICATO DI CONFARTIGIANTO IMPRESE VERCELLI

L’economia sommersa marcia più veloce di quella legale

Riceviamo e pubblichiamo.

 

Il sommerso rappresenta un grave fenomeno di concorrenza sleale per le imprese regolari. Negli ultimi anni la minaccia del sommerso, abusivismo e illegalità, inizia Giuseppe Misia Direttore di Confartigianato Vercelli,  è cresciuta mentre, nello stesso arco di tempo, il lavoro autonomo era sotto pressione a causa della recessione conseguente allo scoppio della crisi del debito sovrano: nel triennio 2011-2013 il valore aggiunto dell’economia sommersa e illegale è salito del 2,4% mentre nello stesso periodo il valore dell’economia regolare scendeva del 2,4%; l’aumento del valore aggiunto dell’Economia sommersa ed illegale avviene in parallelo al calo del 9,6% del valore aggiunto delle Costruzioni, del 4,6% nel Manifatturiero e dell’1,3% nei Servizi.

Una grave minaccia per le imprese regolari e in particolar per quelle operanti nell’artigianato, deriva dall’abusivismo. Nel 2013 sono 1.049.000 le unità di lavoro equivalente a tempo pieno indipendenti irregolari che, nell’arco di un triennio hanno registrato un aumento dello 0,3% mentre nello stesso arco di tempo imprenditori a lavoratori autonomi regolari sono calati di 275.000 unità, con una caduta del 4,2%. Sulla base di questi andamenti l’incidenza del lavoro non regolare sale al 14,5%, equivalente ad 1 occupato indipendente irregolare ogni 5,9 indipendenti regolari. Al terzo trimestre 2015 sono 330.233 le imprese artigianepari ad un quarto (24,2%) dell’artigianato italiano che subiscono la concorrenza sleale del sommerso.

Sulla base dei dati di Eurobarometro della Commissione europea si stima che in Italia  6.897.000 persone hanno effettuato negli ultimi 12 mesi acquisti di beni e servizi che contengono lavoro irregolare, pari al 13,3% della popolazione di riferimento di 15 anni ed oltre di 1,7 punti superiore alla media UE a 27 di 11,6%.I dati accendono un faro su uno degli effetti della recessione . Con il 67,6% delle imprese il Piemonte si colloca al sesto posto nella classifica regionale delle realtà artigiane più esposte alla concorrenza sleale pari a 84.442 unità dato superiore alla media nazionale.

L’abusivismo, continua Misia,  è collegato con la crisi  ed i settori a rischio risultano essere parrucchieri, estetiste che esercitano a casa loro ed il comparto dell’edilizia che sta mostrando una recessione da oltre 7 anni a causa oltre che dalla diminuzione di commesse soprattutto dal lavoro nero esercitato nei confronti di soggetti privati.

Questo fenomeno va combattuto in maniera strutturale intervenendo su cio’ che ostacola le imprese regolari, controllando gli abusivi e provvedendo alla diminuzione del carico tributario e contributivo  e l’eccesso di burocrazia  che penalizza soprattutto le aziende regolarmente iscritte.

Redazione (a.b.)

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